Milosevic, ordine di cattura in 185 Paesi

Milosevic, ordine di cattura in 185 Paesi Con il Presidente incriminati dal Tribunale penale dell'Aia quattro leader politici e militari Milosevic, ordine di cattura in 185 Paesi Clinton: chiedo al mondo intero di eseguire l'arresto Crimini contro l'umanità. E' l'accusa del Tribunale penale intemazionale per l'ex Jugoslavia contro «Slobodan Miloscvic, presidente della Repubblica Federale Jugoslava, Milan Milutinovic, presidente della Repubblica Serba, Nikola Sainovic, vice primo ministro della Repubblica Federale Jugoslava, Dragoljub Ojdanic, capo di Stato Maggiore delle forze armate della Repubblica Federale Jugoslava, Vlajko Stojiljkovic, ininistro degli Interni della Repubblica Serba». Nella palazzina alla periferia dell'Aia che ospita il Tpi, il Procuratore capo Louise Arbour snocciola i cinque nomi dei massimi leader politici e militari di Belgrado uno dopo l'altro, senza emozioni, anche se per la prima volta il Tribunale chiede di arrestare un capo di Stato in carica. Tutti e cinque, dice adesso questa minuta signora canadese che rappresenta la pubblica accusa alla Corte istituita dalle Nazioni Unite, «sono penalmente responsabili per la deportazione di 740 mila kosovari albanesi dal Kosovo e per l'uccisione di oltre 340 kosovari albanesi identificati». I nomi degli uccisi stanno in un'appendice alla richiesta di ine rin lina /.ione: il più piccolo si chiamava Ai rin Jmeraj e aveva due anni. L'hanno ammazzato i miliziani serbi a Crkolez il 27 marzo assieme ad altre 19 persone che portavano tutte il suo stesso cognome. Da lunedì scorso Miloscvic e gli altri quattro imputati sono così insegniti da un mandato di cattura chiesto dalla stessa Arbour e convalidato dal giudice del Tpi David Hunt - tenuto ufficialmente segreto fino a mezzogiorno di ieri per non mettere in pericolo la missione Onu che era a Belgrado. Gli Stati membri delle Nazioni Unite - compresa la stessa Repubblica Jugoslava - e la Svizzera stanno ricevendo in queste ore i mandati di cattura e «un ordine della Corte che chiede a tutti gli Stati di cercare e congelare qualsiasi bene degli accusati che sia sotto la loro giuridizione». Così il Procuratore capo lancia un provocatorio appello al ministro della Giustizia serbo: «Chiedo che gli imputati si costituiscano oppure sia lui stesso ad arrestarli e consegnarli all'Aia». Tutti e cinque, spiega ancora la Arbour, sono accusati «di crimini contro l'umanità - in particolare di omicidio, deportazione e persecuzioni - e di violazione delle leggi e le consuetudini di guerra». Tre accuse riguardano i crimini contro l'umanità, una quelli di guerra e tutte si riferiscono a episodi avvenuti in Kosovo dal 1° gennaio '99 fino a questi giorni - nella richiesta di in- criminazione si citano dieci episodi di deportazione e sette casi di esecuzioni di massa - anche se questo non esaurisce affatto le indagini: «Stiamo continuando ad accumulare le prove sulla base delle quali credo che saremo in grado di espandere le accuse attuali». Tutti e cinque sono stati incriminati non solo per la responsabilità oggettiva - tranne che nel caso di Sainovic - che deriva dal ricoprire i posti più alti nella «catena di comando» serba, ma anche in base alla «loro responsabilità individuale, avendo progettato, istigato, ordina¬ to o comunque aiutato e assistito la progettazione, la preparazione o l'esecuzione» dei crimini su cui si fonda l'accusa. Milosevic e i quattro coimputati - è il teorema che la Arbour vuole dimostrare se mai li porterà alla sbarra - hanno insomma diretto da Belgrado la campagna di deportazioni, violenze e uccisioni sistematiche. Un'accusa della quale la Arbour rifiuta però di rendere pubbliche le prove, anche se dice di avere elementi «molto circostanziati»: «Le dichiarazioni dei testimoni e i documenti rilevanti non saranno pubblici finché gli imputati non risponderanno alle accuse». Ma come spiega il Procuratore capo la sua «bomba» giudiziaria lanciata proprio mentre i Paesi della Nato e Belgrado stanno cercando faticosamente un via di uscita politica dalla guerra? «Io non do consigli ai politici - risponde - ho il massimo rispetto per il loro lavoro». Poi nega di aver avuto qualsiasi pressione e che il momento scelto per gli ordini di cattura sia inopportuno. Ma al di là delle dichiarazioni diplomatiche la Arbour ha le idee chiarissime: «Nessuna pace credibile e duratura può essere costruita sull'impunità e l'ingiustizia». E adesso che è ricercato dal Tpi sarà ancora possibile trattare con Milosevic? Anche qui il Procuratore capo non si nasconde dietro un dito. «Le prove in base a cui questa incriminazione è stata confermata sollevano seri dubbi sul fatto che siano adatti ad essere i garanti di qualsiasi accordo, per non parlare di un accordo di pace. L'mcriminazione in sé non li ha resi meno adatti, ma ha semplicemente esposto la loro inadeguatezza». Un'incriminazione, dice ancora la Arbour, che non è un atto simbolico, anche se le prospettive di vedere Milosevic e i suoi alla sbarra all'Aia appaiono remote: «Ora il mondo è molto più piccolo per loro». E' la stessa opinione della Nato: «Che gli imputati non siano stati portati ancora in tribunale dice a Bruxelles il portavoce dell'Alleanza Jamie Shea - non significa che non ci andranno in un prossimo futuro. Da quando è stato incriminato, Karadzic fa una vita miserevole. E' già prigioniero anche se non sta all'Aia». Il Procuratore Arbour: responsabile della deportazione di 740 mila kosovari e dell'uccisione di oltre 340 identificati. «Seri dubbi sul fatto che possa ora essere garante di qualsiasi accordo di pace» Milosevic stringe la mano ad alcuni alti ufficiali. Nelle foto piccole, da sinistra, Milutinovic e il gen. Ojdanic

Luoghi citati: Belgrado, Bruxelles, Jugoslavia, Kosovo, Svizzera