Volantini Br all'Anm di Napoli

Volantini Br all'Anm di Napoli Volantini Br all'Anm di Napoli // generale Tricarico: «Piccoli episodi di terrorismo anche nelle basi Nato» La Digos segue la pista degli «irriducibili» del partito comunista combattente Francesco Grlgnettl ROMA A Napoli, nel deposito degli autobus (hi!l'azienda municipalizzata dei trasporti, ennesimo ritrovamento di volantini con la stella a cinque punte. Lo stesso a Taranto. La Digos corre a controllare. Gli investigatori dell'Antiterrorismo sono tutti in allarme. Ma per ora le indagini hanno prodotto ben poco. «La soluzione non è dietro l'angolo», ammonisce Rosario Priore, magistrato di lunga esperienza, E il fascicolo della procura di Roma sul delitto D'Antona per il momento resta «contro ignoti». La caccia ai terroristi che hanno ucciso Massimo D'Antona ò in pieno svolgimento e nessun investigatore ha intenzione di spiattellare particolari che potrebbero dimostrarsi fondamentali. Ma una cosa s'è capita: come sempre accade, polizia e carabinieri stanno lavorando a ipotesi investigativo non proprio coincidenti. ìj\ polizia, intendendo le Digos e la direzione centrale della polizia di prevenzione (ex Ucigos), sta approfondendo la pista degli «irriducibili» del Pcc-partito co¬ munista combattente. Era l'ala militarista delle Br, responsabile degli omicidi Tarantelli, Conti e Ruffilli. Il Pcc è stato sgominato alla fine degli Anni 80. Ma sono in circolazione alcuni latitanti e forse qualche terrorista mai individuato. La riceroa dei latitanti, owiamento, è ripartita con vigore. Sono in elenco Simonetta Giorgieri, Anna Mutini, Carla Vendetti, Dario Faccio, Marcello Tammaro Dall'Omo, Nicola Bortone, Gino Giunti. Tutti sui quarant'anni. Uno di loro potrebbe essere l'adulto con i capelli bianchi visto sul luogo dell'omicidio. Una donna potrebbe essere la «vedetta» che era in via Salaria. Ma tra gli «irriducibili» del Pcc vanno considerati anche i brigatisti in carcere. Ecco il senso delle perquisizioni nelle celle di Rebibbia, anche ieri. Gli analisti della polizia sono infatti convinti che nel documento di rivendicazione dell'omicidio ci sia la mano di un vecchio del brigatismo. Pensano addirittura di averlo individuato: un «irriducibile» toscano che ha firmato diversi documenti in passato, condannato per gli omicidi Conti e Ruffilli, sostenitore della lotta armata a oltranza. Tornano alcuni tic linguistici con documenti scritti di suo pugno. I carabinieri dissentono da questa ricostruzione. Secondo i loro analisti, al contrario, non ri sarebbe alcuna vecchia mano dietro il documento. Vedono piuttosto la rimasticatura di vecchie parole d'ordine. Si spiegherebbe così la parziale differenza nell'uso dei termini «colpito» e «giustiziato» rispetto al passato. L'estensore, che potremmo chiamare l'ideologo delle nuove Brigate rosse, potrebbe essere un docente universitario ben addentro a questioni sociologiche e sindacal-economiche. Si pensa, ma non si dice, all'università di Padova, dove un tempo insegnava Toni Negri. La Digos di lì ha smentito lo indiscrezioni. Ma appunto è polizia: altra scuola di pensiero. I carabinieri pensano a Padova per un secondo motivo, molto concreto. Il documento delle nuove Br contiene riferimenti al mondo del sindacalismo estremo. Nel testo brigatista si scopiazzano addirittura alcuni brani di risoluzioni sindacali Cobas. Forse è un caso. Ma a Padova era prevista un'assemblea denominata «controsessione di primavera» del coordinamento Rsu, ossia sindacalismo Cobas, che ha prodotto una «bozza» di documento che pare fotocopiata dai brigatisti. Le assemblee in cantiere per la «controsessione di primavera» sono due. Oltre Padova, anche Napoli. Due città roccaforti di certo sindacalismo estremo, fortemente collegato con i disoccupati organizzati e con i centri sociali. E proprio sull'asse PadovaNapoli si sviluppa l'attenzione dei carabinieri. A Napoli, quella fucilata contro la macchina di un delegato Cgil e quei volantini nel deposito degli autobus sono un segnale poco piacevole. A Padova, i volantini portati a una radio privata hanno fatto dire al questore: «Come minimo, qui ci sono dei fiancheggiatori». I militari, da parte loro, non escludono collegamenti tra terrorismo e guerra. Ieri il generale Leonardo Tricarico, comandante delle forze operative aeree, ha detto nella base aerea di Istrana (Treviso): «Non saremmo sorpre si. Il terrorismo non è solo a Roma, piccoli episodi ci sono stati anche qui».