In cella quattro carcerieri della Melis

In cella quattro carcerieri della Melis Orgosolo: mancano all'appello la mente della banda, il basista e gli esecutori del sequestro In cella quattro carcerieri della Melis Tra loro una donna anziana Mauro Spignesi NUORO Il costume tradizionale nero è d'obbligo. Grazia Marine, 62 anni e tre volte vedova lo ha indossato anche per andare in carcere. Caracollava mentre scendeva a stento gli scalini della caserma di Nuoro, stretta tra due carabinieri: l'accusano d'essere la vivandiera di Silvia Melis, la giovane consulente del lavoro rapita a Tortoli (Nuoro) nel febbraio '97. L'hanno portata via da casa ieri quando nel Supramonte di Orgosolo, dove è nata, albeggiava. Con lei hanno arrestato il figlio, Antonio Maria Marini, 40 anni, 10 passati in carcere a scontare una parte della condanna per l'omicidio di un paesano. Vedova e figlio insieme ad altri due allevatori, Pasqualino Rimami (29 anni) e Andrea Nieddu (24): secondo la procura distrettuale antimafia sono stati loro a custodire per 265 giorni l'ostaggio. Dove? E' affiorato un particolare clamoroso: Silvia Melis sarebbe stata tenuta per qualche mese in una casa di proprietà di Grazia Marine nel centro di Nuoro, rione San Giuseppe, non lontano dalla Questura, dove più volte durante il sequestro si erano svolti vertici tra polizia e carabinieri e da dove il procuratore nazionale Vigna aveva sparato a zero difendendo la legge sul blocco dei beni. Una norma, questa, che nella lunga storia del rapimento della giovane madre (quando venne portata via il figlioletto Luca era in auto addormentato) ha giocato un ruolo rilevante. Un editore, Nicola Grauso, e un avvocato, Antonio Piras dovranno essere processati proprio per reati legati al pagamento del riscatto. E sempre il caso di Silvia Melis, l'estate scorsa aveva fatto registrare il suicidio del procuratore della pretura ed ex giudice antisequestri Luigi Lombardini. Il magistrato si uccise pochi minuti dopo un interrogatorio con il pool di Palermo guidato da Caselli, giunto nell'isola per far chiarezza sul suo ruolo. Dunque adesso ci sono quattro nomi nell'elenco dell'ultima anonima sarda. Sono serviti molti mesi prima di far partire il blitz scattato ieri mattina ad Orgosolo, nel cuore della Barbagia di Nuoro, dove abitano tutti gli arrestati. Il paese è stato circondato dai carabinieri del nucleo provinciale, dagli uomini del Ros e dai «Cacciatori di Sardegna». Una quinta persona è stata fermata e rilasciata. «Ritardi? Affatto, non volevamo colpevoli a qualsiasi costo», ha raccontato il colonnello Giampaolo Ganzer, vice comandante generale dei carabinieri: «Abbiamo agito quando era¬ vamo sicuri d'aver centrato il bersaglio». Il ministro dell'Interno, Rosa Russo Jervoli.no, ieri in Sardegna, ha sottolineato che «L'operazione porta una ventata di legalità e di fiducia». E Silvia Melis? Ieri era nel suo studio di consulente del lavoro. Poche frasi, molta cortesia, ma altrettanta decisione: «Parlerò solo al processo, ma tengo a sottolineare che la mia famiglia ha sempre offerto piena collaborazione alla giustizia. Gli arresti? Spero si cominci a fare chiarezza, resto in attesa». Ancora tutta da chiarire la fase del suo ritorno in libertà. Rilasciata dai rapitori, o fuggita? La seconda versione è quella difesa a denti stretti dal padre dell'ostaggio, l'ingegner Tito Melis. Per lui Silvia è riuscita a svincolarsi mentre si tro¬ vava in una tenda a pochi metri dalla strada che porta proprio ad Orgosolo. Da li, hanno fatto capire i carabinieri coordinati dal procuratore distrettuale antimafia Carlo Piana, sono partite le indagini, che ieri hanno avuto un primo sussulto. Per ora in carcere c'è soltanto il gruppo che ha custodito la ragazza, mancano all'appello altri spezzoni di banda: il gruppo di prelievo e soprattutto la mente del sequestro, il basista che ha organizzato la trappola, che ha messo insieme le informazioni sull'entità del riscatto da chiedere. Quanto? Durante la lunga prigionia è stata un'altalena di rilanci e precipitosi dietrofront. Molti, molti miliardi la prima richiesta. Poi è scattato il blocco dei beni, esteso all'intera famiglia. Una condizione drammatica, Tito Melis si era visto rifiutare il pagamento d'un assegno di 7 milioni in banca. Ma in qualche modo, secondo una delle tante ipotesi che si sono aggrovigliate nella matassa investigativa, il professionista sarebbe riuscito a mettere insieme un miliardo, consegnato all'avvocato Antonio Piras perché lo custodisse. Il legale, ex direttore d'un importante banca sarda, ha poi rivelato di aver consegnato l'intera somma a Grauso, che di suo - ha più volte affermato - avrebbe aggiunto altri 400 milioni prima di partire verso le campagne di Esterzili (Nuoro) per pagare personalmente il riscatto. Ed il racconto non ha convinto la magistratura che ha accusato i due di estorsione. Un'altra ombra, tutta da chiarire, su un caso ancora drammaticamente aperto. Silvia Melis con il figlio subito dopo La liberazione. Sopra Grazia Marine presunta vivandiera della banda Gli investigatori: Silvia è stata tenuta in ostaggio in una casa in centro non lontana dalla questura m. ■1 _f f È