La Cassazione riapre il caso Calabresi di Giovanni Bianconi

La Cassazione riapre il caso Calabresi i Annullata l'ordinanza della Corte d'appello di Brescia, sarà Venezia a pronunciarsi sul processo La Cassazione riapre il caso Calabresi Soffi: sono sollevato, ma il gioco dell'oca continua Giovanni Bianconi roma" L'avvocato parla di ping-pong. Adriano Sofri - il protagonista di questa vicenda giudiziaria cominciata nel 1988, insieme ai suoi amici e compagni Ovidio Bompressi e Giorgio PietroStefani - di gioco dell oca: «Stavolta torniamo indietro di una casella». Quale che sia lo sport o il passatempo prescelto per i paragoni, la partita non è ancora chiusa, perché la V sezione penale della Corte di Cassazione ha annullato l'ultimo verdetto pronunciato a Brescia e ordinato che un nuovo giudice (il dodicesimo della serie, senza contare le sentenze intermedie) dica la sua sul processo per l'omicidio del commissario di polizia Luigi Calabresi. Stavolta a Venezia. I tre imputati condannati con sentenza definitiva a 22 anni di carcere per quel delitto, commesso a Milano nel maggio del 1972, avevano chiesto la revisione del processo, presentando degli elementi a loro giuidizio «nuovi e sufficienti a ribaltare il giudizio di colpevolezza». La corte d'appello di Milano aveva risposto di no, ma la Cassazione annullò quel verdetto. Le carte passarono a Brescia, ma anche 11 gli imputati si sono visti negare la riapertura del processo. Hanno presentato un nuovo ricorso e ieri un'altra sezione della Corte suprema ha annullato l'ordinanza di Brescia. Toccherà ora alla corte d'appello di Venezia - non prima di qualche mese, considerati i tempi della giustizia ordinaria - pronunciarsi sulla richiesta di Sofri e compagni: se dirà sì ci 1 sarà un nuovo processo «di merito» (solo il grado d'appello, più l'eventuale Cassazione); se dirà no si può immaginare fin d'ora l'ennesimo ricorso alla Corte suprema. Nel frattempo l'ex leader di Lotta continua e Pietrostefani rimangono nel carcere di Pisa, dove sono rinchiusi da due anni e mezzo, mentre Bompressi è fuori per motivi di salute. Se i giudici di Venezia dovessero dichiarare l'ammissibilità della richiesta, sulla base di un'ulteriore istanza gli imputati potrebbero tornare liberi in attesa del nuovo processo. Ma tutto questo si vedrà in seguito. Statistiche ufficiali non ne ha fatte nessuno, ma difficilmente si potranno rintracciare negli annali giudiziari due bocciature consecutive della Cassazione ad altrettante ordinanze che negano un'istanza di revisione. Ciò significa che per i giudici di Venezia sarà obbliga¬ ta la strada della riapertura del processo? «In questa vicenda ho imparato a non azzardare pronostici - risponde l'avvocato Alessandro Gamberini, uno dei legali degli imputati, quello che ha redatto materialmente la richiesta -, anche se credo che il duplice pronunciamento, peraltro accompagnato ogni volta da pareri conformi della procura generale, metta a nudo ì'irragionevolezza del duplice rifiuto». Secondo l'avvocato, «oggi si può dire che dietro ai dinieghi di Milano e Brescia non c'è stata una valutazione fondata sul diritto, ma un forte pregiudizio che si sposava con la mancanza di volontà a riaprire questo processo». Infine una valutazione sul «filtro» istituito dalla legge per valutare le istanze di revisione: «In teoria - dice Gamberini - serve ad evitare ricorsi palesemente infondati, e dunque a non ingolfare la macchina della giustizia, ma se come in questo caso si trasforma in un infinito ping-pong, alla fine a farne le spese è proprio il meccanismo giudiziario». Ci vorrà qualche settimana per apprendere i motivi per cui la Cassazione ha deciso di riaprire - o meglio, di non chiudere definitivamente - il «caso Sofri». Qualche elemento, però, si può rintracciare nel parere col quale un mese fa il sostituto procuratore generale Giuseppe Veneziano aveva chiesto