Pellegrino: ora tutto è più chiaro di Giovanni Bianconi

Pellegrino: ora tutto è più chiaro Pellegrino: ora tutto è più chiaro Ma «ilpostino» Morucci replica: nulla di vero l'inchiesta Giovanni Bianconi ROMA ce il senatore Giovanni Pellegrino, presidente della Commissione stragi che da cinque anni naviga tra i misteri del terrorismo rosso e nero, caso Moro compreso. «Tutte minchiate», ribatte infastidito Valerio Morucci, il «postino» delle Br durante i 55 giorni del sequestro. Sono due pareri opposti sull'ultimo capitolo del romanzoverità cominciato la mattina del 16 marzo del 1978, intitolato: Igor Markevitch, compositore e direttore d'orchestra di fama internazionale nonché basista delle Brigate rosse e mente occulta del rapimento e dell'omicidio di Moro. Una storia che può fare la gioia di dietrologi e patiti di trame oscure, completa di servizi segreti, carabinieri, nobili romani, spie dell'Est e giornalisti, difficile da seguire anche per chi da più di vent anni corre dietro a simili misteri. Il senatore Pellegrino ne sa qualcosa da un paio di mesi, quando dalla procura di Brescia gli chiesero di posticipare l'audizione dell'ex br Alberto Franceschini, «perché le indagini erano arrivate a un punto molto delicato». Allora il presidente della commissione venne a sapere che durante l'indagine sulla strage di piazza della Loggia (1974, pista neofascista) condotta dai carabinieri del Ros era venuto fuori che il direttore d'orchestra (morto nel 1983) partecipò in qualche modo alla gestione del sequestro Moro. «L unica cosa che avevamo a proposito di questo Markevitch - racconta Pellegrino - era un documento del Sismi del 1980 che indicava "un certo Igor" come brigatista occulto». Le nuove acquisizioni bresciane sono state trasmesse a Roma, dove però l'inchiesta non ha avuto seguito visto che riguar¬ derebbe una persona deceduta. Pellegrino parla di «ipotesi indagativa molto seria, non ancora una certezza». Anche perché il musicista era sposato con la nobile romana Topazia Caetani, morta pure lei, nel 1991, e da questo nome derivano i «messaggi oggi decifrabili». «Il falso comunicato numero 7 - spiega il senatore - che diceva di cercare il corpo di Moro nel lago della Duchessa può riferirsi proprio alla duchessa Caetani; può essere un modo per far sapere alle Br che la personalità del loro "consigliere aulico" era conosciuta. Forse era anche un invito a chiudere la questione nel modo più tragico, e Aldo Moro lo capisce, tanto che in una delle sue lettere definisce quel falso "la macabra prova generale della mia esecuzione"». Se così fosse, si può immaginare che la scelta brigatista di far ritrovare il cadavere di Moro in via Caeta- ni non fu per dimostrare che potevano entrare fisicamente nel cuore della politica, a pochi metri dalle sedi di De e Pei, ma per dire: «Messaggio ricevuto». «Perché no?», commenta Pellegrino. Replica Valerio Morucci, che telefonò per dire dove si trovava la Renault rossa col corpo di Moro: «Ma quando mai! Andammo in via Caetani perché lì c'era il posto libero, sennò saremmo andati a largo Ricci o chissà in qualche altra strada. Sono solo delle coincidenze, strane quanto vi pare ma coincidenze». L'ex «postino» del sequestro, per Pellegrino è uno dei terroristi che potrebbero ancora fare luce sui punti del caso Moro rimasti oscuri: «In commissione ci disse di chiedere a Moretti chi partecipava alle riunioni del comitato esecutivo, se c'era o no un anfitrione, e chi era l'irregolare che batteva a macchina i co municati. Visto che Moretti non parla, quei nomi potrebbe farli lui». L'ex br risponde: «Io non li co¬ nosco, e credo che dietro non ci sia nessun Markevitch. E' molto più semplice pensare che si vogba proteggere qualcuno rimasto fuori dalle indagini, e al quale non si vuole accollare il sequestro e l'omicidio di Moro. Ma ve li immaginate Moretti o Micaletto (altro br del comitato esecutivo, ndr) discutere con un direttore d'orchestra?». Per inimmaginabile che sia, è di questo che oggi si discute, e Pellegrino fa altri nomi di ex br che potrebbero parlare: «Azzolini e Bonisoli, oppure la Braghetti che va sempre in tv ma in commissione non è voluta venire. O quel Maccari (altro carceriere di Moro, ndr) che ha ammesso le sue responsabilità solo quando ha capito che non poteva fare altro. Noi commettiamo l'errore di considerarli oracoli, e invece non lo sono». Maccari, dagli arresti domiciliari dove si trova in attesa di rientrare in galera, ribatte: «Temo che il senatore Pellegrino sia vittima di un abbaglio orchestrato dai soliti che hanno interesse a creare confusione nei momenti cruciali del Paese». Si torna alle «coincidenze» di Morucci, alle quali Pellegrino fatica a credere, anche perché su Moro e il lago della Duchessa s'era esercitato il giornalista Mino Pecorelli, assassinato nel 1979, ed era entrato in scena il generale Dalla Chiesa, ucciso nel 1982. Due delitti a fondamento dei processi di Perugia e Palermo contro Giulio Andreotti, nati dalle rivelazioni di Tommaso Buscetta che oggi il senatore-inquirente indicato come l'anima garantista dei Ds commenta così; «Non credo proprio che dicesse una sciocchezza quando affermò che Pecorelli e Dalla Chiesa sono cose che si intrecciano tra loro, per via del caso Moro». Un documento del Sismi del 1980 anticipava la presenza di un certo Igor nel commando Da rileggere il comunicato br che indicava il lago della Duchessa come tomba di Moro?

Luoghi citati: Brescia, Palermo, Perugia, Roma