D'Alema: il governo è stabile, sono tranquillo

D'Alema: il governo è stabile, sono tranquillo Anche Segni contro Forza Italia; «Chiedere cambio di governo dopo le europee sa di prima Repubblica» D'Alema: il governo è stabile, sono tranquillo «Il Cavaliere vuole tornare alle urne? Gli italiani giudicheranno» roma «Adesso pensiamo a doppiare la boa delle Europee. Poi...». Massimo D'Alema non dice altro, ma il gesto che fa con la mano, a indicare una strada che sembra ancora lunga, è la risposta più chiara a chi, dentro e fuori la maggioranza, chiede rimpasti e vermene. «Io sono assolutamente trancniulo - dice -. Mai come in questo momento il Paese ha un governo stabile, che affronta una situazione difficile con la solidarietà della maggioranza degli italiani. Superato il momento difficile, continueremo a lavorare per risolvere i problemi del Paese: le riforme, la pubblica ammimstrazionG, la scuola, il lavoro...». Il premier parla in un giardinetto di piazza Mazzini, davanti alla sezione cliessina del quartiere Prati. I «compagni» gli hanno preparato un rinfresco, all'aperto perché la sede, ricavata in uno scantinato, è piccola e torrida. «Siamo in campagna elettorale, si fanno discussioni fìnte, si sollevano inutili polveroni» aggiunge, pensando a Franco Marini che in una intervista ha chiesto una «verifica» postelettorale e a Silvio Berlusconi che insiste a chiedere le sue dimissioni in caso di sconfitta della maggioranza alle Europee. Il clima è cordiale, disteso. Il premier passa da un tema all'altro: definisce «possibile» arrivare alla pace nel Kossovo prima del voto del 13 giugno. Per la stessa data ritiene si possa ottenere pure la firma del contratto dei metal- meccanici: «Siamo abbastanza vicini», commenta. Non trascura neppure il calcio, rivelando una proibita passione infantile: «Fino a cinque anni - dice - tifavo per un calciatore che militava nella Lazio: Selmonsson. Ero tifoso del calciatore più che della squadra e quando lo svedese è stato venduto alla Roma allora divenni romanista. E poi tale sono rimasto». Tra un bicchiere d'aranciata e una fetta di torta, D'Alema stringe mani e firma autografi. «Presidente, ti senti tra due fuochi?», gli chiedono, alludendo ancora alle pressioni di popolari e forzisti. «Fuochi non ne vedo - è la risposta -. Solo un certo calore estivo che incalza...». A Marini, D'Alema non vuole rispondere. Ci penserà più tardi la Bindi, a polemizzare con il segre- tario del suo partito. «Il Ppi - dice il ministro della Sanità, in campagna elettorale a Bologna - farebbe bene a trovare tanti voti per sé e per il centrosinistra. Quello che succederà dopo lo vedremo. Non è mai bene promettere o fare annunci prima di aver completato un percorso...». Quando il discorso cade sul leader dell'opposizione, però, D'Alema non si tira indietro. «Berlusconi vuole le dimissioni del go¬ verno e le elezioni anticipate - dice davanti ai microfoni -, E' un programma che sarà giudicato dagli italiani». Nel dialogo con gli iscritti, l'ironia del premier si fa più pungente: «Berlusconi è uno che ama la competizione. Per altro ha mezzi formidabili: gli spot se li compra da sé. E' come andare a far shopping nel proprio negozio, si è più portati a spendere...». Il leader del Polo, dalla Sardegna, affida la sua replica a un comunicato. Che conferma punto per punto la sua posizione: «D'Alema ha ragione quando dice che devono essere gli italiani a giudicare scrive -, Ma prima di ogni altra cosa, gli italiani giudicheranno, con il voto del 13 giugno, l'operato di un governo e le contraddizioni di una maggioranza che non c'è...». E se non sarà il voto del 13 giugno - aggiunge il capogruppo azzurro alla Camera, Beppe Pisanu - «a far saltare i rapporti già tesi tra diessini, popolari, prediani e centristi minori saranno i grandi problemi del Paese: la guerra, la crisi economica, la procreazione assistita». Più sfumata la posizione degli alleati, a partire da Gianfranco Fini: «Ci sono molti motivi per dire che, se davvero il responso elettorale dovesse essere quello di una sfiducia di fatto della maggioranza - afferma il presidente di An - il presidente del Consiglio dovrebbe trarne le conseguenze politiche. Io però non crèdo che ciò accadrà: D'Alema si limiterà a qualche rimpasto, a qualche verifica. Tra l'altro smentendo se stesso: una volta disse che, il giorno in cui avesse fatto una "verifica" tra i partiti della maggioranza, avrebbe perso diverse migliaia di voti. Credo proprio che si accinga a perderne un altro po'...». Decisamente più dure, invece, le affermazioni di Mario Segni, alleato di Fini per l'appuntamento europeo: «Chiedere le dimissioni del governo dopo le europee sa tanto eli prima repubblica - dice -. Pensiamo piuttosto alle riforme». Per l'inventore dell'elefantino, «il grande centro cui continua a pensare Berlusconi sarebbe la fine del bipolarismo. Ne verrebbe fuori un partito pronto a mettersi d'accordo una volta con la destra e una volta con la sinistra. In una situazione così - taglia corto Segni D'Alema potrebbe governare per altri cinquant'anni...». [g. tib.] «Laziale fino a 5 anni diventai romanista quando Selmonsson passò alla Roma» JMHJ gjfp^SpMffl1 lufclu 1 Massimo D'Alema alia sezione Mazzlni Sopra: Gianfranco Flnl Qui accanto: Mar'°Se8ni

Luoghi citati: Bologna, Lazio, Sardegna