Pistolero per vendicare il figlio di Fabio Albanese

Pistolero per vendicare il figlio Siracusa: il ragazzo era stato arrestato, il padre ha sparato a tutti i colleghi fiorai Pistolero per vendicare il figlio Un morto e cinque feriti 1 Fabio Albanese siracusa Ha ucciso un collega di lavoro, ne ha feriti altri cinque, riducendone due in fin di vita. E tutto perché li considerava responsabili dell'arresto del figlio, avvenuto solo poche ore prima. E' stato un pomeriggio di terrore, ieri ad Avola, un centro a Sud di Siracusa, dove nel giro di un'ora Giuseppe Cancemi, 64 anni, fioraio, spostandosi con la sua Vespa ha sparato contro sei persone, in tre punti diversi della città. Prima di essere ammanettato ha anche tentato di aggredire carabinieri e polizia, puntando loro addosso la sua pistola e aggredendo uno dei militari. Secondo la prima ricostruzione degli investigatori, ancora confusa e con molti particolari da chiarire, Cancemi ieri ha preso una pistola a tamburo, una calibro 38, in un sacchetto di plastica ha messo una cinquantina di cartucce, ed è uscito di casa intorno alle 15,30; è salito sulla sua vecchia Vespa 50 bianca e ha raggiunto il cimitero. Lì c'era la sua prima vittima predestinata, Paolo Guastella, 42 anni, persona molto nota in paese dove, oltre a gestire il più importante negozio di fiori, ria un'impresa di pompe funebri e cura anche la costruzione dei carri allegorici di carnevale. Guastella capisce subito le intenzioni di Cancemi, scappa e cerca rifugio all'interno dell'ufficio del cimitero. I soccorritori lo troveranno morto accanto ad un tavolo, in mano ancora il telefonino con il quale aveva tentato di chiedere aiuto. Cancemi gli aveva sparato i sei colpi della sua rivoltella, già ricaricata quando davanti a lui spunta Paolo Tiralongo, 27 anni, genero di Guastella. Il giovane capisce le intenzioni e cerca anche lui di scappare, provando a rifugiarsi nella rivendita di fiori del suocero, proprio davanti al cimitero. E' lì che Cancemi scarica per la seconda volta la sua pistola, anche se non riesce ad ucciderlo. Cancemi, come un robot, risale quindi sulla sua Vespa e va in direzione del paese. Arriva in via Palestro, dove incontra Clara Ti¬ ralongo, 51 anni, madre di Paolo, e Maria Morello, 56 armi. Sono anche loro fioraie. Spara ancora, Cancemi, ferendole gravemente. Ma non è ancora finita. La Vespa riparte, stavolta la destinazione è piazza Cappuccini, mezzo chilometro più avanti. Qui Cancemi incontra Sebastiano Iacono, 56 anni, e Innocenzo Buscemi, 19, gli ultimi due obiettivi del pomeriggio di sangue. Spara e scarica per l'ultima volta la sua pistola prima di risalire sullo scooter e ripartire, nuovamente in direzione del cimitero. Una macchina dei carabinieri lo intercetta sulla circonvallazione. I militari cercano di bloccarlo, lui prova a reagire e punta la pistola contro di loro, quindi ne aggredisce uno morsicandolo ad una mano. Arrivano altre pattuglie di polizia e carabinieri, lo circondano armi in pugno. Lui si accascia per terra, lasciando cadere la pistola: un malore è riuscito finalmente a fermare il suo raid omicida. Cancemi viene portato in caserma. I cinque feriti, d'urgenza in ospe- dale. Sono tutti in prognosi riservata e in serata sono stati sottoposti ad interventi chirurgici. Una delle due donne, e il ragazzo di 19 anni sarebbero in condizioni disperate. Cancemi 35 anni fa aveva già ucciso una volta; sparò contro un amico, per motivi passionali. In primo grado fu condannato a 14 anni, ne scontò 10 dopo la sentenza d'appello. Seduto su una sedia, in una stanzetta della caserma, agli investigatori ieri sera ha raccontato confusamente i perché di un po¬ meriggio di sangue. Nella notte precedente il figlio di 17 anni, con cui avrebbe un legame affettivo morboso, era stato arrestato perché sorpreso a rubare un'autoradio. La notizia dell'arresto lo avrebbe sconvolto. Cancemi più volte, in passato, aveva avuto diverbi con i colleghi fiorai di Avola che con lui si lamentavano proprio del comportamento del suo ragazzo. Ieri li ha ritenuti responsabili dell'arresto; forse, avrà pensato, era stato uno di loro a far sapere a polizia e carabinieri che stava facendo quel furto, o forse ha pensato che uno di loro lo aveva accusato ingiustamente pur di toglierselo di mezzo. E lui ha deciso di punirli tutti, i colleghi fiorai che sparlavano del suo ragazzo: «Quando ha saputo che suo figlio era stato arrestato racconta un investigatore - ha ancora una volta chiuso gli occhi, ha preferito credere che suo figlio fosse vittima della maldicenza dei colleghi e ha reagito con un raptus di inaudita violenza». Un morto e cinque feriti, un bilancio che rischia di non essere definitivo. L'uomo ha compiuto il folle raid in sella al motorino Due persone sono in fin di vita 1 li cimitero di Avola (Siracusa), dove ieri Giuseppe Cancemi ha cominciato il suo folle raid per vendicare l'arresto del figlio

Luoghi citati: Avola, Siracusa