«Subito un G8 sulla svolta di Milosevic» di Enrico Benedetto

«Subito un G8 sulla svolta di Milosevic» Il vertice franco-tedesco rilancia la creazione di un esercito europeo per far fronte a future crisi «Subito un G8 sulla svolta di Milosevic» Lo chiedono Chirac e Schroeder, D'Alema e Aznar aderiscono Enrico Benedetto cornspondenle da PARIGI Si riaccende la speranza nei Balcani. Francia e Germania provano a strappare - con la benedizione di Solana - un nuovo vertice del G8 sulle aperture serbe. Malgrado lo scetticismo americano, l'esitazione inglese e la cautela russa («che l'Alleanza non si aspetti una capitolazione» spiega Mosca), Roma e Madrid appoggiano con fervore l'iniziativa. «Ritengo si debba prendere molto sul serio questa annunciata disponibilità di Belgrado» precisa Massimo D'Alcuna sottolineando 1'«urgenza» della riunione su cui già domani Dini e i suoi 14 eurocolleghi discuteranno a Bruxelles. Javier Solana - che Parigi e Bonn propongono quale superministro degli Esteri europeo, individuando nel tedesco Guntlier Verhungen il successore - si dice «fiducioso che si avvicini un ragionevole accordo grazie agli sforzi diplomatici». «Lo stop alla campagna militare occidentale non potrò tuttavia essere immediato» soggiunge il segretario Nato. Anche qualora Slobodan Milosevic sottoscriva le condizioni postegli, rimarranno sempre da soddisfare quelle Onu ed europee». Ma proprio nel giorno in cui la pace torna a far capolino sotto le bombe, un rinato asse franco-tedesco rilancia con forza un «Corpo europeo di reazione rapida» nei cui organigrammi aggiornati già figurerebbero Spagna, Belgio e Lussemburgo. E, guarda caso, la coppia franco-tedesca lascia nel vago il ruolo degli Usa (copertura aerea, intelligence...) qualora si profilasse un intervento su larga scala. Onnipotente nei cieli serbi, Washington non avrà dunque una seconda chance di ritrovarsi l'Europa al traino. Nessuna reazione, perora, dall'altra sponda dell'Atlantico. Il benservito (in prospettiva) agli Usa che filtra dfti'720- summit fta "Marianne e Germania non potrà in ogni caso rallegrare Bill Clinton e Madeleine Albright. In piena crisi sul Kosovo, Chirac e Schroeder annunciano per l'avvenire un «non gioco più» cho fa del loro lealismo attuale l'ultimo sacrificio agli interessi americani. «L'Unione Europea» spiega l'Eliseo «non esisterà pienamente sinché non vi siano i mezzi autonomi necessari - resi indifferibili da "un contesto strategico rinnovato" - per decidere ed agire di fronte alle crisi». Sulle più recenti dichiarazioni jugoslave, Chirac esita a mostrarsi troppo speranzoso. «Non voghamo essere pessimisti a tutti i costi, ma nemmeno ingenui». Teme che Milosevic s'illuda d'«aver margini di manovra, ancorché minimi», e gli ricorda la sgradevole realtà: deve semplicemente conformarsi alle richieste. Ma poi loda «i propositi un po' più realistici di Belgrado» che giustificherebbero un esame più approfondito in sede G-8. Gerhardt Schroeder e Lionel Jospin non si discosteranno dalla sua analisi, salvo un lieve ottimismo supplementare del premier. Che Javier Solana sembri credere - per la prima volta dal 23 marzo - a uno spiraglio negoziale non impedisce tuttavia al gcn. Wesley Clark, braccio militari: della Nato, di sostenere che «le trattative hanno i bombardamenti come propulsore». «Milosevic e il suo regime» insiste «sono ormai perduti, e sanno di avere perso. Gli attacchi continuano solo per impedire che si riarmino: ecco il perché d'una campagna aerea intensificata». Lo scopo finale, promette Solana, non è «eliminare Slobodan Milosevic». Criminale di guerra o meno, la Nato ritiene il leader serbo un mtrrlocutore legittimo, ma solo a patto che sottoscriva il piano dei G8. Il segretario generale Nato e Wesley Clark - recatisi entrambi per una visita lampo nella base aerea d'Istrana da cui sono ripartiti congratulandosi per l'ottimo lavoro degli equipaggi francesi ed italiani - sembrerebbero del resto persuasi che la prossima settimana possa imprimere unu svolta capitale alla guerra. La Spagna fa loro eco definendo «molto promettenti» le ultime posizioni assunte da Milosevic. Anche la prudenza moscovita (è il ministro degli Esteri Ivanov a farsene il portavoce) nasconderebbe più il timore dell'ennesima delusione che un reale scetticismo. Solo Wasliington rimane scettica. Forse è semplicemente il gioco delle parti a imporle il ruolo più oltranzista. Il Pentagono ripete «non vediamo alcun segno di reali cambiamenti in Kosovo», eppure i tempi si direbbero maturi perché una breccia nel muro Milosevic seduca la Casa Bianca. Il Segretario Nato col generale Clark in visita alle basi di Aviano e Istrana «Comunque lo stop ai raid non sarà immediato» Da sinistra: il Segretario Nato Solana, il comandante delle forze alleate in Europa, Clark, e il comandante francese Gaviard alla base di Istrana. Nella foto piccola, Lionel Jospin