Europee, parte il tiro a Prodi ini: «Deve farsi da parte»

Europee, parte il tiro a Prodi ini: «Deve farsi da parte» Europee, parte il tiro a Prodi ini: «Deve farsi da parte» ROMA I sondaggi dicono che l'Asinelio sta «dimagrendo», ma la sua dote elettorale continua a far gola a tanti e così Romano Prodi finisce per subire l'attacco personale più duro da quando è diventato capo del governo europeo Il ministro degli Esteri Lamberto Dini, intervistato da «Telecamere», lo attacca con queste parole: «Prodi tende a sfruttare la sua posizione di presidente designato della Commissione al fine di ottenere vantaggi per una parte politica. Faccia il presidente e non il leader di una nuova formazione politica» e anzi, Prodi «avrebbe fatto bene a fare il presidente a tempo pieno anche prima del 13 giugno». Parole tanto più pesanti se si pensa che Prodi e Dini hanno lavorato fianco a fianco per due anni e mezzo e che un invito così chiaro e perentorio al Professore di starsene in disparte, sinora non lo aveva fatto neanche l'opposizione. Segno che la campagna elettorale sta en- trando nel vivo e che tutti puntano ad occupare lo spazio vitale del centro. Una corsa che coinvolge sia chi - come il partito di Dini - è quotato dai sondaggi con percentuali quasi impercettibili, sia chi - come Berlusconi - il 13 giugno punta a conquistare il primo posto. O meglio, per dirla con il Cavaliere «il secondo scudetto, dopo quello del Milan». Dunque, anche Berlusconi prende di mira l'Asinelio: «I democratici? Sono un'accolita di sindaci in rottamazione che si sono messi con Di Pietro soltanto perché tengono famiglia». Berlusconi, sull'onda del voto ecumenico per il Quirinale, in un'intervista al- YAvanti dice che ora «serve una grande area di centro alternativa ai comunisti e ai postcomunisti e questa sarebbe la svolta decisiva per cambiare gli equilibri politici italiani». Una definizione, quella del grande centro, che non deve essere piaciuta al leader di Alleanza Nazionale Gianfranco Fini che, a botta calda, replica così a Berlusconi: «Il centro, per quanto grande, non potrà mai essere alternativo alla sinistra e ai suoi alleati. Il centro dovrà essere alleato con la destra, che crescerà ancora...». Una polemica dentro il Polo che nel corso della giornata Berlusconi mostra di voler ridimensionare: «Nel riferire la mia intervista - chiariva in serata il Cavaliere - evidentemente è saltata una riga, quella nella quale si spiegava che il grande centro deve essere strategicamente alleato con la destra». In compenso non sembra volersi esaurire la polemica sul rimpasto di governo, che qualcuno indica come assai probabile all'indomani del 13 giugno. Romano Prodi, in una nota da New York dove ha ricevuto una laurea honoris causa, sente il bisogno di puntualizzare ancora che i democratici sono per la «stabilità» del governo, di cui auspicano «un forte rilancio». Prodi se la prende con il quotidiano II Messaggero: «Apprendo da questo giornale che riterrei necessaria, dopo il voto, una crisi di governo seguita da un rimpasto. Smentisco nel modo più netto di aver detto o pensato niente di simile». Prodi si sente «autorizzato a pensare» che la questione del rimpasto sia «tenuta viva» da quei partiti che «vogliono la crisi per interessi loro». [f.mar.] Berlusconi: con l'asinelio vanno rottamati anche certi sindaci L'ex premier Romano Prodi

Luoghi citati: New York, Roma