Fra Disney land e Vambasciata occupata dai terroristi il turismo come forma compiuta di guerra di Stefano Bartezzaghi
Fra Disney land e Vambasciata occupata dai terroristi il turismo come forma compiuta di guerra Fra Disney land e Vambasciata occupata dai terroristi il turismo come forma compiuta di guerra L'antropologo Auge studia i nonluoghi della modernità Stefano Bartezzaghi QUESTO di Auge è un libre che chiede di essere portato in vacanza. Non solo per le sue dimensioni fìsiche, che lo rendono compatibile con il meno capiente degli zainetti, né solo per lo stile in cui è scritto, narrativo e mai banale, ma anche e soprattutto per l'argomento. Marc Auge qui non fa della teoria: si limita a osservazioni acute, che però dipendono dalla sua formazione di etnologo che ha spostato da tempo l'attenzione all'antropologia «da vicino» o etnologia della modernità. E' in questo ambito che Auge ha introdotto la categoria dei nonluoghi: sono i luoghi da cui si transita, senza entrare in rela¬ zione con loro, stazioni, aeroporti, abitacoli di mezzi di trasporto, catene alberghiere, strutture per il tempo libero, ipermercati, corsie d ospedale, baracche per profughi. Al successo dell'utilissima espressione «nonluoghi» si deve il titolo italiano di questo libro [Disneyland e altri nonluoghi, mentre l'originale suona: L'Impossible voyage. Le tourisrne et ses irnages). Sono nove pezzi brevi che appartengono a tre sezioni. La prima, «Reportages», raccoglie racconti di brevi soggiorni a Disneyland, in una località balneare e in un villaggio di vacanze in Normandia (all'interno del quale una vasta cupola simula il clima e l'ambiente di un'isola tropicale). La seconda sezione, «Clichés», raccoglie testi per cortometraggi realizzati in luoghi topici del turismo: come ì castelli bavaresi di Ludovico IL Infine una sezione di «Passeggiate in città». Auge riprende esplicitamente la linea tracciata da Umberto Eco in un celebre viaggio nell'i- perrealtà americana degli anni Settanta (Dalla periferìa dell'impero, Bompiani 1977) e ne trae le conseguenze. Quelle che descrive sono tutte, l'una diversamente dall'altra, esperienze di vuoto, e parlano di una nostra comune condizione: «Siamo tutti figli del secolo: ab¬ biamo bisogno dell'immagine per credere nel reale e di accumulare le testimonianze per essere sicuri di aver vissuto» (da ciò, come Auge spiega bene, l'epidemia delle videocamere nei luoghi turistici ma anche il kitsch religioso dei santuari). Ma nel breve tempo passato dall'edizione francese a quella italiana sono cambiate molte cose. Solo due anni fa la guerra sembrava appartenere più al nostro passato che al nostro futuro, e nell'introduzione all'edizione originale Auge notava: «Le agenzie di viaggio che organizzano la visita del Perù hanno previsto una sosta davanti all'ambasciata del Giappone a Lima, dove più di settanta ostaggi sono ancora detenuti (era il 12 gennaio 1997, ndr) dal movimento Tupac Amarti, per permettere ai turisti di filmare e di fotografare i luoghi». E concludeva: «Oggi la guerra è finita. Se ne visitano i luoghi famosi. Il turismo è la forma compiuta della guerra». Sono frasi che fanno un certo effetto, lette nelle settimane in cui la Riviera Adriatica è sorvolata dagli aerei della Nato e al largo delle città balneari i piloti in difficoltà scaricano grappoli di bombe. Il turismo òhe oggi disdice prenotazioni tornerà in quei luoghi, cercando cimeli e impossibili ricostruzioni. Ma oggi è davvero impossibile sentir parlare di nonluoghi senza pensare alle immagini - o nonimmagini - dei telegiornali e ai vuoti che non riusciamo a rappresentarci. Marc Auge Disneyland e altri nonluoghi Bollati Boringhieri pagine 126. lire 18.000
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