Ora spuntano le «brigate internazionali» di Francesco Grignetti

Ora spuntano le «brigate internazionali» Voci su campi paramilitari «misti» in Umbria. E qualcuno teme infiltrazioni tra gli ultras del calcio Ora spuntano le «brigate internazionali» A Milano Albertini lancia un sospetto. Ed è polemica Francesco Grignetti ROMA Ormai si sospetta di tutto: secondo indiscrezioni, il sottosegretario all'Interno, Giannicola Sinisi, in una audizione segreta davanti alla commissione stragi, avrebbe ipotizzato un piano destabilizzante delle Brigate Rosse pronte a «infiltrarsi* perfino tra gli ultras del calcio. E si «scrutano» le scritte: l'ultima, inneggiante alle Brigate Rosse è comparsa sulla facciata del Duomo di Como. Altre si vedono nelle vie del centro. Sembra l'ennesimo impazzimento di ragazzi cretini, ipnotizzati dal ritomo del terrorismo. Ma i carabinieri di 11 si scervellano: che cosa significano mai i riferimenti al «Tikko» e al «Dakpc»? La risposta non è tranquillizzante. Il «Tikko» è il braccio armato di un parti tino turco fuorilegge, appunto il «Dakpc» di ispirazione marxista, che fa esplodere auto-bombe nelle città settentrionali della Turchia. La scritta ha molto interessato gli analisti del Viminale perché i riferimenti al «Tikko» tornano un po' troppo nei documenti del recente terrorismo italiano. Combatteva nella fila del «Tikko», ad esempio, una terrorista svizzera, Barbara Kistler, uccisa in uno scontro a fuoco nel nord della Turchia qualche anno fa. E una dello colonne dei Nuclei Territoriali Antimperialisti è dedicata proprio a lei, a Barbara Kistler. Inutile saltare alle conclusioni. Tanto più che è tutto da dimostrare, a differenza della convinzio¬ ni mostrate dal Sisde in un documento rivelato ieri da «Panorama», che i Nuclei Territoriali Antimperialisti siano collegati con romicidio di Massimo D'Antona. Di sicuro, però, le scritte di Como stanno a significare che in certi ambienti «antagonisti» la lotta armata sta diventando un'epopea. Si studiano e si esaltano gli esempi dei partiti guerriglieri in giro per il mondo. Si veda anche la sbandata della sinistra estrema verso il «Pick» del leader curdo Abullah Apo Ocalan. Nei centri sociali è tutto un fiorire di iniziative di studio o gemellaggio verso i movimenti armati, dall'Età al Chiapas, ai curdi. Sembrano in ribasso i palestinesi dopo che hanno accettato di fare la pace con Israele o gli irlandesi che non ne possono più di morti e trattano con Blair. Questo clima di esaltazione verso la lotta armata altrui, da parte degli autonomi dei centri sociali, può essere semplice folklore. Ma può diventare qualcosa di più grave. Gli esperti dell'Antiterrorismo non sottovalutano l'appello a creare un Fronte Antimperialista tra nuclei italiani, ma anche tra partiti armati di diverse nazioni, che chiude il documento delle neonate Br. L'allarme è reale. I servizi segreti italiani si stanno impegnando a verificare se non ci siano collegamenti in atto. Al momento non risulta nulla, ha ribadito ancora due giorni fa il presidente del Consiglio. Ma poi ieri l'ex magistrato Ferdinando Imposimato ha rilanciato alla grande: gli risulta un campo paramilita- re in Umbria, qualche mese fa, tra italiani, palestinesi e altri terroristi europei. Un summit per coordinare una campagna terrorista in risposta alla guerra della Nato in Kosovo? La notizia viene smentita dagli investigatori. Le indagini puntano piuttosto su frange dol sindacalismo estremo. Questa «attenzione» ha già provocato molte proteste. L'on. Mara Malavenda, vicina ai Cobas di Pomigliano, ha presentato un'interrogazione parlamentare durissima. Ma poi ieri mattina ci ha pensato il sindaco di Milano, Gabriele Albertini, a rinfocolare la polemica: in un vertice di prefettura ha riferito l'esistenza di un presunto gruppo di fiancheggiatori delle Brigate Rosse tra i lavoratori dell'azienda tramviaria. Sollevando un'ondata di proteste. E ieri è stata un'ennesima giornata di psicosi. Volantini delle Brigate Rosse, falsi, sono stati recapitati a due radio private di Padova. Scritte inneggianti ai terroristi sono comparse all'università di Palermo. Una valigetta abbandonata (una finta bomba?) è stata depositata all'ingresso del sindacato autonomo Cisal, a Roma. Segnalazioni di false bombe si sono sprecate per tutto il giorno. A Torino è stata imbrattata la macchina di un dirigente dei Ds. I magistrati romani, intanto, stanno rispolverando vecchi fascicoli alla ricerca di ipotetiche connessioni. Studiano documenti e azioni dei Nuclei Comunisti Combattenti, una sigla comparsa a Roma nel 1977, che ha rivendicato i Eiù recenti attentati del 1992 (boma inesplosa alla Confindustria) e del 1994 (bomba esplosa davanti il Nato Defence College). I magistrati sono alla ricerca di una traccia per identificare un presunto brigatista mai scoperto finora. E d'altra parte il pm Luigi De Ficchy, che indagò sul caso Ruffilli, e ora è alla Antimafia, è convinto che in quell'inchiesta gli sia sfuggita una «talpa» che indicò Ruffilli ai killer. Dilaga la psicosi della lotta armata: stelle a cinque punte sulla facciata del Duomo di Como Un minuto di raccoglimento per D'Antona all'Assemblea annuale di Confindustna ieri all'Eur