Maggio, nel nome della Rosa di Maurizio Maggiani

Maggio, nel nome della Rosa UNA FIABA AL MESE Maggio, nel nome della Rosa Maurizio Maggiani UN uomo solo aveva conosciuto una tale, un tipo serio; si chiamava Rosa come i fiorì, e ogni tanto gli suonava alla porta, metti verso le dieci undici di sera. Lui le apriva. Facevano l'amore, dormivano, poi, di buon'ora, l'uomo si alzava e le preparava la colazione: il latte, il caffè, una bella fetta di pane imburrato. Alle otto ce l'aveva già fuori di casa. Rosa non disturbava e l'uomo era contento così. Ma quando a una certa ora si metteva a lavare i piatti e gli capitava di passare la spugna insaponata sulla tazza dove lei aveva bevuto il caffelatte e inzuppata la fetta di pane, allora si fermava sempre un po' a ripensarci. A ripensare alla porta, al campanello, al fare l'amore, al dormire senza disturbare. E prendeva la tazza e la scagliava fuori dalla finestra, dritta sul marciapiedi di sotto. Dove a volte qualcuno si faceva male. Così che venivano chiamati i vigili o la polizia, e c'erano multe, denunce e persino minacce d'arresto. A conti fatti si poteva ben dire che quell'uomo avesse la vita rovinata per via di Rosa e del campanello, e dell'amore, e del dormire e del lavare i piatti; eccetera. Eppure, ostinatamente, continuava a comperare nuove tazze e ad aprire là porta verso, mettiamo, le dieci undici di sera e a preparare per tempo la colazione ancora prima che quella donna si svegliasse. Credeva di aver capito, egli, che nel cuore dell'ineluttabilità segretamente presperasse una bella notizia. Si poteva ben dire che lui avesse la vita rovinata per via di lei e del lavare i piatti