Dal mondo a Torino per vincere il cancro di Gabriele Beccaria

Dal mondo a Torino per vincere il cancro Borse di studio per ricercatori stranieri Dal mondo a Torino per vincere il cancro Dai laboratori dell'Istituto di Candiolo parte un programma unico in Italia Gabriele Beccaria TORINO Joerg Enssle è arrivato dalla Germania, Laurie Ailles dal Canada. Hanno laurea a pieni voti e prestigiosa superlaurea, il PhD, e sono sbarcati con l'entusiasmo delle idee nuove nei laboratori di Candiolo, alle porte di Torino. All'Ircc, l'Istituto per la ricerca e la cura del cancro, vengono considerati l'avanguardia di una fuga di cervelli al contrario. Abituatici da anni al lamento sull'emigrazione intellettuale e scientifica, questa coppia di giovani promesse ribalta certezze e stereotipi e segna l'inizio di una possibile rivoluzione: anche l'Italia, da sempre in coda per gli stanziamenti alla ricerca (con poco più di un risibile 1 per cento del pil), comincia a fare da magnete per le intelligenze internazionali. Il mondo globale, per una volta, ci sorride anziché umiliarci. A raccontare questa discreta immigrazione di camici bianchi è stato un meeting, ieri, a Vercelli, con i protagonisti di un programma unico nel nostro Paese, che si spera faccia scuola al più presto: Dario Casalini, presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Vercelli che ha stanziato i fondi per le borse di studio, un miliardo in un trienno, insieme con Felice Gavosto (direttore scientifico dell'Ircc), Giampiero Gabotto Renato Dulbecco (vice presidente), Paolo Comoglio (vice direttore scientifico e direttore della Divisione di oncologia molecolare) e Allegra Agnelli (presidente della Fondazione piemontese per la ricerca sul cancro). «Il nostro scopo è formare scienziati per il fondamentale lavoro di interfaccia tra la biologia molecolare e la medicina clinica - ha spiegato Comoglio -: la frontiera del futuro, infatti, è combattere il cancro individuando i metodi per arrestare la crescita tumorale senza danneggiare la crescita delle cellule sane». Dopo Joerg e Laurie sono previsti altri europei, americani e giapponesi. «Molto giovani, eccezionalmente preparati»; è questo - ha sottolineato Comoglio - l'identikit dei candidati che verranno selezionati nel prossimo futuro. «Diamo loro grandi opportunità e, alio stesso tempo, dei loro studi beneficeranno i nostri laboratori e gli italiani che ne fanno parte, perché avranno l'opportunità di assimilare le esperienze e le tecniche degli "ospiti"». L'idea è quella di ispirarsi all'America, alla logica vincente che l'ha resa la Superpotenza della scienza: importare i migliori dal resto del Pianeta e metterli in condizione di dare il massimo. E' successo anche a Rita Levi Montalcini e a Renato Dulbecco. Il loro Nobel non si sarebbe mai materializzato senza la provvidenziale trasferta oltreoceano. Renato Dulbecco