Berlusconi: la scelta è tra noi e i Ds di Luigi La Spina

Berlusconi: la scelta è tra noi e i Ds IL LEADER PI FORZA ITALIARILANCIA IL BIPOLARISMO Berlusconi: la scelta è tra noi e i Ds «Con voti dispersi l'Italia conterà di meno in Europa» intervista Luigi La Spina inviato a PORTO ROTONDO ERLUSCONI si sente come quando il Milan imboccò il girone di ritorno. L'aria della campagna elettorale gli fa bene, anche se le fatiche del weekend lavorativo in Sardegna si scorgono sul volto. Sprofondato in una poltrona davanti allo splendido mare della Costa Smeralda, mostra con orgoglio i fiorì e le piante del suo giardino: «Sa, sono io che guido la mano del mio giardiniere: i fiori sono una parte importante delle case, e io ho cominciato da lì e la passione mi è rimasta*. Come per scusarsi, osserva: «La fioritura non è al massimo, perché la villa viene usata soprattutto in agosto». Naturalmente la fioritura è, invece, meravigliosa e, in compenso, a fine maggio il profumo dei gelsomini è persino stordente. Si diceva, e anche lei l'ha detto, che il ruolo di leader dell'opposizione non gli si confacesse. Ma deve ammettere che le cose sembrano andarle meglio adesso di quando era a Palazzo Chigi: l'offensiva giudiziaria sembra indebolita, le sue aziende vanno meglio di prima, il Milan ha vinto il campionato, lei ha contribui- Mcambiare un Presidente Repùbblica che combatteva con tutte le forze, in Europa i Popolari sembrano meno diffidenti nei suoi confronti. Non è meglio che resti a fare il capo dell'opposizione, visto che Di Pietro, Cossiga e Fini non sono riusciti a scalzarla da questo ruolo? «No. Io adesso cerco di fare al meglio il leader di un'opposizione democratica e responsabile. Ma quello che farei meglio ancora è essere responsabile di una squadra di governo che cambiasse il Paese dal profondo. Cosa che ritengo indispensabile. I dati li vedono tutti: c'è uno sviluppo che è sotto l'uno per cento. La sinistra ha sbagliato tutti i conti e le previsioni sono ancora peggiori». Ma ci sono anche ragioni internazionali... «Guardi, l'Asia non c'entra niente perché non ha influito sull'America che ha una struttura economica molto più legata al modello americano. Poi si dà la colpa agli imprenditori che non investirebbero. Da imprenditore, le dico che la colpa è di un sistema che è il più difficile per fare impresa. La ricetta è sbagliata e per questo abbiamo presentato un programma di riforme molto ampio a partire da quella fiscale». A questo proposito, Veltroni ha parlato di demagogia, affermando che le sue proposte riducono le entrate di 220 mila miliardi. Come e dove si dovrebbero tagliare le spese dello Stato per far fronte ai mancati introiti? «Parlano sparando cifre a casaccio, a cui ha risposto già analiticamente il professor Tremonti, non conoscendo le più elementari leggi dell'economia. Al crescere della pressione fiscale oltre un certo livello, la produzione diminuisce in modo più che proporzionale e il gettito crolla. In Italia questo livello lo abbiamo già superato da tempo. Certo occorre affrontare anche e prima di tutto il capitolo della spesa pubblica corrente, per eliminare quegli sprechi e quei privilegi che suscitano oltre tutto la riprovazione di tutti gli organismi economici intemazionali». A proposito di programmi elettorali e di voto per Te europee. Molti pronosticano il 13 giugno una alta astensione. Perché gli elettori quella domenica non dovrebbero anda- re al mare, come disse una famosa volta Craxi? «Il Parlamento europeo prenderà decisioni importanti. L'elettore dovrà stabilire da quale parte influire per scegliere una o l'altra ricetta. Se favorire un modello di sviluppo che prevede una forte presenza degli Stàtf, il modello della sinistra, o quello del libero mercato, quello del centro-destra. In Europa; il centro-destra è il gruppo dei Popolari europei. Bisogna quindi contare in questo gruppo. Ecco perché Forza Italia deve portare una squadra numericamente forte». Ma il voto è proporzionale e ci sono anche