Cinque morti per una virata suicida

Cinque morti per una virata suicida A quaranta miglia da Otranto: tra le vittime due bambini, arrestati tre piloti albanesi Cinque morti per una virata suicida Scafo con 31 kosovari contro una vedetta della Finanza Sandro Tarantino LECCE Leonita e Jasic avevano cinque e due anni. Due nomi, due storie, due bambini che non ci sono più. Morti nell'Adriatico ieri mattina all'alba, quando il gommone che li trasportava si è scontrato con un guardacoste della Guardia di Finanza e si è rovesciato, affondando. Cinque le vittime: i due bambini, due donne e un giovane di 23 anni. Erano in 34, tutti kosovari, più tre scafisti, criminali albanesi già arrestati. Sarebbero stati loro, con una virata suicida, a tagliare la strada alla motovedetta finendo contro la prua. Il gommone si è ribaltato, là piccola Leonita è finita in fondo al mare con la mamma, Condita Matoshi, 30 anni, e la nonna, Ruka, di 69; il corpo di Jasic Taulant è stato straziato dalle eliche del motore. Il papà di Jasic, in ospedale, ne ripete il nome, è disperato. La mamma, nel centro di accoglienza, urla. Famiglie smembrate. Il padre di Leonita è rimasto solo: voleva andare in Belgio, raggiungere il fratello passando per 1 Italia. Erano le cinque, l'alba, a 40 miglia da Otranto, in quelle acque dell'Adriatico in cui, due anni fa - nella notte del 28 marzo 97, venerdì santo - la motonave albanese Kater I Rades colò a picco dopo la collisione con la corvetta Sibilla della Marina Militare italiana. Morirono in 86. Il pdauaaam processo, imputato il capitano della Sibilla, Felice Laudadio, si è aperto il 3 maggio: la prossima udienza il 21 ottobre. Collisione allora, collisione ieri. Se vi sono analogie tra i due episodi, dovrà accertarlo la magistratura. Conduce l'inchiesta il pubblico ministero del tribunale di Lecce, lineilo Tramis. Ha ascoltato i superstiti, tutti alloggiati nel centro di accoglienza «don Tonino Bello» di Otranto, meno cinque kosovari ricoverati in ospedale. Le loro condizioni non sono gravi. Al magistrato tocca aprire, come è avvenuto nel caso della Kater I Rade:;, gli accertamenti sui motivi della tragedia. Secondo il colonnello Vincenzo Dima, coman¬ dante della XVII legione della Guardia di Finanza, l'incidente è avvenuto perché gli scafisti «hanno fatto una brutta virata», sicché il gommone si è scontrato con la prua della motovedetta. Versione confermata da una parte dei superstiti, i quali raccontano che gli scafisti, non attenendosi all'alt della Guardia di Finanza, hanno virato rapidamente; ma contrastata da altri superstiti, secondo i quali vi sarebbe stato un vero inseguimento con reciproche virate imo alla collisione. Fosse vera quest'ultima ipotesi, sarebbe un sorprendente strappo alle regole da parte dei finanzieri che pure, costantemente al fianco dei volontari, con un lavoro ininterrotto e faticoso e una prudenza pianificata dai comandi, controllano a distanza di sicurezza - a volte sul radar a un miglio di distanza - i movimenti dei gommoni per evitare pericoli per i profughi, aspettando il trasbordo a riva per tentare di acciuffare gli scafisti. Da anni, i finanzieri lavorano così, giorno e notte. Ien mattina sono state due le motovedette che hanno intercettato in acque internazionali il gommone di otto metri partito da Va Iona. C'erano a bordo 18 donne e 13 bambini. Un secondo gommone avrebbe preferito evitare la Guardia di finanza ritornando in Albania. L'altro ha pro¬ seguito. Gli scafisti hanno tentato di sbarazzarsi della Guardia di Finanza con una spericolata fuga conclusa con la collisione: violenta, a giudicare dal motore deformato dall'urto. L'imbarcazione si è capovolta, gli stessi finanzieri si sono tuffati per salvare i profughi, traendo in salvo anche ì tre scafisti. Sono scoppiati in lacrime anche loro, quando hanno capito. Ora si apre la partita dell'inchiesta e, soprattutto, quella delle accuse. Si farà «piena luce sulla dinamica dell'incidente», dice il presidente del Consiglio Massimo D'Alema. «Le forze dell'ordine sono impegnate a fornire tutti gli elementi in loro possesso e piena collaborazione affinché le indagini della magistratura possano procedere celermente - ha detto -. Ci inchiniamo commossi davanti alle vittime di questa doppia tragedia». Poi annuncia il «fermo impegno perché tutte le responsabilità di quanto è accaduto siano accertate». Ieri, a Bari, il sottosegretario alla difesa Massimo Brutti ha chiesto agli altri Paesi europei di aiutare anche loro i profughi per garantirne presto il rientro a casa. Ma i volontari accusano il governo e chiedono che organizzi viaggi in nave, stroncando così il traffico degli scafisti. Così una tragedia nuova riapre una vecchia polemica. Ma alcuni superstiti accusano: ci hanno inseguiti fino a causare lo scontro I militari si tuffano in acqua per salvare i naufraghi D'Alema: chiarezza ' ' ' Due naufraghi kosovari ricoverati negli ospedali pugliesi Il gommone partito da Valone aveva a bordo 18 donne, 13 bambini e 3 scafisti. Quando si è capovolto, finanzieri si sono tuffati in mare per trarre in salvo le vittime

Persone citate: D'alema, Felice Laudadio, Iona, Massimo Brutti, Sandro Tarantino, Taulant, Tonino Bello, Valone, Vincenzo Dima

Luoghi citati: Albania, Bari, Belgio, Italia, Lecce, Otranto