Referendum, decide la Cassazione

Referendum, decide la Cassazione Quorum, il comitato dalla Jervolino. Masi: bisogna tornare a votare Referendum, decide la Cassazione Fini e Segni: e ora uno contro il finanziamento Maria Grazia Brusona ROMA «Il ministero dell'Interno non è in grado di dire chi ha vinto e chi ha perso il referendum del 18 aprile». Il presidente del comitato promotore Luigi Abete, dopo l'incontro della delegazione referendaria con Rosa Russo Jervolino e alcuni funzionari del Viminale, spiega in una conferenza stampa perché la battaglia «di trasparenza». Ingaggiata dal comitato proseguirà «fino in fondo». E lascia intravedere la possibiltà di un ricorso alla Corte Costituzionale. Proprio nel giorno in cui Gianfranco Fini e Mario segni annunciano un nuovo referendum per abrogare la legge sul finanziamento ai partiti che l'aula di Montecitorio si accinge a licenziare. Oggi infatti la Cassazione de¬ ciderà se promulgare i risultati definitivi delle votazioni, dopo essersi presa una settimana di tempo per valutare le anomalie denunciate dai referendari nella loro memoria. Ma il comitato mette le mani avanti. Ieri ha presentato alla Corte un'altra memoria. E ora, giocando d'anticipo, auspica che lu Cassazione opti per condurre «un approfondimento serio, analitico», perché sul numero degli aventi diritto al voto - a suo dire - sono stati diffusi a distanza di poche settimane dati «che non coincidono affatto». La questione sollevata dal comitato è in primo luogo quella del numero degli elettori residenti all'estero: 2.303.000 secondo il sito Internet del Viminale (iscritti all'Aire a dicembre), 2.648.000 quelli sui quali è stato calcolato il quorum. Uno scarto di 344.000 voti, che divisi per due fa 172.000 voti di differenza sul calcolo del quorum. Una discrepanza non indifferente, dal momento che l'Istatat avrebbe calcolato in soli 150.000 i voti mancanti per raggiungere la fatidica soglia. Insomma, il «sì» potrebbe aver vinto per 22.00 voti. E c'è il disordine estremo nelle liste elettorali riscontrato nelle indagini a campione fatte dal comitato: centinaia di ultracentenari di cui si è persa traccia, migliaia di cartoline ritornate indietro dagli aventi diritto, altra migliaia non partite in tempo: una «trascuratezza» che secondo Antonio Martino «rischia di alimentare il sospetto che i dati elettorali siano viziati non da brogli ma da inefficienze, accrescendo la dissaffezione degli elettori». «E! improponibile che si parli di riforme, di elezione diretta del Presidente della Repubblica o del presidente del Consiglio, senza garantire la certezza di chi. ha diritto al voto», incalza Abete. Di tutto ciò i referendari hanno parlato col ministro Russo Jervolino. La quale, - racconta il democratico Rino Piscitello avrebbe riconosciuto che «le anomalie riscontrate sussistono» e spiegato che il Viminale si limita a «rappresentare i dati che provengono dai Comuni». Sarebbero questi insomma i veri responsabili del caos che regna nelle liste rispetto agli aventi diritto. E di quello che Augusto Barbere chiama «lo yoyo dei dati, che salgono e scendono a distanza di settimane». Ecco perché il comitato referendario insiste nel chiedere verifiche analitiche, Comune per Comune, da parte della Cassazione. E, larvatamente, minaccia il ricorso. «Finora siamo nella fase della collaborazione», avvisa Barbera. Mentre il pattista Diego Masi si spinge oltre minacciando un nuovo referendum «rigiocato secondo regole certe». Il leader del Comitato per il si Mario Segni

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