In Corsica veleni, sospetti e retate di Enrico Benedetto

In Corsica veleni, sospetti e retate Arrestati gli assassini del prefetto: perché le prove sono rimaste nei cassetti per mesi? In Corsica veleni, sospetti e retate Ancora un colpo di scena Enrico Benedetto corrispondente da parigi Una mozione di sfiducia contro la Gauche a due settimane dalle Europee, i Verdi che attaccano l'esecutivo criticandolo con particolare durezza, e 9 persone in cella per l'omicidio Erignac: da pochade balnear-giudiziaria, lo «scandalo Bonnet» si fa minaccioso - malgrado le contromosse governative - per Lione! Jospin. E che la sua maggioranza rintuzzi oggi gli attacchi gollisti e liberali salvando la legislatura, non renderà meno grave una crisi enigmatica e surreale. Al centro, la Corsica. E due prefetti. Il primo, Claude Erignac, ucciso il 6 febbraio '98. L'altro - il successore Bernard Bonnet - in carcere da qualche settimana per aver commissionato ai gendarmi l'incendio di un ristorantino abusivo sul litorale nella speranza che il rogo doloso rilanciasse faide sanguinose nell'indipendentismo corso. Ex uomo di Jospin, il prefetto è oggi la «gola profonda» che terrorizza la classe politica con possibili rivelazioni-bomba. Ma, guarda caso, il giorno stesso in cui un giudice deve interrogarlo, i flic assaporano la revanche sulla Gendarmeria attuando ben 12 fermi sul caso Erignac. Sorpresa. I nomi chiave sono due. Matbieu Filidori e Alain Ferrandi. Entrambi indipendentisti dell'ala dura. Li incastrerebbero, si dice, i telefonini: conversazioni ambigue prima e dopo l'assassinio. Sulle prime pagine, gli inattesi fermi sfrattano la vicenda Bonnet. Ma il provvidenziale annuncio lascia perplesso qualcuno. Si vocifera che da mesi gli investigatori conoscessero quei colloqui telefonici. Ma non ritenevano gli indizi probanti. Solo un tardivo segnale politico li avrebbe obbligati a utilizzarli per un'operazione spettacolare. E i responsabili - suggerisce la minoranza - bisogna cercarli fra ranghi governativi. Jospin? Semmai il suo criticatissimo ministro degli Interni Jean-Pierre Chevònement, cui il leader verde Dominique Voynet non lesina complici vecchie ruggini - l'ironia. Aggiungiamo che Bernard Bonnet si premura di scagionare il governo, approfittandone per chiamare in causa su illegalità antiche due ex ministri giscardiani (Francois Léotard e José Rossi). L'esecutivo ricambia il favore. Ieri il responsabile Ps Jean Glavany finiva quasi per assolvere - su «Le Monde» - Bernard Bonnet, vittima in definitiva di tensioni e circostanze ostili. Il perfido autonomismo corso l'avrebbe dunque spinto all'errore irreparabile orchestrando una campagna intimidatoria per screditarlo. Il quadro non potrebbe essere più contraddittorio. I socialisti annunciano per stamane un lungo promemoria che smascheri gli inciuci tra le destre e milieux dubbi o malavitosi in terra di Corsica. Fandonie, replicano Rpr e Udf. Ma l'aver atteso due settimane buone prima di chiedere un voto all'Assemblée Nationale rimane inspiegabile. Salvo che, beninteso, i troppi cadaveri nell'armadio non consigliassero prudenza. La Francia oscilla fra due letture alternative - seria o tragicomica - del feuilleton isolano. Da quando il corso Napoleone istituì la carica prefettizia, nessun kepi inquilino era mai finito in guardina. E tantomeno coinvolgendo la Gendarmerie, militari la cui fama di rettitudine non co¬ nosceva - finora - eccezioni. Di che versare Binarissime lacrime su uno Stato i cui grand commis giocano al pompiere piromane. E tuttavia, come non sogghignare dinanzi alla rocambolesca Bon¬ net story? Il prefetto che offre simboUcamente il suo accendino per la spedizione punitiva. I goffi esecutori ustionatisi come pivelli. Il proprietario che sta ricostruendo il restaurant - previo regolare permesso - per fame l'attrazione numero 1 dell'estate ajaccese con Bonnet sponsor involontario. E l'elenco potrebbe continuare. Pare che la villa in cui risiedeva il prefetto sia fuori¬ legge. E oltre al debole per i fuochi sta emergendo quello verso le mogli altrui. Inguaribile don- g'ovanni, monsieur le Préfet. Ma titolare non l'abbandona. Anzi, dice ai giornali che avrebbe depositato oltre frontiera materiale segretissùno sulle indagini Erignac. Forse proprio quello cui si devono gli ultimi sviluppi clamorosi. Ricevendo nel suo ufficio gli mquirenti, Chevènement esprimeva a tarda sera «grandissima soddisfazione» e riconoscenza. Il commando assassino - rivela da Ajaccio la polizia - sarebbe alfine identificato, killer incluso, e vi sarebbero quattro rei confessi. Bel colpo. E con un tempismo inquietante: 12 ore prima che l'opposizione processi Jospin. Ma le zone d'ombra, purtroppo, restano. Un'immagine di Ajaccio dove a febbraio fu assassinato il prefetto Sotto il ministro dell'Interno francese Jean-Pierre Chevènement

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