«Il mio viaggio nella notte d'inferno»

«Il mio viaggio nella notte d'inferno» IL RACCONTO UNO DÈI FAN DELLA SALERNITANA: «FARE I NOMI DEGLI INCENDIARI? NON SERVIREBBE A RESUSCITARE I MORTI» «Il mio viaggio nella notte d'inferno» Uno dei superstiti: la guerriglia è cominciata a Bologna reportage Fulvio Milane inviato a SALERNO Anche lui è in divisa: pantaloni larghi di stoffa militare, maglietta bianca che fascia i muscoli bene allenati, capelli «scolpiti» con il gel e occhiali da sole di quelli cattivi, con le lenti nere e sottili che nascondono lo sguardo al mondo nemico. Come gli altri, proprio come tutti gli altri ragazzi dalla faccia incattivita che in questo pomerìggio afoso assediano il cimitero di Salerno e premono contro il cancello presidiato dalla polizia per salutare per l'ultima volta «'e cumpagne nuosto», «i nostri compagni morti». Giovanni, 20 anni, nome di battaglia Maraglione, cioè mare in tempesta, si agita come un'onda impazzita fra la folla che sgomita. Anche lui era sul treno della morte, e come gli altri 1500 tifosi che stipavano il convoglio partito domenica sera da Piacenza è un «cane sciolto», uno che non ha mai aderito ai club dei supporter della Salernitana né ai gruppi degli ultras più anziani. «Vuoi sapere che cosa è successo nel trono? Te lo dico, ma voglio mettere in chiaro una cosa: io non c'entro niente con i casini che hanno combinato quei bastardi che hanno incendiato il treno. Conoscevo i ragazzi che sono morti, mi dispiace molto per loro. Erano bravi guaglioni: Simone Vitale giocava in una squadra di pallanuoto, era figlio di un giornalista sportivo. Uno dei ragazzini, Vincenzino Lioi, campava facendo il garzone. L'altro quindicenne, Ciro Alfieri, era suo cugino. Sono morti come cani, a 15 anni. Ti rendi conto? «Torniamo su quel fornitissimo treno. Eravamo poco meno di duemila, a Piacenza. Molti di noi erano incazzati. Anch'io, non lo nego: ce l'avevo con l'arbitro che in un secondo ci ha ricacciato in gola la gioia di poter vedere la squadra in A La rabbia in corpo gioca brutti scherzi, soprattutto quando si mescola con la birra e con le canne, gli spinelli E di roba, come di alcol, ce n era quanta ne volevi, sul treno. Quei bastardi hanno cominciato subito a scassare i sedili e i vetri. Se qualcuno si metteva in mezzo e tentava di portare un po' di calma in tutto quel casino, rischiava grosso: quelli erano come pazzi, pazzi di rabbia, di birra e di canne. Ho visto uno di loro prendere un estintore e spruzzare la schiuma tutt'intomo nello scompartimento. Poi ha guardato l'estintore vuoto e l'ha lanciato fuori dal finestrino proprio mentre incrociavamo un altro treno. Come si fa a ragionare con un tipo così? «I guai seri sono cominciati a Bologna. Qualcuno ha bloccato i vagoni con il frono di emergenza, e siamo saltati giù. Ti dico la verità, per un momento mi sono detto: Maraglio', è meglio se ti togli dai guai e te ne torni a Salerno con un altro treno, che qui finisce male. Ma in tasca non avevo più una lira, e senza danari non potevo muovere un passo. Cosi mi sono infilato di nuovo sul treno, mentre gli altri andavano a gruppetti a lanciare sassi contro le vetrate della stazione. Poi sono tornati tutti negli scompartimenti. Ho tentato di cannarli, ma quelli mi hanno risposto: "Maraglio", chi se ne fotte di te e di tutto il mondo? Ci hanno mandato in B e devono pagare per quello che ci hanno fatto". «Credimi, quelli ce l'avevano davvero con tutto il mondo. Non li avrebbe fermati neanche un esercito di soldati armati, figuriamoci una dozzina di sbirri che parlavano con l'accento emiliano. E poi di divise io non ne ho viste nei vagoni dove si trovavano quei pazzi. Ad un certo punto, mi pare poco prima di Prato, un gruppo si è messo a cantare mentre le bottiglie di birra e gli 3lineili passavano di mano. Uno si è zato e ha gridato: "Voglio pazzia' col freno a mano". Da allora ci siamo fermati a ogni stazione che abbiamo incontrato. «Prato, Firenze, Roma... Sempre la stessa storia, con il treno che doveva fermarsi e i sassi che volavano contro vetrate e macchine parcheggiate, mentre i passanti scappavano. A un certo punto ho visto Giovannino rannicchiato in un sedile: era pallido, aveva paura e non sapeva che fare. Io ho fatto marcia indietro e me ne sono andato verso la testa del treno, per evitare guai. «Il peggio è successo a Nocera Inferiore. Devi sapere che per noi i tifosi della Nocerina sono peggio della merda. Ci odiamo da sempre. Devo dire che non esistono bastardi più bastardi degli ultras della Nocerina: co l'hanno a morte con noi perché siamo andati in A, mentre loro sono in C. Quando ci siamo fermati loro non c'erano, ma sono comunque volate mazze, sedili tolti dagli scompartimenti e pietre. Un gruppo è sceso da un vagone e ha cominciato a tirare sassi contro un altro treno in partenza: ho visto i viaggiatori morti di paura, che si tenevano lontano dai finestrini. «E poi... E poi siamo entrati in galleria, prima della stazione di Salerno. Ho visto il fumo, ho sentito la puzza di plastica bruciata e le urla di chi è rimasto nel quinto vagone. Me la sono cavata perché sono scappato nel primo vagone, che era già fuori dal tunnel. La polizia dice che l'incendio è doloso? Può anche darsi che qualcuno con troppa birra in corpo abbia voluto fare una bravata. Se so chi è stato? Vuoi scherzare? Non lo so e anche se lo sapessi non lo direi né a te né alla polizia. Non sono un infame, io. Parlare non servirebbe a risuscitare i morti». «La rabbia gioca brutti scherzi, quando si mescola con la birra e le canne: che c'erano in abbondanza» Sopra il ministro Tliiano Treu Nella foto sotto un tifoso della Salernitana fotografato domenica durante la partita contro il Piacenza

Persone citate: Ciro Alfieri, Maraglio, Simone Vitale, Tliiano Treu, Vincenzino Lioi