Sospetti sulla moglie di un Br ucciso
Sospetti sulla moglie di un Br ucciso La sua foto mostrata ai testimoni di via Salaria. Gli inquirenti: stiamo solo verificando un'ipotesi Sospetti sulla moglie di un Br ucciso In 15 nell'agguato a D'Antona Francesco Grignettl ROMA Quella faccia che molti in via Salaria sono stati invitati a riconoscere ha un nome e un cognome: si chiama Anna Mutini, vedova del brigatista Umberto Catabiani, che fu capocolonna in Toscana delle Br, ucciso in uno scontro a fuoco nel 1982 a Pisa. Per il momento è solo un sospetto. Anzi, un atto dovuto. Gli investigatori, cercando di ricostruire il commando che ha ucciso Massimo D'Antona, si sono convinti che devono indagare sugli «irriducibili» delle Br-Pcc. Un gruppo zeppo di donne. Non è un caso, allora, se gli agenti dell'Antiterrorismo fanno circolare tra i testimoni diverse foto di una donna. Anna Mutini - ricercata in Italia per una vecchia condanna a 4 anni, partecipazione a banda armata - era stata arrostata a Parigi il 2 settembre 1989. E' stata in carcere per circa un anno, poi l'hanno condannata a una pena lieve e subito scarcerata. E' una persona libera e continua a vivere a Parigi. L'hanno vista nell'inverno scorso alla facoltà di Filosofia. Non frequenta gli ambienti degli esuli italiani riparati in Francia. E' lei, dunque, una delle sospettate per l'attentato di via Salaria? Più per deduzione che per altro, c'è da dire. D'altra parte, avendo l'Ucigos imboccato con decisione la strada di una «continuità» tra vecchie e nuove Br, agli investigatori non resta che mettere mano alle vecchie foto segnaletiche. E la coppia di amiche terroriste di Carrara, Anna Mutini e Simonetta Giorgieri, è cosi tornata alla luce. Una vita parallela per tanti anni. Erano amiche di gioventù. Hanno fatto attività politica nell'estrema sinistra. Agli inizi degli Anni Ottanta, scelgono la lotta armata. A quel tempo, Anna era allieva infermiera all'ospedale di Carrara. Una figura defilata. Suo marito, invece, è il leader del gruppo. Umberto Catabiani è considerato un allievo di Senzani, partecipa al sequestro Dozier, è capocolonna in Toscana e cerca di allargare la base delle Brigate rosse verso la Liguria di Levante. Super-ricercato, Catabiani è protagonista di una estenuante caccia all'uomo nel maggio 1982: lo riconoscono il mattmo a Viareggio, conflitto a fuoco e fuga; lo ritrovano su una strada provinciale su un motorino rubato, altro conflitto a fuoco e fuga; lo incastrano ore dopo alle porte di Pisa e rimane sul terreno. Anna Mutini a quel punto sparisce nel nulla. La ritrovano a Parigi sette anni dopo, in casa con Enzo Calvitti e Dario Faccio, altri due brigatisti latitanti. In quell'operazione di polizia congiunta italo-francese arrestarono anche Simonetta Giorgieri, il suo fidanzato Gino Giunti, Carla Vendetti più i due casertani Nicola Bortone e Marcello Tammaro Dell'Omo. La gendarmeria francese gli trova qualche arma, documenti delle Br, i soldi delia rapina al furgone postale di via Prati di Papa (febbraio '87, Roma) in cui furono uccisi due agenti. Finiscono tutti in carcere. E qui le loro strade sembrano dividersi. Qualcuno accetta la «ritirata strategica» che è la parola d'ordine delle Br e che questo gruppetto rifiutava di fare sua. Simonetta Giorgieri si sposa in carcere con Nicola Bortone, il compagno brigatista dell'ultimora. E Anna? Di lei si sa ben poco. La sua fotografia, dunque, or¬ mai ingiallita dal tempo, è tra quelle che viene mostrata ai testimoni. Anche ieri gli investigatori si sono messi al lavoro con la convinzione che «ci vuole pazienza». Sarà un lavoro lungo, ripetono. Anche gli accertamenti di polizia scientifica vengono fatti con grande attenzione. «Il caso Marta Russo insegna», s'è lasciato sfuggire un investigatore. Evidentemente le polemiche legate all'omicidio dell'università hanno lasciato il segno. Tant'è che gli specialisti in balistica non si sono ancora pronunciati sul calibro esatto dei proiettili, né sulla marca presunta della pistola con la quale è stato ucciso il professore. La pista delle Br-Pcc (sono quelli che hanno portato agli ultimi omicidi, da Tarantelli a Conti, agli agenti di via Prati di Papa, a Rnffilli] è supportata dall'analisi del documento di rivendicazione. C'è chi, tra gli analisti del Viminale, ci ha ritrovato la mano di un «irriducibile» toscano, attualmente in carcere. Resta il fatto che l'omicidio di D'Antona è stato portato a fine da un gruppo di quindici-venti persone. E' servita una lunga preparazione. Una base a Roma. Fiancheggiatori. Queste nuove Brigate rosse, insomma, hanno avuto il tempo di fare proseliti e di preparare l'attentato senza che nessuno sospettasse nulla. Le indagini puntano sul gruppo degli irriducibili della Toscana nel quale era molto consistente la «componente» femminile Qui accanto: Massimo D'Antona, vittima del terrorismo In alto: Anna Mirtini in un'immagine di qualche anno fa
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