IL CONTESTO di Cesare Martinetti

IL CONTESTO IL CONTESTO Cesare Martinetti Al LLA fine ci siamo, ora davvero tutto si tiene, le Br, il mistero Moro, il Grande Vecchio, Pecorelli, la duchessa e l'omonimo lago, via Caetani. Leonardo Sciascia che nell'Affaire fu il più spietato analista della psicologìa Do, nel suo Contesto non sarebbe arrivato a tanto nella descrizione di un inimmaginabile groviglio di uomini e simboli. Ci voleva più fantasia, bisognava avere coraggio e osare di più. Ci voleva un testimone misterioso, un pm e un presidente della commissione Stragi. Dunque Igor Markevitch pianista, direttore d'orchestra, compositore, intellettuale e amico di intellettuali, fino alla fine «comunista-sovietico» confesso e orgoglioso. Il «Grande Vecchio» delle Brigate rosse? Pare. Straniero e insospettabile, come si diceva allora. E la duchessa Topazia Caetani, sua moglie, che riunisce in sé due simboli dell'affare. Duchessa come il lago dove un falso comunicato Br indicava la tomba del leader De e che ora va letto come un messaggio che i servizi (attraverso la banda delia Magliana) inviarono ai veri brigatisti: occhio, sappiamo tutto. Caetani, come la via accanto alle Botteghe Oscure dove fu lasciato il corpo di Moro. E Pecorelli (poi ucciso) che su O)) scrisse, la duchessa avrà visto dal suo balcone... E Andreotti (imputato per l'assassinio del giornalista) che ora dice: «Markevitch? L'ho letto solo sui manifesti dei concerti». C'è tutto il contesto. Troppo Ma, come scrissero i satirici del Male, non era Tognazzi il capo delle Br?