Il grande furto atomico di Andrea Di Robilant

Il grande furto atomico Durissimo rapporto Usa sulla débàcle del controspionaggio Il grande furto atomico «La Cina usa tutti i nostri segreti» Andrea di Robilant corrispondente a WASHINGTON La Cina ha rubato agli Stati Uniti una tale quantità di segreti nucleari negli ultimi vent'anni che oggi è in grado di progettare un arsenale strategico della stessa generazione di quello americano. Il Grande Balzo in avanti della Cina nel settore strategico è documentato in dettaglio nelle settecento pagine del devastante rapporto reso pubblico ieri dalla commissione congressuale presieduta dal deputato Christopher Cox. «La Cina ha rubato informazioni segrete utili per la progettazione dei più avanzati armamenti termonucleari», conclude il Rapporto Cox. «E questi furti compiuti nei nostri laboratori gli hanno permesso di progettare, sviluppare e testare armamenti nucleari strategici prima di quanto sarebbe stato possibile. Tanto che oggi il livello di progettazione degli armamenti strategici cinesi è pari al nostro». Il presidente Clinton è corso ai ripari sostenendo che misure di sicurezza aggiuntive per proteggere i segreti nucleari americani sono già entrate in vigore. «E rimango convinto - ha detto - che la nostra politica di apertura nei confronti della Cina ha prodotto risultati positivi per la nostra sicurezza». Il Rapporto Cox assesta comunque un altro duro colpo ai rapporti sino-americani, già sotto estrema tensione dopo il bombardamento dell'ambasciata cinese a Belgrado. Ma le settecento pagine del rapporto sono soprattutto un impietoso j'accuse contro il dipartimento dell'Energia, responsabile per la sicurezza nei laboratori nucleari americani. Il successo dei cinesi nel carpire i segreti nucleari americani così a lungo e così approfonditamente rappresenta una imbarazzante débàcle per il contro-spionaggio americano - pari solo ai furti delle formule nucleari americane da parte dei sovietici negli Anni Quaranta e Cinquanta. Il dipartimento dell'Energia ha ammesso di aver scoperto i furti solo nel 1995. Ma, inspiegabil- mente, informò la Casa Bianca solo nel 1997. E il segretario di Stato Madeleine Alhright si è lamentata per essere stata tenuta all'oscuro addirittura fino al 1998. Adesso alcuni repubblicani chiedono la testa del Guardasigilli Janet Reno e del consigliere per la sicurezza nazionale Sandy Berger, ma per ora non c'è aria di dimissioni. «Non siamo d'accordo con l'insieme dell'analisi del Rapporto Cox, ma condividiamo l'obiettivo della commissione di assicurare che i nostri segreti siano protetti», si è limitato a dire il portavoce Joe Lockhart. I furti documentati cominciarono alla fme degli Anni Settanta, durante la presidenza di Jimmy Carter, e continuarono durante le presidenze di Ronald Reagan, di George Bush e di Bill Clinton. «E l'attività di spionaggio nei nostri laboratori dura tuttora», ritiene il deputato Cox. Grazie alle spie impiegate nei laboratori americani - si legge nel rapporto - i cinesi hanno acquisito là capacità di progettare tutti e sette gli ordigni termonucleari attualmente in dotazione all'arsenale strategico americano, inclusa la testata miniaturizzata W88 che molti considerano il più sofisticato ordigno nucleare americano. I cinesi sono anche riusciti a rubare il design della bomba al neutrone, un ordigno controverso che uccide le persone senza arrecare danno materiale, e che gli Stati Uniti non hanno mai messo in produzione (la Casa Bianca contesta questa conclusione). Il Rapporto Cox conclude che i quattro laboratori nucleari americani più importanti - Los Alamos, Livermore, Oak Ridge, Sandia - sono stati penetrati da spie cinesi. Ma la commissione sottolinea che i cinesi hanno anche sfruttato i trasferimenti di tecnologia avanzata da parte di grandi aziende americane come la Loral e la Hughes. Ed accusa il governo di aver avuto una politica lassista nella concessione delle licenze di esportazione. Pechino, nel frattempo, nega tutto. «Negli Stati Uniti c'è chi vuole rimanere fermo alla mentalità della Guerra fredda», ha protestato il portavoce del ministero degli Esteri Zhu Bangzao. «L'obiettivo è di alimentare sentimenti anti-cinesi facendo circolare la teoria della Grande minaccia cinese». «Grazie alle informazioni carpite nei corso di 20 anni Pechino ha costruito un arsenale termonucleare pari a quello americano»