Troppe merendine per vivere di Maria Laura Rodotà

Troppe merendine per vivere Allarme per la salute dei più piccoli, genitori sott'accusa Troppe merendine per vivere Un bimbo su 3 ne mangia 90 al mese Maria Laura Rodotà Un bambino italiano su tre si mangia novanta merendine al mese. Tre al giorno, una a scuola, una a merenda, una dopo cena. Lo sostiene la rivista «Salute naturale»; che pubblica liti sondaggio su 650 mamme di creature tra i 6 e i 13 anni. Se il dato è vero, è allarmante per la loro salute, per la loro educazione alimentare, per i rischi di obesità che corrono, per lo conclusioni che se ne possono trarre sullo stato mentale dei genitori. E il fenomeno va studiato. U SALUTE INNATURALE. Le merendine sono di due tipi: pastafrolla o pandispagna con qualcosa dentro, o cioccolata con qualcosa dentro, I bambini morendisti ne chiedono generalmente un solo tipo; e se il negozio non lo vende hanno le convulsioni. E il 53 per cento ne chiede almeno una volta al giorno. Contro un 12 per cento che si fa comprare pizza o focaccia prima di andare a scuola, o un 13 per cento che viene dotato di frutta e yogurt. Li MAMME INFAMI. La notizia è stata diffusa ieri dalle agenzie, che tanto per cambiare hanno dato la colpa alle sciagurato madri contemporanee. Sciagurate e sfortunato: si legge che «solo una mamma su dieci ha il tempo per preparare il tradizionale panino al prosciutto (o salamoi»; l'idea che un padre possa svilire la propria mascolinità tagliando due fotte di pane ed estraendo del companatico dal frigo (di prima mattina, poi) deve es- sere considerata troppo avanzata, roba che capita solo in Danimarca. Probabilmente è pure vero. Solo che, riferiscono le stesse agenzie, le mamme italiane sono «ormai obbligale a lavorare fuori casa». E lo sradicamento dal focolare è «fra le cause scatenanti di questa tendenza». Che vergogna. Quando i mulini erano bianchi, era tutta un'altra cosa. LA PRESSIONE DB PAM. Ma se si va a vedere, è tutta un'altra cosa anche l'escalation del merendismo. Che ha due cause serie. Prima di tutto, il bombardamento pubblicitario durante i programmi tv per bambini. Le mamme (e i papà, che a volte esistono) costretti ad assistere, alla domanda post-spot «me lo compri anche a me?» riferito a un manufatto in pandispagna-cioccolatosugna, rispondono quasi sempre: «Ma no, guarda che è una schifezza, quello non è un cartone, è una cosa per convincere a comprare». Con risultati nulli. E poi, c'è quella che nei Paesi anglosassoni si chiama «peer pressure», pressione sociale dei pari. Che sarebbero i Lo¬ renzi e le Martine portati a scuola ogni mattina carichi di stiani alimenti con nomi di strumenti musicali e di animali carini. E invidiati dagli altri; che, se invitati a casa loro, tornano con occhi sognanti e descrivono le confezioni risparmio multi-merendine contenute negli armadi di cucina. In più, ci sono i negozi vicini alle scuole, organizzati con logica da pusher. Accanto alla cassa, ci sono sempre scaffali bassi con snack in carta multicolore, leccalecca da carie istantanea, patatine. Provocano crisi di nervi, specie ai più piccini e ai genitori con la pressione bassa che alle otto di mattina cercano di dire no. Ma non c'è niente da fare: alle lamentele parentali, la droghiera immancabilmente risponde: «Signora, noi cerchiamo solo di vendere, è il nostro mestiere». SEGRETI i BUGIE. Così, il genitore sopraffatto compra merende. Con molte differenze tra famiglia e la famiglia. Perché il merendinismo è uno degli indicatori del crescente divario tra classe media inguaiata e classe medio-alta che se la cava più che bene. Nella prima, mamme e papà a orario e reddito fisso non hanno tempo per discutere o soldi per comprare snack sani nei negozi biologici-biodinamici-bioetici; e spesso ripiegano sulle merendine. Nella seconda, le merendine ven-, gono disprezzate causa maggiore cultura aumentare, ossessione per la linea, e alternative preparate o comprate dalle colf. Che però sono l'anello debole: sovraffaticate, intristite perché hanno lasciato tre bambini in Ecuador e devono star dietro a due insopportabili Lupo e Dianora che urlano reclamando un Pingui a testa, glielo comprano a patto che la mamma anoressica non sappia nulla. Anche le mamme e i papà con appetito normale, buon reddito e molto lavoro ogni tanto crollano. E se hanno un'emergenza e devono portarsi il pupo in ufficio di sabato, lo corrompono corredandolo di schifezze. Inutilmente, peraltro. PIZZA fOtJVBL Siamo davvero diventati il Paese delle tre merendine al giorno? Vien voglia di sperare che i dati siano esagerati. E trovare un rimedio sembra difficile, E' difficile convincere un bimbo medio a mangiarsi frutta e yogurt come fosse una modella mentre i compagni devastano succulenti fagottini. Ma è meno difficile, forse, convincerlo ad apprezzare le cose che ci piacciono. Quelle pizze e focacce ora al 12 per cento, per (lire. Basta una sosta di tre minuti dal fornaio; bastano un po' di gustosi carboidrati che non fanno male. Neanche a noi. Indifesi sotto il bombardamento degli spot i genitori non preparano più il classico panino Gli snack fanno la differenza tra classi sociali

Luoghi citati: Danimarca