FO: E LEONARDO BUTTO' LE BOMBE IN ADRIATICO

FO: E LEONARDO BUTTO' LE BOMBE IN ADRIATICO FO: E LEONARDO BUTTO' LE BOMBE IN ADRIATICO Dario Fo NEL codice leonardesco di Madrid troviamo un passo dove Leonardo fa considerazioni sul corpo umano; all'inizio del discorso egli si rivolge al suo immaginario interlocutore dicendo: «Bada tu da che meravigliose strutture ed invenzioni egli corpo è composito che niuno cervello d'ingeniere o sublime meccanico potrebbe immaginare. E anco tu se l'indaghi e lo leggi ad ogni istante te dovrai stupefacere pe quanti magnetici aggetti movimentano esso corpo e producono flusso di sangue pe tutti li canali, anco li più minuti. Come allocchito te starai dinanzi al moto delle costole che sollevano i polmoni che, simile uno pussents soffiatore, ispirano l'aria e la ripompano de l'uova. Io te dimando come si puote distruggere, uccidendola, una sì fatta macchina, una sì stupefacente creazione della natura. Non trovi tu sia cotesta distruzione orribile e crudele? Ma se poi tu consideri che dentro esso corpo non alloggia solo movimento, vita e potenza che lo aziona, ma si ritruova lo spirito, la ragione che n'è l'anima stessa d'uno suo intelletto pruodigioso, allora se ne intendi il miracolo tu ne rimarrai per intiero sgomento all'idea che si possa toglier vita e render morta una sì fatta creatura!». Leonardo quindi considera l'uomo e il suo diritto alla vita come valore inalienabile, ma come possiamo poi all'istante ritrovarcelo a disegnare, concepire, fondere e fabbricare ordigni terrìbili forgiati per il massacro e l'annientamento? Troviamo qui, sul Codice Ambrosiano come in quello di Londra, progetti e varianti di bombarde multiple, cannoni di lunga gittata, un progetto di mitragliatrice con asse rotante a nove colpi per tornata e perfino disegni che illustrano un proiettile a grappolo, un ordigno che, una volta sparato, espelle un gran numero di bombe più minute che all'impatto col terreno o coi corpi degli uomini esplodono, «...procurando gran mina» : ecco di dove vengono in verità gli ordigni ritrovati sui fondali deh'Adriatico, espio; si nelle reti dei pescatori di Chioggia! Leonardo li ha buttati) Egli stesso, riosservando le sue invenzioni, più di una volta sembra assalito da una vera e propria crisi e si interroga perplesso se sia giusto renderle «conosciute ed operantit. Come quando gli nasce l'idea di architettare «uno naviglio che mucvesi come affondato sotto il livello dell'acque tale che, gittandosi sotto pancia contro i natanti, puote facilmente squarciare il iesciame d'ogni galera o brigantino e affondarli». Leonardo in quell'occasione si fa cosciente di quale terribile arma stia progettando e decide di non render¬ la conosciuta «...che di un numero immenso di annegati sarebbe causa quello facile speronare di navigli d'ogni stazza e possanza». Ed ecco che appena posto in luogo segreto quei suo progetto di sommergibile, macchina di distruzione e massacro, ritroviamo Leonardo in una fonderia a (Ungere la colata d'un pezzo d'artiglieria che «esprime potenza di tre quarti superiore alle normali artiglierie» ...incoerente stranezza d'artista? Ancora lo troviamo sulle collina che segnano il confine tra la Lombardia e il territorio dei veneziani intento a ritrarre il paesaggio dell'intera vallata sul cui fondo scorre l'Adda. Il paesaggio è proprio quello del famoso disegno detto di «Gera» o «Chiara» d'Adda: è un disegno con note e numeri che indicano le varie distanze fra borghi, strade, torrenti e canali che alimentano il fiume principale. Guarda caso, proprio su quel territorio dopo appena qualche mese avverrà lo scontro tra i due più potenti eserciti d'Europa. Sul lato occidentale dell'Adda vedremo schierate le forze francesi, spagnole, austriache, con l'aggiunta dei milanesi e le truppe di Savoia... come a dire l'intera coalizione nata dal trattato di Cambray ; sul lato opposto la potente armata veneziana. In totale uno scontro con più di ottantamila uomini, quattromila cavalli e seicento pezzi da fuoco fra i quali più efficienti si dimostreranno le artiglierie francesi e lombarde. Sappiamo per certo che Leonardo si trovò presente alla battaglia; molto probabilmente la segui dal medesimo picco dal quale aveva ritratto il teatro di guerra servito al gran maresciallo Trivulzio per progettare lo sfondamento dell'armata nemica. Sappiamo anche che Leonardo ha disegnato ponti leggeri e di facile assetto coi quali far transitare oltre il fiume fanti e cavalleria. Ancora, Leonardo è presente per valutare la portata e l'effetto dei pezzi da fuoco di sua progettazione e fonditura. Egli stesso ci dà notizia di come il maggiore di quegli ordigni abbia procurato serio danno fisico al re di Francia, proprio alle prime bordate. Eccone la testimonianza: «D re ha ordinato che gli fosse colato un gran affusto con sua bombarda longa di cannone. Quando i suoi artificieri scorgono quel pezzo da fuoco strepitoso esclamano: "Cotesto 10 possiamo ben nominaro il fallo del rei". Alla battaglia di Gera d'Adda il signore di Francia pretende per il primo dar fuoco alle polveri del suo gran fallo. Imbracciata la lunga canna focaia, appiccia la fiamma al foro di culatta. Nel botto che ne causava la gittata, il pezzo rinculava veemente e colpiva il re proprio nel suo sacro sottorgano della riproduzione. Cadendo riverso, 11 sovrano urlava: "Oi, qua ce maldì pilot, il m'a casse l'ecoulle!" ...e sveniva. Fu così che non potè nemmeno godersi le battaglia e il suo vittorioso esito. Da ciò viene il consiglio ai potenti: "Se uno re pretende fornirsi di uno fallo a cannone è di meglio assai che abbi ad esibire falli del tutto normali"».

Persone citate: Dario Fo, Gera

Luoghi citati: Chioggia, Europa, Francia, Lombardia, Londra, Madrid