l'accoglimento del ricorso, e quindi l'annullamento dell'ordinanza di Brescia. Una delle «novità» presentate dalla difesa sono le dichiarazioni di un testimone oculare del delitto Calabresi, Luciano Gnappi, che indicò in una foto tessera il volto dell'assassino. I giudici di Brescia dissero che sì, una simile testimonianza poteva ribaltare il giudizio di condanna, però era viziata da «evidente fumosità» e in contraddizione con le dichiarazioni di un altro teste. Ma simili affermazioni, per la Procura generale, altro non erano che «indebite anticipazioni di attività valutative proprie del giudizio di merito». Ci sono poi le fotocopie di un diario scritto dalla moglie del pentito Leonardo Marino (l'accusatore di Sofri e compagni), ritenute inattendibili dalla corte di Brescia con un ragionamento che avrebbe «travalicato i limiti del giudizio di ammissibilità». Nel complesso, secondo il pg, il giudici di Brescia erano caduti in molti «vizi di illogicità e di inottemperanza ai principi di diritto enunciati dalla Corte di Cassazione», e non avevano compiuto «la doverosa disamina sulla prospettiva del proscioglimento per insufficienza di prove». In attesa di conoscere le motivazioni della nuova bocciatura, la partita infinita del procosso SofriCalabresi ricomincia da qui. Tra i nuovi elementi anche un diario della moglie di Marino, finora ritenuto inattendibile Un testimone oculare avrebbe indicato in una fototess/ra il volto del vero killer IMA STORIA LUNGA «842 Gl IT MAGGIO 1*71 Viene ucciso a Milano Luigi Calabresi, commissario capo di polizia ìttuouo ita* *"*1ftriQono arrestati Addano Sofri, , Giorgio Pietrostefani e Ovidio Bompressi, accusati dal pentito ; Leonardo Marino I 2 MAGGIO 1990 II tre imputati sono condannati a m 22 anni di reclusione dalla Corte d'Assise di Milano (Bompressi w come esecutore dell'omicidio, ' Sodi e Pietrostefani come mandanti). La Corte commina 11 I anni anche a Leonardo Marino P 12 LUGLIO 1991 Le condanne vengono confermate In appello 23 OTTOBRE 1992 La Cassazione annulla gli atti e rinvia alla corte d'assise d'appello «1 ©IC8MBSE 1999 I tre «corto prosciolti dal nuovo processo 27 OTTOBRE 1994 La Cassazione annulla la sentenza II NOVEMBRE 1998 Nuova condanna a 22 anni per gli imputati 22 GENNAIO 1997 La quinta sezione penale della Cassazione conferma la sentenza e due giorni dopo entrano In carcere, a Pisa. Som e Bompressi, poi anche Ptetroatefanl MRKWBjNKB»MMMBnKEMra 7 GENNAIO 199B La procura generale di Milano giudica inammissibile la richiesta di riaprire II processo MARZO 199B corte d'appello respinge ' irua di revisione «moni 199» La prima sezione papale della Cassazione annulla con rinvio l'ordinanza del giudici di Milano. La parola passa alla corte d'appello di Brescia 1 MARZO 1999 Brescia dichiara Inammissibile la richiesta di revisione. La difesa presenta quasi subito ricorso In Cassazione. Il procedimento è assegnato alla quinta sezione penale 28 APRILI 1999 E' con una requisitoria scritta di 76 pagine che I! sostituto procuratore generale, Pietro Veneziano, chiede che l'ordinanza di Brescia venga annullata e che gli atti vengano trasmessi alla corte d'appello di Venezia 27 MAGGIO 1999 collegio di magistrati della quinta statone penalo della Corto di Cassatone decida di annullare con rinvio per nuovo esame rordlnanImpugnata dagli avvocati. Sa— om i giudici di Venezia a * occupare della vicenda E adesso? Due i possibili scenari: I giudici di Venezia possono dichiarare, nuovamente. Inammissibile l'istanza o, al contrario, ammissibile. In questo secondo caso, gli avvocati della difesa potranno presentare istanza di scarcera- | zione per i tre Imputati in attesa che venga celebrato un nuovo < processo par il delitto Calabresi. * Luigi Calabresi Luigi Calabresi Adriano Sofri e Giorgio Pietrostefani durante l'incontro con i giornalisti ieri all'interno del carcere di Pisa #«'«^