Il principe Abdullah a Roma «Con Barak cambierà ben poco» di Maurizio Molinari
Il principe Abdullah a Roma «Con Barak cambierà ben poco» L'erede al trono saudita parla di Medio Oriente con D'Alema Il principe Abdullah a Roma «Con Barak cambierà ben poco» Maurizio Molinari ROMA L'Arabia Saudita guarda con diffidenza al neo-premier israeliano, Ehud Barak, e invita l'Italia e l'Europa a non eccedere in ottimismo su una veloce ripresa dei negoziati di pace da parte di «un uomo diffìcile». Il principe Abdullah bin Abdulaziz Al Saud, erede al trono saudita, ha posto il Medio Oriente in cima all'agenda dei colloqui avuti ieri a Palazzo Chigi con il presidente del Consiglio, Massimo D'Alema, ed in Vaticano con il Papa. «Siamo molto perplessi sul risultato elettorale israeliano - ha detto Abdullah a D'Alema - perché i segnali di cambiamento rispetto al precedente governo sono molto deboli, prima di essere ottimisti vogliamo attendere concreti passi avanti su blocco degli insediamenti, rispetto degù accordi di Wye Plantation e negoziati con Siria e Libano». D'Alema ha replicato dicendosi «più ottimista nel giudizio su Barak» ed invitando i sauditi «a valutare bene l'importanza per il Medio Oriente delle proporzioni del massiccio voto popolare israeliano a favore del negoziato della pace con gli arabi». L'erede al trono wahabita - vestito con la tradizionale tunica bianca e con in testa un copricapo a scacchi bianco-rossi - ha posto a Palazzo Chigi la questione di Gerusalemme «dove gli equilibri demografici non devono essere alterati», trovando il consenso di D'Alema nel definire la Città Santa «a carattere internazionale». Di questo tema Abdullah - accompagnato da una folta delegazione - ha discusso anche in Vaticano con il Papa riscontrando «comuni interessi». L'incontro Oltretevere è il frutto di almeno due anni di diplomazia segreta: fra Vaticano e Riad non esistono rapporti diplomatici e in questo primo contatto diretto si è affrontato uno dei nodi nel dialogo bilaterale, la questione della libertà religiosa per i lavoratori stranieri che vivono in Arabia Saudita (dove l'Islam è il solo culto permesso in segno di rispetto per la presenza dei luoghi santi di Mecca e Medina). L'altro tema degli incontri italo-sauditi è stato il Kosovo. A D'Alema che faceva presente «l'impegno dell'Occidente che per la prima volta interviene per difendere i musulmani», Abdullah ha replicato sottolineando l'tfimportanza dell'aiuto umanitario per i profughi» e mentendo un profilo basso sull'azione della Nato. E' stato poi il ministro degli Esteri, Lamberto Dini, a fare il punto sugli sviluppi diplomatici con il collega saudita Saud el-Feisal, che ha sottolineato «l'importanza del ruolo della Russia e dell'Orni.-:. La posizione di Abdullah contro la permanenza di truppe straniere in Arabia Saudita non è stata ribadita da el-Feisal nel colloquio alla Farnesina. Nella fìtta giornata di incontri bilaterali il ministro della Difesa, Carlo. Scognamiglio, ha rilanciato la cooperazione nel settore militare e il ministro del Commercio Estero, Piero Fassino, ha concordato la riunione della commissione mista in autunno in vista di un rilancio degli scambi (nel 1998 pari a 5265 miliardi) in tre settori: energia, grandi imprese, piccole e medie aziende. «Voghamo ridare slancio ai rapporti dopo il rallentamento per il calo del prezzo del greggio», ha detto Fassino. A causa di un improvviso malore Abdullah ha dovuto annullare l'incontro al Senato col presidente Nicola Mancino. La visita di tre giorni di Abdullah a Roma - che si conclude oggi con una grande cerimonia alla moschea - rientra in una serie di viaggi in Usa, Giappone, Francia e Gran Bretagna che sembra annunciare l'imminente successione al trono wahabita a causa della grave malatta che ha colpito re Fahd. La visita in Vaticano è stata il frutto di due anni di diplomazia segreta tra due Stati che non hanno relazioni I principe ereditarlo Abdullah
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