Fede cattolica e anatemi

Fede cattolica e anatemi Prini, il teologo «scandaloso» si difende Fede cattolica e anatemi Pietro Prini «IL teologo Gianni Baget I Bozzo in un articolo de II I \ Giornale di domenica I scorsa interviene per la _*J seconda volta sul mio libro Lo scisma sommerso, apparso nelle edizioni Garzanti, dopo che sull'edizione fuori commercio del dicembre scorso aveva accettato di partecipare alla discussione, insieme con il monaco Enzo Bianchi, fondatore della Comunità interconfessionale di Bose, e con me, ospitata con intelligente liberalità sulle colonne di Avvenire. Oggi le sue parole mi sono parse più esplicite, dichiarando, senza mezzi termini, che «quel libro è un libro eretico» e anzi polemizzando, in certo modo, col mondo cattolico che «ha scelto di ignorare il testo e di onorarne l'autore», come egli dice, di un «notabile» della cultura cattobca. Quest'ultima espressione, consueta al giornalismo politico, mi ha fatto ricordare la mia sorpresa, quando, non conoscendolo di persona, una volta lo ascoltai parlare in veste talare sui pregi del marxismo sotto uno di quei tendoni che si usavano alle Feste dell'Unità, non so più se a Bologna o a Mantova. Ma le cose che dice ora sono o vorrebbero essere più impegnative. Chi può negare che non sia un problema serio quello che Baget Bozzo trae dalla lettura del mio libro e dalla non reazione ad esso del mondo cattolico (almeno fino ad orai): «Esiste ancora nel pensiero cattolico la distinzione tra ortodossia ed eresia?». Io dichiaro che una risposta affermativa a questa domanda è stata implicita e portante in tutta la mia ricerca. Lo dimostra il fatto che le conclusioni della mia analisi ermeneutica dei primi due capitoli della Bibbia (e in particolare del senso della creazione, dell'eden e del peccato originale), delle Lettere paoline ai Romani ed ai Corinzi, o le ricerche storiche di cui mi sono servito sulla istituzione e lo sviluppo pastorale del sacramento della Confessione con la progressiva catalogazione giuridico-penale del peccato e specialmente la mitizzazione della pena come vendetta (anche eterna!) anziché il suo inveramento come recupero e come redenzione del colpevole («che pecca settantacinque volte al giorno»), hanno trovato conferma (non si sono fondate!, come pretende il mio oppositore) nelle ricerche demoscopiche, fatte per incarico di serie istituzioni culturali cattoliche, sul mondo dei credenti e praticanti, non su quello di coloro che hanno abbandonato la fede e la pratica cristiana. Baget Bozzo mi accusa di neomodernismo, di soggettivismo e di razionalismo. Nonno evidentemente lo stesso atteggiamento di condanna nei riguardi di taluni aspetti del modernismo, ma per il resto stia tranquillo. Il dogma, ossia l'autorità del Magistero eccle siastico, lo rispetto, ma a patto che esso sia veramente non una imposizione puramente autorità ria, bensì la ripresentazione e la riformulazione della verità rivelata, per rispondere alle esigenze culturali delle varie epoche stori che, e precisamente oggi alle istanze della cultura scientifica che investono i problemi della na tura e dell'uomo come nella nostra epoca che è stata inaugurata dalla scienza. Rilegga Baget Boz zo i testi che ho citato di alcuni grandi «classici» della cultura cri sliana, come S. Agostino per esempio, e poi dica sinceramente a se stesso se può accettarli. A meno che si ponga nell'atteggiamento espresso dalla battuta scherzosa del P. Raimundo Panikkar, quando ancora non si prevedevano i ben diversi esiti del Concilio Vaticano II o si poteva temere che la prima sua proposiziqne dogmatica fosse: «Se qualcuno dirà qualche cosa, sia anatemizzato». Il libro di Pietro Prini Lo scisma sommerso, uscito a novembre da un piccolissimo editore, è stato al centro di un intenso confronto da quando Gianni Vattimo l'ha presentato su queste pagine all'inizio dell'anno. Grazie all'interesse suscitato da quel dibattito, il volume viene pubblicato ora da Garzanti. In questo articolo l'autore risponde a Baget Bozzo. Il filosofo Pietro Prini. Sotto, la Creazione di Michelangelo (dettaglio)

Luoghi citati: Bologna, Mantova