Ai funerali esplode la rabbia degli ultra

Ai funerali esplode la rabbia degli ultra ESEQUIE CON TENSIONE A SALERNO MIGLIAIA Di SUPPORTERS, CLIMA DA STADIO Ai funerali esplode la rabbia degli ultra Urla e spintoni anche in cattedrale, interviene la polizia reportage Fulvio Milane inviato a SALERNO BL rosso granata dei drappi e delle magliette della Salernitana spicca sul mogano delle quattro bare allineate nel Duomo. Invade anche le navate, dove i ragazzi con le sciarpe colorate sfilano a centinaia per salutare ancora una volta Vincenzo Lioi, Ciro Alfieri, Simone Vitali e Giuseppe Diodato, ridotti come tizzoni da un branco di hooligans che lunedì mattina hanno incendiato un treno. E così, più che in una chiesa, sembra di essere in uno stadio, con i poliziotti (pochi) che oppongono una debole resistenza agli ultras (molti) lasciati liberi di sciamare ovunque e perfino di arrampicarsi accanto all'altare prima che cominci la messa funebre. La tensione e il clima di violenza sono palpabili nell'aria resa torrida e irrespirabile da un migliaio di corpi che si agitano senza sosta, come presi da un'inspiegabile frenesia. A muoverli è il dolore per la morte di quei quattro ragazzi. Ma è un dolore che non serve a nulla, che non insegna niente: non scalfisce il silenzio omertoso di chi sicuramente conosce nomi e cognomi degli assassini ed è venuto qui a piangere pur sapendo che mai e poi mai darà una mano alla polizia; non provoca vergogna fra i supporter incapaci di riflettere su quello che è successo, e di isolare i teppisti. E poi, su questi morti, incombe come un'ossessione il rosso di una tifoseria che non si ferma neanche davanti al pianto delle madri vestite di nero. Ha perso il senso della misura ed è accecato dalla fede granata perfino Antonio Guariglia, il titolare dell'impresa di pompe funebri: ha voluto mettersi al volante della prima delle quattro Mercedes che portano le bare, e quando è arrivato davanti alla cattedrale non ha resistito alla tentazione di sventolare la sciarpa con le insegne della squadra. E i ragazzi e le ragazze che l'hanno visto si sono messi ad applaudire, come se fosse normale alzare pugni contro il cielo e scandire slogan da stadio ad un funerale Poco prima che cominci la messa un silenzio carico di ri spetto cala fra le navate. Sono arrivati i calciatori, eleganti nei loro blazer. Uno di loro, Luca Fusco, unico salernitano della squadra, depone una maglia granata su ciascuna bara e torna fra i compagni senza trattenere le lacrime. Intanto, dalla strada, giunge l'eco delle urla degli ultras. Poco lontano dal sagrato gli agenti della questura e un gruppetto di tifosi si stanno affrontando a muso duro: i primi vogliono srotolare uno striscione di protesta contro la polizia accusata di non aver saputo evitare le violenze sul treno, gli altri vogliono seque¬ strarlo. Volano calci e pugni, anche un fotografo viene aggredito fino a quando i poliziotti, circondati da un migliaio di scalmanati, decidono di arretrare. Ma prima del rito funebre la tensione supera i livelli di guardia anche dentro la cattedrale, fra i parenti delle vittime che non riescono a trovare posto davanti alle bare. Scoppia una rissa breve ma violenta fra un uomo e una donna che vogliono occupare la stessa sedia, mentre le urla dei vigili urbani che intervengono Eer riportare la calma rimombano fra le navate e eccitano ancora di più gli animi. Un sacerdote si precipita al microfono invitando alla pre¬ ghiera e intona una litania, mentre gli altoparlanti diffondono le note della marcia funebre di Chopin. Trascorrono pochi minuti prima che il vescovo di Salerno, Gerardo Pierro, si avvii verso l'altare per la messa. C'è molta attesa per la sua omelia, ma si illude chi spera che il presule inviti alla mobilitazione delle coscienze, ad-isolare i violenti, a riflettere sulle cause della morte di quei quattro ragazzi. Monsignor Pierro definisce «inopinata» la tragedia di lunedì scorso, invita i parenti delle vittime a trovare sostegno nella fede e dice che la città «sta reagendo con compostezza e dignità». «Salerno - dice ancora il ve¬ scovo Pierro - risplende per queste manifestazioni di pura solidarietà». I ragazzi arsi vivi nel treno della morte sono, secondo il prelato, «quattro fiori recisi dal Signore e da Lui trasferiti nel giardino dei cieli». Fuori dalla cattedrale, sul sagrato e nella piazza gremita, duemila ragazzi aspettano che la messa finisca e le bare vengano portate fuori. E quando compare la prima cassa di mogano coperta di fiori scoppia un applauso prolungato. Ma sono pochi coloro che gridano contro gli assassini, «quei pazzi che hanno sporcato di sangue Salerno». Un gruppo di ultras vuole portare i feretri in corteo nei vicoli del centro storico, ma la polizia non ha alcuna intenzione di innescare altra tensione, e impone che le bare vengano caricate sui furgoni che stentano ad avanzare fra la folla. Sulla strada che porta al cimitero le quattro Mercedes nere dell'impresa di pompe funebri sono seguite da una scia di motorini e di ragazzi che scandiscono gli slogan della tifoseria più estrema. Sono gli stessi che più tardi, davanti al camposanto, tenteranno inutilmente di impedire agli agenti della questura di chiudere il cancello d'accesso ai viali: «Vogliamo vegliare i nostri compagni», grideranno. E forse, fra loro, c è anche chi conosce i nomi degli assassini. Rissa tra i parenti di due ragazzi morti Pochi agenti cercano di fermare i tifosi vicino all'altare Ma il vescovo: la città sta reagendo con compostezza e manifestazioni di solidarietà Un momento del funerale che si è svolto ieri pomeriggio nella cattedrale di Salerno: alcuni parenti abbracciati alla bara di una delle vittime

Luoghi citati: Salerno