Collaboratore di giustizia uccide un algerino

Collaboratore di giustizia uccide un algerino L'omicidio è avvenuto nella casa dell'ex boss a Roma, sequestrate due pistole con le matricole cancellate Collaboratore di giustizia uccide un algerino // pentito aveva fornito informazioni sull'attentato a Borsellino roma Un algerino è stato ucciso ieri in un appartamento a Roma da un collaboratore di giustizia che si è poi costituito. Il delitto è avvenuto in via Sisto IV, nella zona della Pineta Sacchetti, nella periferia a Nord-Ovest della città. Teatro del fatto di sangue un palazzetto di quattro piani che si trova in una piccola strada tranquilla e di fronte al quale c'è una villa abitata sino all'anno scorso dal cantante Franco Califano. L'assassino è Vito Lo Forte, 50 anni, un «pentito» con precedenti penali per reati legati al traffico di stupefacenti che era stato anche interrogato nell'ambito delle inchieste sulla strage di Capaci e di via D'Amelio. Di quest'ultima aveva dato indicazioni sull'auto utilizzata per l'attentato al giudice Borsellino. Vito Lo Forte era vicino alla famiglia mafiosa del clan Fidanzati-Galatolo. L'omicidio è avvenuto nell'appartamento di Lo Forte, che era a Roma per motivi legati alla sua collaborazione. La vittima, di cui non è stata ancora accertata l'identità, ha una apparente età di 45 anni. E' stato lo stesso Lo Forte a telefonare al Servizio centrale di protezione che ha avvisato i carabinieri. In casa, Lo Forte aveva due revolver, sembra calibro 38 con le matricole cancellate, che sono state sequestrate. Si ipotizza che una delle due armi sia stata utilizzata per uccidere l'è \lì acomunitario. Sul luogo del delitto sono andati gli investigatori della Omicidi e la Scientifica del nucleo operativo di via In Selci. Lo Forte è stato quindi accompagnato negli uffici del Nucleo operativo dove sinora nonna spiegato i motivi dell'ornici- dio. Vito Lo Forte aveva fornito alla procura di Caltanissetta gli elementi in base ai quali Vincenzo Scotto fu accusato di avere intercettato il telefono della madre di Paolo Borsellino, in preparazione della strage di via D'Amelio. Condannato all'ergastolo in primo grado, Scotto è stato assolto in appello. Lo Forte, palermitano, legato alla «famiglia» della borgata Arenella, cominciò a collaborare con la procura di Palermo, fornendo una radiografia dei traffici di droga gestiti dalle cosche dei Madonia e dei Calatolo. Mesi fa era stato interrogato dalla procura di Palermo, durante le indagini sul parlamentare di Forza Italia, Marcello Dell'Utri. Secondo «voci» circolate a palazzo di giustizia nelle scorse settimane, Lo Forte aveva dato segnali di un grave esaurimento nervoso. (Ansa)

Luoghi citati: Caltanissetta, Capaci, Roma, Vito Lo Forte