Elicottero indiano abbattuto in Kashmir di Claudio Gallo

Elicottero indiano abbattuto in Kashmir India-Pakistan, la guerra strisciante Elicottero indiano abbattuto in Kashmir [Ingruppo islamico: siamo stati noi Delhi accusa l'esercito dilslamabad Claudio Gallo Se la terza guerra del Kashmir non è ancora cominciata, poco ci manca: prima i raid aerei indiani contro un attacco di «infiltrati» pachistani, poi l'abbattimento di due caccia di New Delhi e, ieri, quello di un elicottero da assalto Mi-15, colpito probabilmente da un missile Stinger (made in Usa, lo usavano i mujaheddin afghani per abbattere gli elicotteri sovietici), lanciato dai guerriglieri musulmani. L'India ha ammesso le perdite ma dei due aerei solo uno, un Mig-27, sarebbe stato centrato da un razzo terra-aria. L'altro, un vecchio Mig21, sarebbe caduto per un guasto. Bilancio: un pilota morto, l'altro prigioniero, tutti morti i quattro elicotteristi. Islamabad ammette di aver distrutto due aerei che avevano sconfinato nella parte di Kashmir sotto il suo controllo. L'abbattimento dell'elicottero è stato rivendicato dal Consiglio unito della Jihad, organizzazione che riunisce diversi gruppi islamici. Versione respinta da Delhi che accusa l'esercito pachistano. Sembra ripetersi, su piccola scala, il copione della guerra del '65, quando i pachistani cercarono di sorprendere l'India con un attacco improvviso. La differenza è che ora a combattere tra i ghiacciai eterni del Kashmir settentrionale non ci sono soldati in uniforme ma guerriglieri - «infiltrati», li chiamano gli indiani. Quest'anno ai piedi del Karakorum la neve ha cominciato a sciogliersi prima osi è potuto riaprire in anticipo la strada che unisce Srinagar a Leh, capoluogo del Ladak, il «piccolo Tibet». Questo fatto fortuito ha portato alla scoperta di almeno 400 «infiltrati» che cercavano di tagliare la strada tra le due città all'altezza di Kargil, dove l'arco del percorso si avvicina di più alla Linea di Controllo, la divisione temporanea-perenne stabilita dal trattato di Simla, siglato all'indomani della guerra del Bangladesh, nel '72, fra il Kaslimir indiano e quello pachistano. Per contenere i guerriglieri penetrati nel proprio territorio, l'India ha usato soprattutto l'aviazione: cacciabombardieri ed elicotteri. Secondo i generali di Delhi, al¬ meno 200 «infiltrati» sarebbero morti, gli altri arroccati su varie alture strategiche. L'India sostiene che gli invasori, afghani appoggiati da commando pachistani e dot-iti di armi sofisticate, non avrebbero potuto muoversi in quella zona senza l'appoggio tecnico dell'esercito di Islamabad. Questo riaccendersi della «guerra strisciante» ha avuto ripercussioni anche sul ghiacciaio Siachen, qualche centinaio di chilometri a Est, 77 chilometri di ghiaccio sopra i 5 mila metri, davanti al passo del Karakorum, dove sono ripresi gli usuali cannoneggiamenti. Lassù si consuma la guerra più alta del mondo, dove ne uccide più la natura che il cannone, e sparare un colpo di fucile costa come sparare un colpo di cannone in pianura. A sapere che cosa capiti esattamente tra quei picchi sono probabilmenti soltanto i due comandi avversari {e i satelliti della Cia), che combattono anche la solita battaglia propagandistica fatta di accuse reciproche e ambigui inviti al dialogo. Ieri i due premier hanno discusso della crisi per telefono e Islamabad ha chiesto l'intervento di un mediatore dell'Onu. Il ministro pakistano dell'Informazione Mushahid i lassain ha poi dichiarato alla tv privata «Star» che il capo della diplomazia del suo Paese, Sarta) Aziz, presto sarà in India per incontrare esponenti del governo di Delhi. A preoccupare, più ancora della guerra strisciante è la cornice del conflitto: uno scenario di escalation nucleare dove a test nucleare segue test nucleare e non nasce un nuovo missile da una parte che l'altra non ne inventi uno subito dopo, in un angosciante e ridicolo rincorrersi di sigle e nomi mitologici. Il fatto che l'India si limiti agli attacchi aerei fa pensare che i suoi generali non vogliano esacerbare il conflitto. Bisognerà capire quale sono le intenzioni del Pakistan, che sembra voler stuzzicare il vicino in un momento di instabilità politica, alla vigilia delle politiche di settembre. Questo, paradossalmente, sarebbe un regalo ai nazionalisti lu'ndu. Dopo 52 anni, sanguina ancora la ferita della Partizione.

Persone citate: Aziz