Le debolezze dello 007 made in Italy

Le debolezze dello 007 made in Italy PROBLEMI E DIFFICOLTA' DIETRO LE QUINTE DI SISMI E SISDE ..:k.:::.ì:,^.ì.^......::...„..._.,..^^_^..^ ^:.::..v:,.,.,__:j ^ .... L :. ..- - Le debolezze dello 007 made in Italy Non si riformano i Servizi solo cambiando i vertici retroscena Igor Man SI discute di riforma dei Servizi, annunciano i giornali. Ma è una notizia non notizia, un cavallo di ritorno-doc. Attenzione: è, questo, il parere, personalissimo, di un cittadino-giornalista che non si è mai occupato di politica interna, tutt'alpiù ha dato conto di qualche fatto politico. Esempio: l'allucinante pranzo a Villa Madama in onore d'un Presidente straniero, offerto da un nostro ministro degli Esteri che pur essendosi dimesso davvero a morte subitanea, poche ore prima, traccio all'ospite, come se nulla fosse accaduto, un comune scenario geopolitico gravido di impegni internazionali dei quali non poteva più farsi promotore. Riforma dei Servizi, dunque. A mio parere è come se una squadra di calcio, fatta di generosi giuocatori di medio livello e di non pochi brocchi, pensasse di battere la Juve (quella d'antan) spostando Caio dall'ala a terzino. Tizio dalla porta al centro dell'attacco eccetera. Qualche tempo fa, su invito delle autorità preposte, come usa dire, ho tenuto una «lezione» al Sismi, e successivamente una «lezione» al Sisde. Avevo, ho accettato a precise condizioni: nessun gettone, annuncio sul giornale. E questo perché il vecchio cronista si ritiene, da sempre, al trasparente servizio del lettore e, quindi, del Paese. Sia al Sismi che al Sisde ho lungamente e dettagliatamente parlato del cosiddetto «risveglio islamico». Al Sismi prendevano tutti appunti. Giovani e anziani. Infine vennero le domande. Di cortesia perloppiù o disarmanti, poiché denunciavano una eccessiva ignoranza, anche in termini fenerali se non generici, deiargomento. Ebbi pressappoco un 3 per cento dì domande professionali: in maggioranza rivoltemi da signore, giovanissime e non. Al Sisde, più o meno come sopra. In compenso niente sbadigli come, ahimè, mi capitò di cogliere durante una «lezione» (sempre gratuita) a ufficiali di polizia impegnati in non ricordo quale corso (obbligatorio) di formazione legato, suppongo, all'avanza- mento in carriera. Da qui il mio paragone, malauguratamente non lusinghiero, con la squadra di calcio generosa ma modesta che affronta lo squadrone. Di più: girando il mondo durante cinquant'anni, ho sfiorato, o conosciuto personaggi, militari e civili, che con coperture standard svolgevano lavoro di intelligence per il nostro Paese. Dei tanti, ma proprio tanti che ricordo, ne salverei al massimo cinque. Quasi tutti gli altri non conoscevano le lingue: non dico quella del posto, ma nemmeno 1 inglese. I più furbi raccoglievano pettegolezzi ai cocktails, i più tradizionalisti impastavano ritagli di giornale, i più terra terra parafrasavano le informative loro cinicamente passate dal collega spagnuolo ovvero argentino. Certamente ho anche conosciuto professionisti di cappa e spada, ma faccio il nome di due di loro soltanto perché sono defunti: il colonnello G-iovannone, il generale Terzani. Li ascoltavi parlare ore e, al ritorno in albergo, t'accorgevi, ripassando mentalmente l'incontro, che ti avevano spiegato tutto senza dirti nulla di quanto sapevano in virtù del loro particolare lavoro. Egregi servitori dello Stato: preparati, intelligenti, non quaquaraquà. A proposito: qual è il quoziente d'intelligenza dei nostri 007? E siamo proprio sicuri che i più bravi, i migliori occupino il posto dovuto? Mi dicono, infatti, che della «squadra» del mitico generale Dalla Chiesa, tutti ufficiali dei CC di buon spessore tecnico, il «meglio riuscito» sia confinato nella Tenenza d'una città fra le più miti d'Italia. Anni fa, ministro dell'Interno un neo-politico, venne affidato a un questore, finalmente promosso prefetto, persona invero capace, con trascorsi di tutto rispetto nell'Ucigos (sagace investigatore, fra i suoi colpi l'arresto, all'estero, d'un terrorista politico evaso in cir- costanze diremo anomale), venne affidato, dicevo, a quel bravo servitore dello Stato un incarico invero difficile: quello di riorganizzare le tre polizie che più direttamente incidono sul territorio. E ciò secondo la «riscoperta» logica che vuole alla base dell'ordine sociale e della sicurezza pubblica un radicamento nel territorio, per garantirne il massimo controllo sì da facilitare e la prevenzione e la repressione di fatti criminosi: dal contrabbando al serial killer ferroviario, per semplificare. Quel prefetto si mise subito all'opera e incredibilmente presto incominciarono ad avvertirei i primi, e rilevanti, effetti della sua terapia. Ebbene, di lì a poco, venne trasferito in una prefettura periferica. Ancora: piuttosto recentemente un direttore dell'antiterrorismo, reduce fra l'altro dall'arresto clamoroso d'un ricercatissimo terrorista straniero, preso all'estero in forza d'un paziente lavoro di intelligence, un brutto giorno viene coinvolto in una vicenda di vecchi dossier, e quindi sollevato dall'incarico, inquisito. Ora, mi informano, quel prefetto, ampiamente prosciolto in istruttoria, è stato destinato a una sede periferica. Il vecchio cronista non pretende che gli si spieghi perché certe cose accadano, né intende scoprire l'America o mancar di rispetto a chicchessia. Osa soltanto pensare che prima di essere una operazione politica, l'annunciata come imminente, riforma dei Servizi, debba essere una operazione tecnica: in quanto tale dovrebbe partire dalla base. Andrebbero, cioè, rivisti i criteri di ingaggio, i sistemi di formazione eccetera. (Andrebbe innanzitutto rimosso il comples- so di inferiorità verso - troppo - celebrati Servizi stranieri, per scongiurare il pericolo che nostri investigatori vengano «usali» ovvero «intossicali» in funzione di interessi non italiani se non addirittura anli italiani). Conclusione: ben venga, se verrà e quando verrà, l'attesissima riforma. Ma senza fretta (politica); con ponderazione (tecnica) Si cominci con l'innovare dalla base, il resto verrà da sé. Il tempo, quand'è impiegato con civile onestà intellettuale, è un gran medico; al contrario, come recita il proverbio, la gatta frettolosa fa i gattini ciechi. Mentre noi, l'Italia dico, afflitta com'è da troppi polifemi ha bisogno di gente onesta dalla lunga vista. Innovare alla base per evitare che esistano ancora agenti che non conoscono le lingue e rapporti ricavati da pettegolezzi E il migliore dei collaboratori di Dalla Chiesa adesso è confinato nella Tenenza di una cittadina di provincia L'ultima stella a cinque punte delle Br comparsa ieri a Udine

Persone citate: Dalla Chiesa, Igor Man, Terzani

Luoghi citati: America, Italia, Udine