La Nato sbaglia ancora: undici morti

La Nato sbaglia ancora: undici morti L'Alleanza: era un obiettivo militare legittimo. Aumenta il numero degli attacchi aerei La Nato sbaglia ancora: undici morti Colpito un ponte pieno di gente che andava al mercato Ingrid Badurina ZAGABRIA Undici morti e una quindicina di feriti: è il bilancio del bombardamento del ponte di Varvarin, nella Serbia meridionale, da parte dei caccia della Nato. Ma l'agenzia di stampa jugoslava Tanjug riferisce che d numero delle vittime non è completo perché al momento dell'attacco sul ponte che attraversa il fiume Velika Morava si trovavano numerose persone e automezzi. Alcuni veicoli sarebbero caduti nel fiume e sono tuttora in corso le ricerche delle persone che si trovavano a bordo. Si è trattato del primo bombardamento di Varvarin, località a 150 chilometri a Sud di Belgrado. «E' stato compiuto oggi, domenica, poco dopo mezzogiorno, quando un gran numero di persone si recavano al mercato locale, e dunque il ponte era pieno di civili» afferma la Tanjug. Un portavoce della Nato ha confermato l'attacco contro il ponte dicendo: «Era un obiettivo militare legittimo». Dopo una notte d'intensi bombardamenti nella zona di Belgrado, i jet alleati hanno colpito la capitale jugoslava in mattinata. L'allarme aereo è scattato alle 8,50 di ieri mattina. Secondo la difesa civile almeno 15 razzi sono stati lanciati nelle vicinanze della città, uno dei quali avrebbe colpito un centro commerciale nel quartiere di Vidikovac. Fonti Nato hanno confermato che nelle ultime 24 ore i jet alleati hanno effettuato 697 sortite contro la Jugoslavia, e che sono andati a segno 309 attacchi. Non ci sono state perdite. «Voghamo che il presidente Milosevic in persona accetti i cinque punti della Nato, condizione indispensabile per cessare i bombardamenti» na detto il portavoce Jàmie Shea, aggiungendo, che stanno accora aspettando i dettagli dei colloqui di venerdì tra Milosevic e l'inviato speciale russo Cernomyrdin. Tra i bersagli degli ultimi bombardamenti vi è anche la città di Vranje, dove un civile è stato ucciso mentre una trentina di altre persone sarebbero rimaste ferite. Secondo fondi locali i caccia alleati hanno centrato il quartiere residenziale di Suvi Dol, distruggendo dieci abitazioni e danneggian¬ done più di cento. Numerose sono state le incursioni alleate contro le postazioni militari jugoslave del Kosovo, dove la Nato ha distrutto otto carri armati, nove pezzi di artiglieria, otto postazioni di mortaio, due radar e i comandi delle unità speciali a Pristina e Prizren. «I nostri piloti dicono che il Kosovo sembrava una regione completamente deserta, come se fosse popolata da trogloditi che si nascondono nelle caverne» ha detto il portavoce, aggiungendo che soltanto di notte sul terreno si possono scorgere dei punti rossi: case e villaggi bruciati dalle truppe di Belgrado. Ma la Kosova Press, l'agenzia di stampa vicina ai guerriglieri dell'Esercito di Liberazione del Kosovo, afferma che nella zona tra Vucitrn e Kosovska Mitrovica sono in corso feroci combattimenti fra le forze jugoslave e l'Uck. L'artiglieria pesante di Belgrado avrebbe attaccato il villaggio di Gornje Prekaze, nella zona di Drenica, roccaforte dei guerriglieri separatisti albanesi. A detta della stessa agenzia sono state raccolte più di 200 testimonianze sull'esistenza di un campo di concen¬ tramento a Urosevac, allestito in un vecchio complesso alberghiero. I serbi vi avrebbero ammassato più di 3 mila albanesi, soprattutto uomini, ma anche donne e anziani. Da Tirana è giunta la notizia di nuovi attacchi delle truppe di Milosevic contro i villaggi dell'Albania Settentrionale. Nella zona ieri sono esplose tre bombe a cassetta. Secondo gli albanesi le forze jugoslave stanno cercando di tagliare la via dei rifornimenti per l'Uck. «Le armi pesanti dell'esercito serbo in Kosovo e soprattutto le postazioni di artiglieria sono in questo momento gb obiettivi prioritari dei raid della Nato» ha detto a Bruxelles il portavoce militare dell'Alleanza, il tedesco Walter Jertz. Ma i caccia alleati ieri hanno colpito anche una base dell'esercito federale jugoslavo in Montenegro, sulla penisola di Lustica. Commentando la presunta accettazione di Belgrado dei principi del G8, il presidente montenegrino Milo Djukanovic ha detto che Milosevic dovrebbe dare garanzie più serie, dimostrando coi fatti la sua disponibilità ad accettare le proposte internazionali. «I nostri piloti raccontano che il Kosovo ormai è un deserto popolato da gente che vive nelle caverne» Da Tirana denunciano nuovi attacchi delle truppe serbe contro i villaggi ai confini del Nord dell'Albania Un uomo guarda ciò che resta del ponte sulla Velika Marava poco lontano dalla cittadina di Varvarin distrutto dalle bombe Nato

Persone citate: Cernomyrdin, Jàmie Shea, Milo Djukanovic, Milosevic, Walter Jertz