Morte sul treno incendiato dagli ultrà

Morte sul treno incendiato dagli ultrà Due avevano 15 e 16 anni, la sciagura nel tunnel a poche centinaia di metri dalla stazione di Salerno Morte sul treno incendiato dagli ultrà Rogo per distrarre la polizia, quattro vittime e noveferiti Fulvio Milono inviato a SALERNO I telefonini che continuavano a squillare, in tasca a quei due ragazzini morti asfissiati. Calando hanno trovato i cadaveri i poliziotti hanno dovuto rispondere alle chiamate. Erano le mamme di Vincenzo Lioi e Ciro Alfieri, 15 e 16 anni. Da ore cercavano notizie dei figli. Gli agenti hanno risposto «ci dispiace, signora. C'è stato un incidente». Vincenzo e Ciro sono morti tra il fumo, le fiamme, le urla, le crisi di tosse, mentre il treno proseguiva verso la luce, fuori dalla galleria della morte: un tunnel lungo dieci chilometri trasformato in una camera a gas. Sono le ultime immagini del lungo film del terrore durato una notte intera, con millecinquecento ultras della Salernitana scatenati come furie in un treno che ha attraversato buona parte della penisola seminando panico e violenza nelle stazioni che incontrava. Paura e morte, perchè il fuoco divampato alla fine di quel viaggio allucinante ha ucciso quattro ragazzi. Oltre a Vincenzo e Ciro, Giuseppe Diodato e Simone Vitale, di 23 anni. Nove i feriti ricoverati, due sono agenti intossicati dal fumo. Decine i contusi che non si sono rivolti al pronto soccorso per evitare grane con la polizia. Gli inquirenti hanno un sospetto: probabilmente l'incendio era doloso, chi l'ha appiccato voleva creare un diversivo per distogliere l'attenzione di polizia e carabinieri che nello scalo di Salerno aspettavano i tifosi più violenti per arrestarli. Rimane in piedi un'altra ipotesi, anche se meno accreditata della prima: il fuoco potrebbe essere stato innescato da un fumogeno lanciato nel vagone da un tifoso ubriaco. Comunque dai primi interrogatori del pm Di Florio si è arrivati ad una rosa di nomi di possibili responsabili dell'incendio. Gli agenti di scorta sul convoglio speciale partito ieri sera alle 20,04 da Piacenza hanno dovuto assistere impotenti alle scene da incubo che si sono ripetute per tutta la notte. Erano solo dodici, sei donne e al¬ trettanti uomini contro millecinquecento ultras stipati in sedici carrozze e infuriati per la retrocessione in B della Salernitana, che a Piacenza ha strappato un inutile pareggio. «Durante il viaggio abbiamo dato l'allarme via radio - ha detto un agente -. Speravamo che mandassero rinforzi o che facessero sgomberare il treno in una stazione intermedia, invece ci è stato detto che il convoglio doveva proseguire il suo viaggio fino a destinazione». Ma vediamolo, il film di questa folle corsa sui binari lunga mezza Italia. Comincia alle 20,04, quando dopo oltre un'ora di tensione e scaramucce con la polizia i tifosi vengono fatti salire sul treno speciale in attesa nella stazione di Piacenza. Ouando i vagoni cominciano a muoversi, negli scompartimenti si scatena il caos, con gli ultras inferociti per il pareggio che gridano slogan contro l'arbitro e fracassano suppellettili, strappano l'imbottitura dei sedili, fracassano i vetri dei finestrini. Si divertono afferrando gli estintori, vuotandoli negli scompartimenti e poi lanciandoli contro altri treni. Comincia così, sotto gli occhi dei dodici poliziotti che nulla possono fare, una guerriglia che finirà solo dopo dodici ore, alle 8,30 del mattino, con la morte di quattro ragazzi. Gruppi di teppisti azionano il freno a mano ad ogni stazione che incontano, costringendo il treno a fermarsi. Scendono a Bologna, dove fanno rifornimento di sassi che scaglino contro le vetrine, e la scena si ripete sempre uguale a Grisana Morandi, a Prato, a Firenze Campo di Marte, a Roma, a Napoli. D convoglio, nella sua folle corsa notturna, lascia dietro di sè devastazioni e paura. L'ultimo atto ha come scenario Nocera Inferiore, a una decina di chilometri da Salerno. Gli ultras azionano per l'ennesima volta il freno a mano e lanciano sassi contro le vetrate e le auto. Il treno riparte e imbocca la Gallerìa Santa Lucia lunga dieci chilometri. E' qui che scoppia l'incendio, appiccato nella quinta carrozza. Chi ha dato fuoco alle tendine e ai sedili è probabilmente convinto che le fiamme divamperanno solo all'uscita del tunnel, e che ci sarà tutto il tempo per mettersi in salvo. Ma non è così: il vagone è avvolto subito in un rogo alimentato dall'«effetto camino» provocato dalla volta della galleria. Qualcuno tira il freno a mano, ma uno dei due macchinisti, Mauro Argenti, ha la prontezza di spingere al massimo il motore per guadagnare qualche metro: «La speranza era di uscire da quella maledetta gallerìa prima di morire tutti asfissiati - racconterà -. Ci siamo riusciti solo in parte». Il treno è solo per metà fuori dal tunnel che termina a poche cent in ia di metri dalla stazione di Salerno. La carrozza in fiamme è rimasta dentro, e i vigili del fuoco faticano a domare l'incendio. Quando entrano nel vagone trovano i corpi di Giuseppe Diodato e Simone Vitale completamente carbonizzati. Vincenzo Lioi e Ciro Alfieri, stretti in un abbraccio, come per farsi coraggio. L'ira degli agenti: «In 20 contro 1500 Abbiamo chiesto rinforzi, ci hanno detto di proseguire» Uno del vagoni andati a fuoco nella stazione di Salerno A lato due tifosi della Salernitana vengono soccorsi dai vigili del fuoco