«Dichiarazioni terroristiche»

«Dichiarazioni terroristiche» LA REAZIONE DEI LAVORATORI «CONTRO DI NOI ACCUSE PROVOCATORIE» «Dichiarazioni terroristiche» / sindacati: solo bugie, lo denunciamo reportage Fabio Poloni MILANO MA va là...», dice in milanese Francesco Italiano, seduto davanti ;il triplo monitor del deposito Atm di viale Famagosta, un occhio ai mezzi pubblici arancioni, un orecchio alle accuse dol sindaco, alle contenne della giunta, al neonato terrorismo che si anniderebbe tra i venti depositi e i novemila dipendenti dell'azienda. «In ventuno anni di servizio non ho saputo di un terrorista fermato o sotto inchiesta. Mai un volantino, mai una stella a cinque punte... Micn siamo l'Alfa Romeo, noi», sostiene d'un fiato, sul tavolo fresco di tipografia il volantino dei sindacalisti di buse dello Rsu cho promettono «querele sicuro» contro il sindaco. «Sicuro conio l'oro che lo denunciamo», si trattiene a fatica Tonino Antonietta Slai Cobas, il sindacato nel mirino dol sindaco, «E' in atto il tonta! ivo tli criminalizzarci, Albertini cerca ogni strada per far fronte al movimento dei lavoratori. Ma non ce la farà», promotte guerra ma non pallottole il sindacalista, il trenta per cento dei lavoratori con lui all'ultimo sciopero, con i mezzi termi malgrado il no dei sindacati confederali. «Abbiamo parlato anche con il magistrato Gerardo D'Ambrosio, non vogliamo che si facciano certi paragoni...», respinge al mittente le critiche Tonino Antonietti. Già i paragoni. L'Atm non è l'Alfa Romeo, dicono tutti. Anche negli anni caldi, quando ad Arose c'erano 110 militanti della colonna brigatista «Walter Alasia», all'Atm c'era il più grande serbatoio di tessere dolla democrazia cristiana milanese, con i Maurizio Prada, i Riva Cambrin, i vertici della municipalizzata a far di conto prima di finire nelle maglie di Antonio Di Pietro. Un deserto politico a senso unico, come nella tradizione di tutte le municipalizzate milanesi. «Il sindaco si è bevuto il cervello. Qui non ci sono le Brigate rosse, c'è solo una difficile vertenza sindacale. Noi chiediamo trecento assunzioni, i Cobas ne vorrebbero mille. La differenza tra noi o loro sta solo in questo», butta acqua sul fuoco Franco Fedeli, Cgil Trasporti, sindacato ufficiale e da sempre maggioritario tra i bigliettai e i controllori, gli autisti e gli operai. «Su questi tomi faremo assembleo por risponderò al più presto al sindaco», giura, mentre si arroventa il tavolo dello trattative, prossimo incontro martedì primo giugno, prossimo sciopero otto giorni dopo. I Cobas vanno giù duri. Quelli della Rsu, rappresentanze sindacali unitarie, si allineano con la voglia di querela. Tra i confederali, e sembra questo il primo risultato dello accuso di Albertini, spira la stessa aria. «L'unico terrorista ò il sindaco. Lo ha fatto con i vigili urbani, e adesso ha deciso di provarci con noi», guarda avanti Luigi Rzm Caruso, delegato Uil di baso, divisa blu e galloni da controllore da una vita. «Se il sindaco credo di colpirci così si sbaglia di grosso...», taglia corto, seduto nel bunker informatico dol deposito di viaIo Famagosta. Sui muri del deposito di via Teodosio ci sono le scritte fatte con gli spray contro la guerra, contro la Nato, contro D'Alema e nemmeno uno straccio di stella a cinque punte. «Se sapessimo che c'è un bierre tra di noi saremmo i primi a cacciarlo», assicura convinto il sindacalista della Uil mentre racconta delle assemblee per la tragedia in Kosovo e pure per quelle di via Salaria, quando i brigatisti hanno sparato a Massimo D'Antona. «Se il sindaco sa qualcosa vada dai magistrati, faccia le denunce invece di sparare sui lavoratori», tuona un altro, il Manifesto sotto al braccio, un orecchino al lobo, via di corsa dal deposito di Rogoredo perché a fine turno. «Adesso ci aspettiamo che il sindaco faccia i nomi e i cognomi...», lancia la sua sfida, mentre racconta dei turni massacranti, dei seicentocin quanta mezzi arancioni che vanno su e giù per le strade di Milano ogni giorno, solo grazie allo straordinario dei dipendenti. «Solo grazie a quelle ore in più che ci pagano una miseria», assicura mentre già ingrana la prima. «Se non ci fosse da ridere, ci sarebbe da piangere», scuote la testa il graduato Francesco Italiano, una vita a far galloni e adesso pure lui bollato come terrorista. «Mi sembra che siamo gli unici ad avere senso di responsabilità, siamo gli unici a guardare al futuro di questa azienda e a quello che vuol dire per una grande città come Milano avere dei mezzi pubblici che funzionano», ripete tutto d'un fiato Franco Fedele della Cgil, sicuro che in città scoppierà prima il traffico in una bolla di smog e e magari poi le accuse «brigatiste» del sindaco Albertini in una bolla d'aria. «In quasi trent'anni qui non hanno mai né fermato né messo sotto inchiesta nessuno . E non è mai comparso neppure un volantino»

Luoghi citati: Arose, Kosovo, Milano