«Un direttore d'orchestra il grande vecchio Br» di Paolo Colonnello

«Un direttore d'orchestra il grande vecchio Br» Il maestro, deceduto 16 anni fa, era marito della duchessa Topazia Caetani. La pista da Brescia «Un direttore d'orchestra il grande vecchio Br» «Markevitch ospitò il comitato esecutivo del sequestro Moro» Paolo Colonnello Musicista, scrittore, ex partigiano, comunista convinto. E soprattutto defunto: Igor Markevitch, compositore di fama intemazionale, scomparso a 71 anni nel 1983 al termine di una faticosa tournée all'estero, sarebbe stato in realtà un uomo dalla doppia vita. E che vita: artista sublime di giorno, «grande vecchio delle Br» nei reconditi più segreti dell'esistenza. Corrisponderebbe proprio a lui infatti il ritratto che un testimone, probabilmente un investigatore, in base a documenti inediti, avrebbe tracciato sui verbali raccolti nei mesi scorsi alla procura di Brescia nell'ambito delle indagini sulla strage di piazza della Loggia. Un'inchiesta sull'eversione nera nata da vecchie indagini milanesi del giudice istruttore Guido Salvini, che ha toccato una sponda avversaria, rivelando forse per la prima volta la fondatezza di quelle che finora erano considerate solo leggende. Verbali che una volta compilati dai pm Roberto De Martino e Francesco Piantoni, sono stati spediti a Roma all'attenzione del reparto eversione dei Ros dei carabinieri, per rimpolpare le carte di una vicenda che sembra non doversi chiudere mai: il sequestro e l'omicidio di Aldo Moro. Markevitch infatti, secondo la testimonianza e gli elementi raccolti a Brescia, avrebbe ospitato in una casa di Firenze, la direzione strategica delle Br in pieno sequestro Moro. E potrebbe essere stato addirittura lui l'uomo dal volto coperto che avrebbe interrogato più volte lo statista ritrovato ucciso il 9 maggio del 1978 nel bagagliaio della famosa Renault rossa parcheggiata in via Caetani. Una strada che, alla luce di queste rivelazioni, venne scelta quindi (ma da chi?) per lasciare un indizio: era a palazzo Caetani, affacciato sull'omonima via, che aveva residenza la ex moglie di Markevitch, la duches¬ sa Topazia Caetani. Forse la donna bionda di cui in un criptico articolo parlò Mino Pecorelli. Descrivendo il ritrovamento della R4, scrisse: «La signora bionda ha anche visto dal suo balcone i poliziotti che estraevano il corpo di Moro dalla macchina». Sembra una trama di romanzo. «A un primo impatto - rilancia però il presidente della commissione Stragi, senatore Pellegrino, che ieri ha reso nota la vicenda - la figura di Markevitch somiglia alla figura di un intellettuale già descritto da Flaminio Piccoli in commissione Moro. Se la moglie di Markevitch, Topazia Cae¬ tani, è una duchessa, molti messaggi allora incomprensibili, tra cui quello del famoso comunicato numero 7 sul lago della Duchessa, potrebbero adesso essere decriptati». Ma secondo Pellegrino, il compositore, descritto come un uomo in grado di parlare sette lingue e di giocare a scacchi senza scacchiera, più che «il Grande Vecchio» sarebbe stato in realtà «il Grande Anfitrione» dei terroristi rossi che, come confermò nel giugno '97 l'ex br Valerio Moiucci, riunivano la direzione strategica e il comitato esecutivo a Firenze, in una base che non venne mai individuata. «E' un'ipotesi investigativa molto seria - dice Pellegrino - ma non ancora di una certezza». Proprio nel 1980. in un rapporto inviato dal Sismi, ora agli atti della Commissione Moro, si scrisse che «il 14 ottobre 1978 fonte del servizio segnalava che un certo Igor, della famiglia dei duchi Caetani, avrebbe avuto un ruolo di primo piano nell'organizzazione delle Br, che, in particolare avrebbe condotto tutti gli interrogatori di Moro, della cui esecuzione sarebbero stati autori materiali certi Anna e Francò. La persona veniva identificata proprio come Igor Markevitch». Ma per il Sismi «da accertamenti svolti, anche con l'intervento dei servizi collegati, non emergevano peraltro elementi di conferma della notizia». Non se ne parlò più, anche se Lauro Azzolini, uno dei capi storici delle Br presenti a Firenze, nel 1991 al senatore Sergio Flamigni, descrisse l'uomo che interrogò Moro come una persona di grande cultura e che aveva vissuto con grande travaglio interiore questa vicenda e dato che non era mai stato scoperto, lui, l'ex br, pur conoscendolo non ne avrebbe mai rivelato l'identità. «Tutte il¬ lazioni», ribatte adesso Azzolini. Ma restano i ritratti smorzati che già allora parevano adattarsi a ciò che ora, come ipotesi, torna alla ribalta. E si ricollega anche a un accenno dell'ex br di Prato, Elfino Mortati, che fin dal luglio '78 parlò di basi segrete delle Br nel ghetto ebraico a Roma. Nessuno capì. Solo più avanti la circostanza venne ripresa dal giornalista Pecorelli, che accennò anche a due leoni (visti ùi trance da una veggente) davanti a una base br: due leoni che azzannano due cavalli, come in un bassorilievo che campeggia nel cortile di palazzo Caetani. Potrebbe essere lui l'uomo dal volto coperto che interrogava lo statista Il corpo del presidente De ritrovato davanti alla casa della moglie Il corpo di Moro sulla Renault rossa in via Caetani. A destra le ricerche del suo corpo nel lago della Duchessa

Luoghi citati: Brescia, Firenze, Roma