Quell'artista che diventò partigiano di Sandro Cappelletto

Quell'artista che diventò partigiano Da Kiev a Parigi dove frequentò Stravinskij, Cocteau e Picasso, Markevitch trovò a Firenze la sua patria Quell'artista che diventò partigiano Combatté nei Gap e si dichiarò sempre comunista Sandro Cappelletto «Il suo crescendo faceva paura, lo otteneva con la sola forza delle braccia: tutte e due alzate e vibranti, riuscivano a trasmettere energia e timore insieme». I più anziani orchestrali dell'Accademia di Santa Cecilia ricordano così Igor Markevitch, il direttore russo, per molti anni attivo in Italia, morto ad Antibes nel 1983. Ascoltano increduli le notizie che confusamente incrociano il suo nome con il sequestro Moro, che lo vogliono coinvolto al punto da ospitare in quei giorni, in una non meglio precisata villa tra Firenze e Fiesole, la direzione strategica delle Brigate rosse, alla quale avrebbe offerto un insospettabile riparo. Discendente di una famiglia dell'aristocrazia ucraina, attiva, nella meta dell'Ottocento, nell'organizzazione dei primi moti liberali anti-zaristi, Markevitch nasce a Kiev nel 1912 ed è musicista così precoce che Alfred Cortot, il massimo interprete di Chopin prima di Benedetti Michelangeli, invita i genitori a trasferirsi a Parigi, dove potrà seguire il figlio come allievo. La famiglia, che aveva abbandonato la Russia per la Svizzera già prima della rivoluzione del 1917, asseconda l'inclinazione di Igor: il ragazzo studia composizione con Nadia Boulanger, frequenta Stravinskij, Cocteau e Picasso, entra in contatto con l'ambiente dei Ballets Russes di Diaghilev che, non indifferente né al suo talento né alla sua bellezza, e dopo aver bisticciato con Stravinskij, gli commissiona un balletto, «L'habit du roi». E' il 1929, l'anno successivo Igor debutta come direttore al Con- certgebouw di Amsterdam, ima Aeiì\a maootma nmliActtFa certgebouw di Amsterdam, una delle massime orchestre europee. Non ha ancora vent'anni, è entrato in carriera dalla porta principale. Le nozze con Kyra, figlia di Nijinskij, ribadiscono anche il suo successo mondano. L'Italia, allora, era luogo ambitissimo per i massimi musicisti internazionali: il Festival di Musica Contemporanea di Venezia, il Maggio Musicale Fiorentino sono istituzioni che, seppure neonate, sanno subito ruggire come leoni, avide di conoscere quanto di meglio e di più nuovo si crea in Europa. Markevitch arriva a Firenze, città già cara a Ciaikovsky, che rimarrà sempre tra i suoi compositori prediletti, conosce e sposa Topazia Caetani, figlia di Michelangelo e Cora Antinori, frequenta insieme un critico come Bernard Berenson, compositori come Luigi Dallapiccola, giovani musicisti come Pie¬ ro Farulli, viola del Quartetto Ttalirinn Ti Airnttnro 'Diavr» I)al_ ro Farulli, viola del Quartetto Italiano. Il direttore Piero Bel lugi, che è stato suo allievo, ri corda l'amicizia con il critico Bernard Berenson e lo scultore inglese Michael Noble, che negli anni di guerra viene incaricato dal governo inglese di tenere i contatti con le formazioni partigiane nella zona di Firenze. Markevitch aderisce ai G.A.P., partecipa ad azioni militari, assiste alla morte di Sandro Sinigaglia, capo dei gappisti fiorentini: «La più bella figura di partigiano che abbia conosciuto... la sua salute era stata minata da anni di prigione, il suo corpo fragile arrancava portato dalla forza del tempo», scrive di lui il direttore in un passo di «Made in Italy», libro autobiografico uscito in Francia, poi pubblicato da Einaudi. L episodio - riportato anche da Paolo Spriano nella sua «Storia del partito comunista» - è uno dei tanti di cui Markevitch, membro dopo la T iliorn'/iniw» rial f\r-\ À nrntariA. Markevitch, membro dopo la Liberazione del Gin, è protagonista. Nel dopoguerra, mentre si incarica di riorganizzare l'orchestra del Maggio Fiorentino, partecipa con Ranuccio Bianchi Bandinelli, Romano Bilenchi, Raffaele Degrada, Giancarlo Corsini, alla nascita di «Società»: è lui stesso a scegliere il titolo di quella rivista culturale del Pei. Ma pochi anni dopo, si schiera - come ricorda lo storico Aldo Agosti - con Massimo Mila contro Togliatti per difendere la musica di Dimitri Shostakovic, che il partito comunista sovietico accusava di «formalismo». La carriera internazionale lo porta a Salisburgo, Londra, dove con la Philharmonia Orchestra incide una delle più convincenti - netta, metallica, selvaggia - esecuzioni del «Sacre du printemps» di Stravinskij. Lavora a Stoccolma, all'Avana negli anni immediatamente precedenti la ri¬ voluzione castrista. Cìva nana tultn il fìolìn OlpfJ voluzione castrista. Ora nega tutto il figlio Oleg, dalla Germania, e sono increduli anche gli amici fiorentini, Bellugi, Farulli, Bruno Bartoletti. Nega Marco Della Chiesa D'Isasca, suo assistente a Roma dal 1973 al '75, quando Markevitch dirigeva l'orchestra di Santa Cecilia. Nega Michele Dall'Ongaro, compositore e dirigente della Biennale Musica, compagno di studi di Oleg proprio durante i secondi Anni Settanta: «Igor era un uo mn mff imito nr*1St.nPT*At.1i70 Anni Settanta: «Igor era un uomo raffinato, aristocratico, coltissimo. Luciferino, capace di una. certa cattiveria d'artista, esasperata negli ultimi anni dalla peggiore malattia di un musicista: la sordità». Difficile pensare che abbia potuto addirittura presenziare a degli interrogatori... Sedevano alla Birreria Viennese di via della Croce, parlavano di musica, mentre le Brigate rosse avevano già cominciato a sparare. IGOR MARKEVITCH NATO a Kiev nel 1912 MORTO ad Antibes nel 1983 PROFESSIONE pianista, compositore e direttore d'orchestra in Svizzera, poi a Parigi, e Amsterdam. Membro del Comitato di Liberazione Nazionale. Dal 1948 cittadino italiano. Dal '57 al '61 : direttore stabile dei Conccrts Lamoureux di Parigi, poi a Montreal, L'Avana, Madrid, Monaco Dal 72 al 75: direttore del Coro e dell'Orchestra dell'Accademia di Santa Cecilia, a Roma Gli ultimi anni: si dedicò a un'edizione enciclopedica delle nove sinfonie di Beethoven, pubblicata a Parigi tra 182 e l'84. Infine scrisse saggi musicali e saggi di costume, pubblicati a Ginevra, Parigi e Torino Igor Markevitch con la moglie Topazia Caetani e le figlie al Festival di Lugano