«Sono baggianate» di Giovanni Bianconi

«Sono baggianate» «Sono baggianate» Azzolini: su questa storia c'è gente che ci mangia à a ù i , i Giovanni Bianconi ROMA Nel 1978, durante i 55 giorni del sequestro Moro, Lauro Azzolini era uno dei componenti il comitato esecutivo delle Brigate rosse, insieme a Mario Moretti, Franco Bonisoli e Rocco Micaletto. Stando alle ultime rivelazioni sul «grande vecchio» delle Br, anche lui fu ospite, a Firenze, di Igor Markevitch, direttore d'orchestra e di trame terroristiche occulte. E dunque lui potrebbe raccontare le riunioni a casa del musicista russo, se davvero ci sono state. Ma dalla sua reazione si capisce subito che le curiosità rimarranno inappagate: «Queste sono baggianate che servono solo ai giornali per vendere qualche copia in più». Secondo Azzolini «le basi brigatiste sono state tutte indicate e consegnate ai magistrati, anche quelle utilizzato per gli incontri del comitato esecutivo». Non quella di Firenze, però... «Abbiamo spiegato anche questo: non è mai successo che ci siamo riuniti a Firenze durante il sequestro" Moro». X'sentire l'ex procuratóre della città Vigna, invece, le inchieste giudiziarie dell'epoca accertarono il contrario: le vie dei misteri (autentici o inventati) del caso Mo^ojpno davvero infinite. Ma questa parola, misteri, a Lauro Azzolini proprio non va giù: «Perché insistono con Moro anziché tirare fuori la verità sulle stragi di Stato?». E quando gli spieghi che il nome di Igor Markevitch era già contenuto in un rapporto del Sismi del 1980, l'ex capo brigatista sbotta: «Ma vi rendete conto di che cos'era il Sismi nel 1980? La verità è che noi siamo gli unici ad aver fatto chiarezza su quello che siamo stati e che abbiamo combinato, pagando di persona con anni e anni di galera. Ci siamo presi le nostre responsabilità, abbiamo firmato i nostri documenti con nomi e cognomi, abbiamo dichiarato chiusa un'esperienza. Punto e basta. C'è gente che sta dentro da ventuno anni per le cose che ha fatto, e adesso saltano fuori questi qui con il musicista... Ma per favore!». Azzolini ha una sua idea sul perché ogni tanto si riaprono i misteri dol caso Moro: «C'è troppa gente che rimarrebbe senza lavoro se si dicesse una volta per tutte che tutto è stato chiarito. Noi non abbiamo altro da dire, dopo tutti i verbali che abbiamo riempito. Se volete sapere la nostra versione dei fatti, andatevi a rileggere quelle carte». L'ex Br, come Bonisoli e tanti altri, s'è rifiutato di deporre davanti alla commissione parlamentare d'inchiesta sulle stragi, presieduta dal senatore Pellegrino - «un altro che evidentemente deve ancora maturare la pensione», attacca Azzolini - il quale, per contro, ha tutte le intenzioni di andare fino in fondo alla storia di Markevitch. Oggi il senatore tornerà al lavoro e come prima mossa chiederà al procuratore di Brescia Tarquini di spiegare come è arrivato ad ipotizzare che il musicista russo morto nel 1983 potesse essere l'anfitrione occulto delle Brigate rosse. «Sarebbe interesse degli stessi brigatisti che dicono di aver detto tutto e che non c'è null'altro da scoprire - sostiene PeUegrino - sapere come andarono realmente certe cose. Bonisoli e Azzolini portarono le carte di Moro in via Monte Nevoso, a Milano, dove il generale Dalla Chiesa li stava praticamente aspettando e dove li arrestò. Su come i carabinieri arrivarono a quel covo abbiamo avuto cinque versioni diverse, e anche l'ultima, la meno inverosimile (la storia di un borsello perso proprio da Azzolini a Firenze e che portò all'appartamento milanese, ndr), mi pare la copertura di una verità non ancora svelata». Al musicista-brigatista non crede nemmeno Germano Maccari, uno dei carcerieri di Aldo Moro, che commenta: «Quando leggo che tutto nasce da Brescia penso a una manovra di qualche lobby, mai scoperta in tutti questi anni, che vuole depistare l'opinione pubblica da misteri reali come le stragi, compresa quella di piazza della Loggia*. Maccari non era un dirigente delle Br, e dunque - a differenza di Azzolini - potrebbe anche non conoscere direttamente la storia del russo ospite dei terroristi, ma dice: «AzzoUni e Bonisoli si sono dissociati da tempo, e non avrebbero avuto difficoltà a parlare di una persona deceduta. Inoltre dal musicista si ritorna alla teoria deUe due prigioni di Moro, e per me questa è la prova che si tratta di una bugia: io so con certezza che la prigione di Moro è stata una sola, in via Montalcini, perché c'ero, e la mattina del 9 maggio 1978 la Renault rossa è partita da lì. Se il senatore Pellegrino mi chiama io sono pronto a dire la mia alla commissione stragi, perché temo che stavolta siano scivolati su una buccia di banana».

Luoghi citati: Brescia, Firenze, Milano, Roma