E se Guglielmo Tell pagasse in euro?

E se Guglielmo Tell pagasse in euro? In un incontro con la cantante il Professore esalta il federalismo elvetico E se Guglielmo Tell pagasse in euro? La Svizzera a Bruxelles, sponsor Prodi e Rita Pavone Luigi La Spina SARA' l'arrivo della Svizzera a suggellare il successo delTEuropa. Ne sembra convinto il neopresidente della Commissione europea Romano Prodi che, in un singolare duetto con la coppia veterocnnterina Teddy Reno - Rita Pavone alla partenza, l'altroieri, del treno dei Democratici, ha affermato di «essere colpitissimo» dal fatto che anche in Svizzera si ipotizzi l'ingresso nella Unione europea. «Questo significa - ha concluso Prodi- che si può scommettere sul futuro dell'Europa». Ma davvero la Svizzera può essere il modello, la cartina di tornasole, per la faticosa integrazione del vecchio Continente, alle prese con le dure leggi della competizione mondiale? Un Paese neutrale e isolazionista, arroccato sulle sue montagne e sulle montagne di soldi custoditi nei segretissimi caveaux delle sue banche, può costituire l'ambizioso traguardo della presidenza Prodi? Gli stereotipi e i veri e propri pregiudizi correnti sulla Svizzera, accanto a una diffusa ignoranza sulla storia di questa nazione, parrebbero confermare dubbi e sollecitare facili ironie contro gli entusiasmi del nuovo presidente Ue, nonché fondatore dell'italico Asinelio. Integrazione fra etnie diverse Eppure bisognerebbe ricordare, oltre alla leggenda di Guglielmo Teli, che il patto del Griitli nel 1291, l'atto costitutivo della futura confederazione svizzera, avvia in Europa un esempio unico e straordinario di rivoluzione antiassolutistica, fondata sull'autonomia amministrativa e sulla sovranità popolare. La drammatica attualità della guerra nei Balcani illumina, per contrasto, l'esperienza di una federazione che è riuscita, senza guerre civili, a integrare popoli di etnie diverse, di lingue diverse, di religioni diverse. E' naturalmente vero che la realtà della vita in Svizzera contempla egoismi e chiusure mentali che il celebre panflettista ginevrino Jean Ziegler documentò, con molta efficacia, a partire dal famoso Une Suisse au-dessus de tout saupc.on. Basti pensare che la parità dei diritti fra uomo e donna è stata inserita nella Costituzione solo nel 1981. Ma qualche lezione all'incerta e neghittosa Europa che Prodi si avvia a guidare potrebbe pure darla. Si parla, proprio per restare nel dibattito purtroppo d'attualità sulla guerra nei Balcani, della necessità di costituire in Europa una forza mibtare autonoma dagli Stati Uniti. Allora scopriamo che la neutralista Svizzera spende un quinto del bilancio federale per l'acquisto di armi. Del resto, la storia ricorda che agli inizi del Cinquecento era la maggior potenza militare in Europa. Il federalismo è certo alla moda in Europa, ma quello di marca svizzera si fonda non solo sul referendum, la celebre consultazione popolare, ma su un principio ben più importante: il con¬ trollo immediato del potere politico. La forza dei partiti Tale principio limita la forza dei partiti politici, fondamentali nella Confederazione, ma strettamente legati alle loro funzioni da una società civile attenta a impedire sopraffazioni. E il sistema di antichi equilibri consente soprattutto di evitare un pericolo, lo strapotere della maggioranza sulle minoranze, religiose, etniche, linguistiche. Farebbe bene alla Svizzera, certo, l'ingresso in Europa, ma altrettanto sicuramente farebbe bene all'Europa. Ne sarebbe appagata la memoria di Carlo Cattaneo che soggiornò a lungo in Svizzera e che influenzò molto gli intellettuali di quel Paese. Ma la notoria fortuna di Prodi consolerebbe soprattutto l'altrettanto famosa sfortuna di Giuseppe Mazzini che, proprio a Berna, nell'aprile del 1834, fondò la «Giovine Europa». Una stampa del Cinquecento che illustra la leggenda di Guglielmo Teli (Museo di Zurigo). Il patto del Grùtli nel 1291, costitutivo della futura confederazione svizzera, avvia in Europa un esempio unico di rivoluzione antlassolutistica, fondata sull'autonomia amministrativa e sulla sovranità popolare