Vincenzo, eroe di bontà

Vincenzo, eroe di bontà Vincenzo, eroe di bontà Si è sacrificato per non lasciare solo il cugino malato d'asma Enzo La Penna SALERNO «Ti prego, ho paura, non abbandonarmi», mormora Ciro che soffre di asma e ha ormai i polmoni pieni di fumo. E Vincenzo, che potrebbe mettersi in salvo, non se la sente di lasciarlo solo e torna sui suoi passi. Li troveranno abbracciati sul treno della morte. La fine di Ciro Alfieri e Vincenzo Lioi, di 15 e 16 anni, le più giovani vittime dell'incendio che ha devastato il treno dei tifosi salernitani, nel racconto dei loro amici più cari si trasfigura in un esempio unico di amicizia e altruismo. Gli ultimi istanti dei due ragazzi sono descritti da Diego e Alessandro, gli amici del cuore. Che non erano sul treno perché a loro il calcio non interessa. Ma hanno saputo com'è andata da Fabio, un sedicenne che si è salvato lan- dandosi dal finestrino e trascinandosi, con una gamba fratturata, lungo la galleria. «Ciro - raccontano - era un tipo che aveva paura anche della sua ombra. Se si faceva un taglietto ad un dito era una tragedia. Soffriva di asma, poverino. Così, quando il fumo ha invaso lo scompartimento, è restato paralizzato, in preda all'asfissia. Ha implorato Vincenzo di non lasciarlo solo a morire. E sono morti insieme...». Diego e Alessandro replicano con durezza a chiunque avanzi l'ipotesi che i loro amici possano avere avuto qualche responsabilità negli incidenti sfociati nell'incendio del treno. «Quella di Piacenza - affermano - era la seconda trasferta. Prima erano stati soltanto a Milano. Ma non erano tifosi sfegatati. Di sicuro andavano allo stadio per vedere la parti- ta e tifare Salernitna ma mai per fare a botte». Un'altra amichetta di Vincenzo Lioi, Sara, piange in silenzio seduta sulla scalinata della cattedrale. «Vincenzo - ricorda - era un ragazzo fantastico. Lo chiamavano tutti Tette, non ho mai capito per quale motivo. Negli ultimi tempi avevamo un po' litigato per un motivo assai banale in una sala giochi sul lungomare di Salerno. E da allora quasi non ci salutavamo più. «Poi, venerdì scorso, lo incontro a un distributore di benzina: lui mi sorride come per dire "Dai non tenermi il broncio", e sgrana i suoi occhi verdi. E' l'ultimo ricordo che mi resta di lui». Anche Simone Vitale, il pallanuotista di ventuno anni della Rari Nantes di Salerno, è morto per avere tentato di aiutare i ragazzi che erano in difficoltà. «Lunedì mattina si trovava nella quinta carrozza, quella in cui è divampato l'incendio - racconta Paolo, un suo amico . Ci siamo chiesti come mai lui, un ragazzo così prestante e agile, non sia riuscito a buttarsi fuori dal finestrino e salvarsi come hanno fatto tanti aitri. La risposta è semplice: Simone ha aiutato molti ragazzi terrorizzati a salvarsi uscendo dal vagone. Troppo tardi ha pensato a se stesso. Quando il più era fatto è rimasto intrappolato nello scompartimento trasformato in una camera a gas: il fumo lo ha ucciso». Lo striscione degli ultra che accusa la polizia della morte dei quattro tifosi

Persone citate: Ciro Alfieri, Enzo La Penna, Simone Vitale, Vincenzo Lioi

Luoghi citati: Milano, Piacenza, Salerno