«Ma con lo stalinismo abbiamo fatto i conti» di Paolo Mieli

«Ma con lo stalinismo abbiamo fatto i conti» Einaudi, la replica di Vittorio Bo sul giallo della prelazione ai «Racconti di Kolyma» di Salamov «Ma con lo stalinismo abbiamo fatto i conti» Vittorio Bo HO letto con attenzione i due articoli apparsi rispettivamente sulla Stampa di domenica scorsa, con il titolo «Her- ling, Einaudi e il giallo della prefazione», a firma di Paolo Mieli e sul Corriere della Sera di ieri, con il titolo «Herling. Il mio Salamov censurato», a firma di Dario Fertilio. Vorrei fornire ai lettori qualche chiarimento e spero di farlo sinteticamente, giovandomi del fatto rhc sempre l'esattezza dell'informazione prende per forza meno spazio della catena delle ipotesi. Proviamo a partire dal 1 inizio. L'Einaudi decide di pubblicare la prima edizione integrale di I racconti di Kolyma, il capolavoro di Varlam Salamov, a cura di Irina Sirotinskaja, erede letteraria dell'autore, nell'accuratissima traduzione di Sergio Rapetti. Il volume conta 1360 pagine, ha un prezzo di copertina di Lit. 140.000 e sarà in libreria a partire dal 15 giugno prossimo. Non vorrei peccare di strabismo, ma a me sembra questo l'evento editoriale, carico, se mi è permesso, di un ancor più forte valore culturale e civile; anche per il fatto che l'Einaudi non si preoccupa che ne circolino altre edizioni incomplete e assai ridotte, ma ritiene che un monumento storico e letterario di tale altezza vada restituito al lettore nella sua drammatica integrità. In un secondo tempo viene la questione, importantissima, degli apparati, al servizio, voglio sottolinearlo, del testo. Una «Prefazione» di Irina Sirotinskaja dove si ripercorrono alcuni motivi e temi fondamentali dell'opera di Salamov così intrec- data alla sua biografia; i «Ricordi. Lunghi anni di conversazioni», sempre a cura di Irina Sirotinskaja, che costituiscono una testimonianza preziosa sugli ultimi anni dello scrittore e sulla sua personalità; una cronologia dell'autore; una nota del traduttore; un glossario; le note al testo e un originale apparato di illustrazioni che i «Mulenni» consentono di curare con grande attenzione. Nell'ambito degli apparati ci era parsa una buona idea inserire anche un'intervista di Piero Sinatti a Gustav Herling, per il valore e l'autorevolezza del personaggio, dell'autore e del testimone. Si lavora al libro e intanto arrivano i materiali della sbobinatura, che vanno resi testo formalmente compiuto. Intanto, e siamo a fine gennaio, dobbiamo chiudere i nostri listini di presentazione per le librerie. Decidiamo di sottolineare ul¬ teriormente l'opera di Salamov inserendola nella nostra collana più prestigiosa e naturalmente lasciamo 1 indicazione dell'intervista a cui si sta ancora lavorando. Quando finalmente si arriva a un testo definitivo non ci possiamo nascondere, nostro malgrado, la delusione. Non arrivo a dire, come fa Gustav Herling nella sua lettera a Mauro Bersani, che si tratti solo di «un modestissimo e moderatissimo commento alla bomba contenuta nell'opera di Salamov», ma la delusione c'è, perché l'intervista non riesce, a nostro sindacabihssimo parere, a servire l'opera, cioè a darne spunti di sintesi e ampliamenti d'orizzonte. E' davvero un po' troppo giornalistica. Decidiamo di comunicare all'autore la nostra sofferta decisione di non pubblicarla. Dispiace moltissimo a noi e dispiacerà all'autore, ma tutto ciò fa parte di un lavoro editoriale schiettamente inteso. Ecco il nostro punto di vista. Nelle varie ipotesi prese in esame si è voluto poi tirare in ballo Giulio Einaudi. Non mi sembra giusto e francamente neppure elegante. Dico solo che Giulio Einaudi teneva molto, come tutti noi, a che Salamov venisse pubblicato nella sua integrità testuale, e questo mi pare un attestato, testimoniale e politico, di non poca rilevanza. Quanto ai conti del comunismo, alla presunta «censura» con cui si è voluto titolare questo evento editoriale o alla capacità di «misurarsi seriamente e in maniera definitiva con quel che è accaduto nei Paesi comunisti tra il 1917 e il 1989», come scrive Paolo Mieli, rimando lui e tutti i lettori all'esperienza unica che si fa attraversando le 1360 pagine dell'opera di Salamov. «Abbiamo deciso di non pubblicare l'intervista a Herling perché deludente e troppo giornalistica» Lo scrittore polacco Gustav Herling, più a destra uh disegno di Matteo Pericoli A sinistra, Vittorio Bo. amministratore delegato dell'Einaudi Il 15 giugno usciranno in libreria, per la prima volta in edizione integrale, iRaccofl^/dc;'a/<o///nodcldissiden^cmssoVar^,lmSalamovJapiùcrud;lospictaudenutKiadol5istemaconcenti-azionario staliniano. Paolo Mieli, su luStampo di domenica, ha rivelato un giallo dietro la pubblicazione. Annunciati con la prefazione dello scrittore polacco Gustav Herling.i Racconti usciranno senza. Troppo scomoda? Vittorio Bo, amministratore delegato dell'Einaudi, spiega le ragioni della casa editrice.