Le prove Usa contro Milosevic di Franco Pantarelli

Le prove Usa contro Milosevic Le prove Usa contro Milosevic Ottenute attraverso i satelliti-spia Franco Pantarelli NEW YORK A consentire l'emissione del mandato di cattura contro Slobodan Milosevic è stato principalmente il materiale raccolto dagli Stati Uniti grazie ai loro satelliti-spia. Contiene videotape, registrazioni di conversazioni telefoniche fatte da Milosevic in persona e insomma tutto il necessario per stabilire che il piano «Ferro di cavallo», cioè l'operazione di «pulizia» del Kosovo, era stato pianificato proprio da lui circa un anno prima che venisse messo in atto. Il «Washington Post» che riferisce questo particolare dice anche che c'è stato un lungo braccio di ferro fra il governo americano e il tribunale internazionale dell'Aja per arrivare alla consegna di quel materiale, avvenuta solo pochi giorni fa. Le ragioni per cui gli americani non volevano fornire quelle prove non è chiara: forse per non dare ai serbi la possibilità di correre ai ripari, azzarda il giornale, forse per non compromettere le possibilità di trattativa con Milosevic, che dopo remissione del mandato di cattura si sono fatte ancora più scarse di quanto non fossero prima, o forse per non «bruciare» qualche loro uomo. Alla fine comunque il materiale è arrivato all'Aja e il Presidente del tribunale internazionale, Louise Arbour, ha potuto stilare formalmente contro Milosevic e quattro dei suoi uomini l'accusa di avere «pianificato, istigato, ordinato, commesso, sostenuto e consentito la campagna di terrore e violenza contro la popolazione civile del Kosovo». Le prove raccolte dagli inglesi e da alcune organizzazioni umanitarie di cui la Arbor disponeva fino all'arrivo di quelle americane a quanto pare non sarebbero state sufficienti ad emettere un'accusa così precisa. Naturalmente, come sempre accade quando ci sono di mezzo i servizi segreti, c'è il sospetto che l'intento di chi ha fornito al «Washington Post» queste notizie fosse quello di rivalutare in qualche modo il lavoro delle spie americane, il cui ultimo, clamoroso fiasco è stato la scoperta che negli ultimi venti anni non c'è stato un ordigno prodotto dai laboratori supersegreti americani che non sia finito nelle mani dei ricercatori cinesi. In questo caso, le informazioni riguardanti Milosevic e i suoi uomini sono state raccolte dalla Interagency Balkan Task Force, un'entità che comprende personale della Cia, della Dia (il servizio informazioni della Difesa), del Consiglio per la sicurezza nazionale e del dipartimento di Stato. Il coinvolgimento di tanta gente sembra aver giovato all'efficacia del lavoro, ma non evidentemente al mantenimento del segreto, visto che è finito sulle pagine di un giornale. Il braccio di ferro fra Washington e L'Aja, comunque, sembra destinato a continuare. Se mai Milosevic dovesse essere processato, infatti, è chiaro che per «inchiodarlo» il materiale consegnato dagli americani dovrebbe essere esibito. Ma a questo gli Stati Uniti hanno già detto che si opporranno. La ragione? «Per non compromettere la continuazione del lavoro», ha detto David Scheffer, capo dell'ufficio crimini di guerra del dipartimento di Stato. Il Presidente del tribunale internazionale la canadese Louise Arbour

Luoghi citati: Aja, Kosovo, L'aja, New York, Stati Uniti, Washington