altre Uste tra quelle che si rivolgono ai moderati italiani. «Certo la legge è tale che si sono presentate circa venti liste. Ecco perché è importante non dare il voto a quelle liste che non fanno parte dei due grandi schieramenti. I parlamentari europei che verranno eletti in quolle altre liste non sono né zuppa né pan bagnato. Né nel gruppo della sinistra, né nel gruppo dei Popolari. Col risultato che sarà meno forte la sinistra italiana nel Psoe e meno forte la squadra di Forza Italia nel Partito popolare. Il che significa far contare di meno l'Italia. Quindi non solo bisogna andare a votare, ma votare per i due grandi gruppi che stanno in Europa». D'Alema l'accusa di chiedere un voto per ribaltare, in realtà, il governo italiano e arrivare alle elezioni anticipate. Ma pronostica che gli italiani le risponderanno male. «Ma è proprio D'Alema che con questa affermazione attribuisce un valore politico nazionale a quel voto, di cui allora non potrà non tenerne conto. Con queste parole si impegna a rispettare il risultato delle elezioni anche per quanto riguarda il governo». Allora se il Polo superasse l'Ulivo, Ciampi dovrebbe sciogliere le Camere? «Io non ho mai detto questo. Non c'è un dovere costituzionale. Si tratterebbe di un dovere morale e politico. E mi domando come si possa polemizzare con l'opposizione che sottolinea questo dovere morale, quando all'interno della maggioranza tutti i giorni si polemizza sul rimpasto che dovrebbe nascere dal risultato delle europee. Loro litigano già adesso sui posti dà spartirsi e noi dovremmo star zitti rinunciando a mettere in luce il fatto che a quel punto la maggioranza non avrebbe riscontro nel voto degli italiani». Voi state molto poco zitti, basta accendere la tv e contare gli spot elettorali. «Noi utilizziamo i soldi del finanziamento pubblico e la contribuzione degli iscritti preferibilmente in quel modo. Il partito comunista, invece, spende i soldi dello Stato, e sono molti di più perché incassa anche 17 miliardi per l'Unità, soprattutto per strutturo e funzionari. Forza Italia ha solo 47 impiegati in tutta Italia, con la loro mania di controllare tutto, vogliono anche prescriverci come spendere i nostri soldi?». Ma senta, visto che continua a parlare di comunisti. Lei crede davvero che in Italia ci siano i comunisti? «Non deve rivolgersi a me. Chiunque, guardando le liste che si sono presentate, vede un partito che si chiama "Rifondazione Comunista", poi trova un "Partito dei Comunisti Italiani", poi trova un partito che si chiamava Pei, dopo Pds ora Ds che ò costituito esattamente dagli stessi protagonisti della sua storia passata. E che non ha mai guardato all'indietro, sottoponendo ad una qualche critica il suo passato. Quando ad esempio hanno dato il consenso a chi la storia ha rivelato essere addirittura dei criminali contro l'umanità». Visto che allude a Milosevic, parliamone subito di questa decisione del tribunale dell'Aja. Non rischia di compromettere gli sforzi per una trattativa diplomatica? «Chi si è macchiato di genocidio nei confronti di mia popolazione inerme, non può non essere considerato un criminale di guerra e non può essere sottratto al giudizio della comunità internazionale. Resta da vedere quali conseguenze possa portare la decisione sulle trattative. La speranza è che valga ad erodere il consenso che ancora circonda il presidente serbo, senza arrivare ad ostacolare il negoziato». A proposito di Balcani. Se la Nato decidesse l'invio di truppe di terra e il governo D'Alema fosse costretto alle dimissioni per la contrarietà di una parte della sua maggioranza, sarebbe disponibile a sostenere un governo di unità nazionale per consentire all'Italia di partecipare a questa spedizione? «Forza Italia sostiene una politica di lealtà e fedeltà alla Nato. Per permettere all'Italia di mantenere questa politica e la propria credibilità intemazionale, abbiamo dato prova di grande senso di responsabilità: anche quando la maggioranza stava per sfasciarsi non