I «predatori» della moda di E. B.

I «predatori» della moda I «predatori» della moda Il gruppo italiano ora cambierà pelle corrispondente da PARIGI Alle beffe, la Vuitton non aggiungerà i danni. Pinault le scippa la Gucci, ma il colosso di Bernard Arnault «mantiene buone prospettive di crescita sul breve e medio termine». Parola di Florence Hernandez, tra le più apprezzate analiste sulla piazza finanziaria parigina - ormai in frenetica ebolizzione. Superato il contraccolpo della crisi asiatica (un mercato da sempre strategico per il lusso francese), Lvmh naviga in acque relativamente calme malgrado lo scacco Gucci. E tuttavia, qualche nube minacciosa si addensa all'orizzonte. Monsieur Arnault era, finora, l'azzimato predatore solitario della Galassia Lusso. Moda, pelletteria, profumi, cosmetici, cognac & alcolici (l'ultimo gioiellino: lo Chà- teau d'Yquem, da almeno duecentomila lirette la bottiglia), champagne, più varie ed eventuali. Da Vuitton - conquistata espellendone, salvo un erede «collaborazionista», la famiglia - a Dior, Givenchy, Lanvin, Hennessy, Moèt et Chandon... il suo felpato, inarrestabile shopping l'aveva quasi trasformato in monopolista. Ma ora dovrà vedersela con l'asse Gucci-Ppr: Pinault-Printemps-Redoute. Ossia l'inatteso connubio di un pellettiere fiorentino dalle fortune mondiali con un big del commercio, specializzatosi nella grande distribuzione. «Sono due culture troppo diverse per interagire fruttuosamente» ci disse Arnault qualche settimana fa. Ma, perlomeno sul piano giuridico, la magistratura olandese non ha nulla da obiettare alla coabitazione. E su quello commerciale, sbarazzatasi del terzo incomodo l'unione si annuncia aggressiva. E tre miliardi di dollari freschi in cassa stuzzicano l'appetito. Dal mono al duopolio? Non è difficile immaginare una Lvmh intenta ad arrovellarsi sul dilemma. Sino al gennaio scorso, i due Bernard non erano quasi mai entrati in rotta di collisione malgrado la carta stampata attiri significativamente entrambi (Arnault possiede il quotidiaano economico «La Tribune», e Pinault il terzo News Magazine francese: «Le Point»). Ma dopo neppure un semestre sono alla reciproca querela personale per diffamazione. E seppellire l'ascia di guerra su Gucci - ammesso Vuitton lo faccia: per ora contrattacca, sia pure con speranze seminulle, contrattacca - non servirà. Entrati in rotta di collisione sulla Gucci, Lwmh e Ppr sono con¬ dannati a rimanervi sine die. Ne approfitteranno, in primis, le prede. Al «prendere o lasciare» Vuitton succederà forse la logica del miglior offerente. E tuttavia per Gucci la sfida si annuncia piuttosto ardua malgrado l'euforia odierna. Aveva un'identità precisa, ancorché estensibile grazie alla crescente diversificazione del marchio. Facendone la sua regina sullo scacchiere della moda, Bernard Pinault la lancia in una avventura dalle ambizioni smisurate ma non priva di rischi. Il più vistoso: che da sovrana, si ritrovi cavallo di Troia. La moda italiana, opulenta ma tutto sommato indifesa contro attacchi massicci, fa gola a parecchi. La capitolazione indolore della Gucci, che rinuncia a essere se stessa pur ottenendo il partner di suo gradimento, potrebbe rivelarsi contagiosa. [e. b.]

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