Summit sulla sicurezza

Summit sulla sicurezza Summit sulla sicurezza Da D'Menta leforze dell'ordine ROMA Nel momento in cui va scemando la polemica interna alla sinistra sul terrorismo, mentre nel Palazzo ci si scambiano messaggi di solidarietà e impegno nella lotta alle nuove Br, è Antonio Di Pietro a lanciare un allarme, «lo Stato deve fermare subito le Br o esse tomeranno a colpire». Lo dice dalle colonne della sua consueta rubrìca sul settimanale Oggi, che però ne diffonde tramite agenzia un'anticipazione nella quale Di Pietro intervista se stesso e suggerisce di individuare l'ispiratore dell'attentato «tra chi lo conosceva e lo frequentava per motivi di lavoro». Il parere di uno dei leader del neonato partito dell'Asinelio è tuttavia abbastanza isolato. Non ia pensa come lui nemmeno Romano Prodi, «questo gesto criminale non farà tornare indietro l'Italia», dice il presidente della Commissione europea, anche se è stato assassinato «un uomo delle istituzioni, del buon governo, del dialogo». Un uomo che, aveva detto nei giorni scorsi il segretario generale della Cgil Sergio Cofferati, ha riscrìtto tutta la politica dei redditi del nostro Paese. Parole apprezzate da Giorgio La Malfa, anch'egli convinto che «non ci sia più il retroterra culturale e sociale per un ritomo al terrorismo simile a quello degli Anni Settanta». Ma non è favorevole ai facili allarmismi soprattutto il presidente della Camera Luciano Violante, «non mi pare ci siano le condizioni per un movimento terroristico», è il suo parere, e ha rigettato l'idea di una specie di superprocura antiterrorismo proposta da Pierluigi Vigna. Come si stia procedendo per individuare e perseguire i nuovi brigatisti lo spiegheranno oggi pomeriggio, in Senato, il presidente del Consiglio e il ministro degli Interni. Ieri sera si è tenuta a Palazzo Chigi una riunione con i vertici dipolizia, carabinieri e guardia di finanza. Per il Governo hanno partecipato D'Alema, Mattai ella, Jervolino e Minniti. Ma intanto, la polemica è centrata sulla famosa «pista estera», e sui servizi segreti. Dei risvolti intemazionali ha parlato ieri per primo il sottosegretario diessino alla Farnesina, Umberto Ranieri: «Alla base del terrorismo rosso non c'è solo un calcolo sulla sinistra, c'è la convinzione che l'Italia resti un anello debole della catena occidentale e una zona del mondo in cui un attacco armato può essere giocato per far precipitare processi di dissoluzione politica». Quanto basta per far dire a Giulio Maceratini di Alleanza nazionale che si tratta di una «conferma» della pista jugoslava, «anche perché per le vecchie Br si disse che dietro c'erano i Paesi dell'Est». Intanto, sul funzionamento dei servizi segreti di fronte alla nuova emergenza terrorismo potrebbe esserci una relazione dell'apposito Comitato di controllo parlamentare: lo ha detto Franco Frattini, che ne è il presidente. I servizi sono stati oggetto di polemiche, in questi giorni, e il responsabile della commissione suggerisce di procedere con una riforma, e di «evitare voci su valzer di poltrone». Mentre Silvio Berlusconi ricorda: «Quando ero presidente del Consiglio dagli uomini dei servizi segreti non ho mai ricevuto una notizia utile per governare, e anche l'attuale maggioranza non si fida di loro». Ricordando la «coraggiosa e non facile scelta antiterroristica del Pei di Enrico Berlinguer», ieri Francesco Cossiga ha scritto un telegramma a Walter Veltroni di «solidarietà per le aggressioni di cui sono state oggetto le vostre sedi». Ir.r.l A sinistra il senatore Antonio Di Pietro Qui accanto Giorgio La Malfa

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