ne abbiamo approfittato e il nostro voto si è diretto all'interesse superiore del Paese, ma nessuno può pensare che Forza Italia e Polo possano continuare indefinitivamente a far fronte alle contraddizioni e alle ambiguità della maggioranza». Torniamo alle questioni di casa nostra, ma sempre alle grandi questioni: la riforma istituzionale. Si è parlato di una ipotesi di mediazione, l'elezione diretta del presidente con poteri di premier, alla francese accoppiata ad una legge elettorale con doppio turno di collegio. E' disponibile a un'intesa del genere? «Il dibattito su alcune questioni essenziali è ancora aperto e penso che potrà essere approfondito realmente solo dopo il 13 giugno. In ogni caso, siamo assolutamente contrari al doppio turno di collegio, finalizzato a favorire i Ds nel confronto con il Polo e perfino nei rapporti interni al centrosinistra. D'Alema e Veltroni, questo è l'assurdo, pretendono di costruirsi un sistema elettorale su misura per governare il Paese con appena il 20 per cento dei voti». Voi pensate che Forza Italia ne pigli di più? Che diventi l'erede della De? «Speriamo di superare abbondantemente quella percentuale e di dimostrarci di gran lunga il primo partito italiano. Ma Forza Italia, è un movimento nuovo e non si autoproclama erede di nessuno. Altra cosa è l'ispirarsi agli stessi principi e agli stessi valori dei partiti democratici occidentali che ci hanno garantito mezzo secolo di crescita nella libertà. Questi partiti sono stati eliminati dalla scena politica nel '92 e la discesa in campo di Forza Italia ha offerto rappresentanza politica ai loro elettori». Ma come è possibile conciliare il solidarismo economico cristiano con il liberismo spinto di Forza Italia? «Contesto che si possa parlare di liberismo spinto. Forza Italia è un partito liberale e liberista che crede nella solidarietà. Solo il libero mercato come insegnato don Sturzo, può garantire quello sviluppo economico che, consentendo il t'ormarsi di una nuova ricchezza, è la base indispensabile per la vera solidarietà. Il problema non esiste, viene agitato da quelle forze integraliste di sinistra che dicono d'ispirarsi all'etica cristiana e poi demonizzano lo sviluppo economico ih ogni sua forma, confondendo la vera solidarietà con l'assistenzialismo». A questo punto l'intervista si ferma: invece dell'evocato don Sturzo, scende dal cielo un più rumoroso elicottero che porta Berlusconi a casa dalla sua villa in Sardegna. La bellezza del luogo, il tramonto e il profumo dei gelsomini suggeriscono un'ultima domanda: «Certo deve avere una bella passione politica per sottoporsi a questi ritmi e a questa vita...». Berlusconi si volta e, serissimo replica: «Io non ho passione politica. Non ho passione per la politica. Mi sottopongo ai riti e alle necessità della politica, per esempio a questa intervista, per raggiungere il consenso degli elettori e quindi cambiare le cose. Sono sprecato come leader dell'opposizione, anche se, come abbiamo visto, si possono fare coso importanti anche da lì. Ma solo mi uomo che non viene dal vecchio stato può davvero cambiarlo». Allora il suo posto è a palazzo Chigi? «Nell'ultima parte della mia vita non ho l'ambizione di essere il capo del Governo, perché ormai ho capito che è molto più importante avere la regia di tutto questo». Vuol dure che non sarà più il candidato premier? «Se per vincere le elezioni bisogna esporsi in prima persona, non sarò io a tiranni indietro». «Milosevic si è macchiato di genocidio: non può non essere considerato un criminale di guerra» MM MÌE «*k *—» tv*«W* « — tim* 't*m' '««. 6ÌD'Alema e Veltroni pretendono di costruirsi un sistema elettorale su misura e di governare il Paese con appena il 20per cento dei suffragi^ IARILANCIA IL BIPOLARISMO ÌD'Alema eltroni tendono costruirsi sistema ttorale misura i governare Paese con appena 0per cento suffragi^ i predente "ara della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi A destra: il presidente jugoslavo Slobodan Milosevic