Dini pacifista irrita Washington

Dini pacifista irrita Washington Dini pacifista irrita Washington «Potremmo dissociarci dall'intervento di terra» ROMA «L'invio di truppe di terra in Jugoslavia sarebbe a tutti gli effetti un'invasione e se così fosse temo che l'Italia sarebbe costretta a dissociarsi». Le parole del ministro degli Esteri, Lamberto Dini, contenute in un'intervista al settimanale Panorama, hanno innescato una nuova polemica al vetriolo a Montecitorio sulla posizione del governo sul Kosovo e provocato una secca precisazione di Washington sul «consenso esistente fra tutti i governi sulla strategia decisa dalla Nato». Dini nell'intervista non ha usato mezzi termini per prendere le distanze dall'ipotesi delle truppe di terra. «Questa decisione brucerebbe vent'anni di lavoro politico e diplomatico», ha detto, dicendosi sicuro del fatto che «l'America non potrà avere l'appoggio della Germania né di molti altri Paesi dell'Alleanza a parte la Gran Bretagna». «In caso di intervento terrestre - conclude Dini - neppure la giustificazione sempre giusta della catastrofe kosovara potrebbe reggere». Parole che pesano all'indomani della decisione di rinviare l'ambasciatore Riccardo Sessa a Belgrado - contestata da alcuni alleati - ed in un frangente in cui gli alti gradi della Nato stanno valutando «ogni opzione» militare dopo la decisione di portare a 50 mila uomini il contingente in Macedonia ed Albania. Non a caso da Parigi il presidente del Consiglio, Massimo D'Alema, ha tentato di rimediare ricordando che «l'intervento di terra non è nei piani» e invitando a non sopravvalutare «discorsi gior- nazistici». La cautela di Palazzo Chigi non è riuscita però ad arginare la polemica. A plaudire sono comunisti unitari e Rifondazione. «Siamo d'accordo con Dini - afferma Armando Cossutta - non dobbiamo dare né un soldo né un soldato ad una guerra che diventerebbe di portata europea». Per Fausto Bertinotti l'annuncio sulla possibile dissociazione è positivo ma «preoccupa» perché «conferma che la situazione sta per precipitare*. «A questo punto è urgente - incalza Bertinotti - che il go¬ verno assuma una posizione colle ufi giale in favore della tregua». Sul fronte opposto Giovarmi Crema, capogruppo dello Sdì, invita Dini a tacere perché «queste affermazioni non giovano a quella che dovrebbe essere la sua missione, la diplomazia». Di fronte al divampare delle polemiche il capo della Farnesina si è difeso parlando di «allarmate dichiarazioni» per «una posizione che non è mia ma del governo e di altri alleati». «Ricordo in proposito quanto detto dal presidente del Consiglio in Senato - spiega Dini - e quanto aveva detto in precedenza il cancelliere Gerhard Schroeder pochi gioni fa a Bari». Ma la replica difensiva giunge quando, dopo quelli di Montecitorio, iniziano ad arrivare alla Farnesina i severi commenti degli alleati, a cominciare da quello di Washington secondo cui la voce di Dini è in contraddizione con lo stesso governo italiano. «L'Italia e tutti i Paesi della Nato sono d'accordo sul fatto che l'attuale strategia è quella giusta e che sta funzionando come è ogni giorno più evidente». [m. mo.l Il ministro degli Esteri Lamberto Din!