Altre bombe in Adriatico I pescatori si ribellano di Maria Corbi

Altre bombe in Adriatico I pescatori si ribellano Altre bombe in Adriatico I pescatori si ribellano Maria Corbi ROMA I pescatori dell'Adriatico non sono soddisfatti dei 60 miliardi stanziati ieri dal governo e protestano per il fermo della pesca che non è stato reso obbligatorio. E mentre continuano lo stato d'agitazione e minacciano scioperi gli aerei Nato hanno di nuovo, ieri, sganciato bombe al largo di Ancona. Il dipartimento militare marittimo dell'Adriatico ha sollecitato la capitaneria di porto a diffondere un nuovo avviso per segnalare un'altra zona a rischio per le reti. Una situazione che fino ad oggi ha causato molti danni ai pescatori e che minaccia la prossima stagione turistica della costa. Il decreto legge firmato ieri - che piace a Federpesca, la federazione aderente a Confindustria - ha stanziato 60 miliardi, metà dal fondo nazionale del credito peschereccio e metà da cofinanziamenti comunitari e ha deciso uno stop alla pesca, sotto forma di fermo volontario, dal 4 giugno al 15 luglio. Ha reso inoltre retroattivi gli indennizzi ai pescatori fermi dal 14 maggio. Le modalità di attuazione e l'entità dei premi verranno definite con un decreto del ministro delle Politiche agricole. E sarà proprio il ministro De Castro a presiedere il 2 giugno la commissione consultiva sulla pesca marittima, durante la quale si discuterà il de¬ creto del governo con le associazioni dei pescatori. Ad esasperare i pescatori è, soprattutto, la scelta del governo di non indicare le zone più a rischio e l'aver lasciato ai pescatori la responsabilità di decidere se uscire con le barche o no. Oltre all'aver fatto passare la sosta «causa guerra» come un normale fermo tecnico. Una scelta che, secondo i parametri comunitari, penalizzerebbe le unità da pesca sotto le 50 tonnellate. «Ci voleva una norma nuova - ha spiegato il presidente di Legapesca, Ettore Ianì che tenesse conto del fatto che siamo in guerra». Ma sul fermo obbligatorio per tutti c'è una spaccatura tra i pescatori visto che questo è il periodo dove in alcune località si chiude quasi il 40 per cento del fatturato annuo. Il sottosegretario alla Difesa Paolo Guerrini, che ha partecipato ad Ancona all'assemblea delle marinerie adriatiche, è d'accordo sull'obbligatorietà del fermo visto che «non è possibile valutare lo stato di reale pericolo». Oltre a decretare l'agitazione e a convocare un comitato che deciderà sullo sciopero, Legapesca, Federcoopesca e Aicp hanno chiesto un incontro coi parlamentari delle regioni adriatiche perché sostengano le loro posizioni. I pescatori chiedono risposte certe sui tempi di bonifica e sulla sicurezza. Per Giampaolo Buonfiglio, presidente Aicp, «dopo il decreto il livello di incertezza rimane elevato». Il documento messo a punto dalle cooperative della pesca, oltre che premi per il fermo, prevedeva la concessione di indennizzi anche a favore delle cooperative di commercializzazione di trasformazione, che abbiano registrato riduzioni nei conferimenti di almeno il 30% rispetto alla media dell'attività, oltre ad un aumento da 60 a 70 miliardi dell'importo indennizzi. «Le nostre proposte non sono state recepite», ha detto Ianì della Legapesca che spera in una modifica del decreto. «Abbiamo preso atto che le risposti; del governo sono state parziali e quindi anche la nostra soddisfazione è parziale».

Persone citate: De Castro, Ettore Ianì, Giampaolo Buonfiglio, Ianì, Paolo Guerrini

Luoghi citati: Ancona, Roma