QUEL SOLDATI PELLEGRINO
QUEL SOLDATI PELLEGRINO NARRATIVA QUEL SOLDATI PELLEGRINO Ritorna «Un viaggio a Lourdes» piccolo gioiello degli Anni 30 MAESTRO di doppi e doppifondi. Un classico che vale sempre la pena di rileggere, come tornano a ricordarci le edizioni novaresi di Interlinea ristampando «Un viaggio a Lourdes» (pp. 66, L. 15 mila). Un piccolo gioiello incastonato in uno dei volumi memorabili, «L'amico gesuita» (1943), ma prima ancora pubblicato nel 1934 sulle pagine' della «Gazzetta Padana» in un perìodo in cui, licenziato dalla Cines, l'ambizioso autore ventottenne aveva lasciato Roma rifugiandosi a Corconio, sul lago d'Orta, per tentare la strada della letteratura («America primo amore» sarà pubblicato da Bemporad l'anno dopo). Nei giochini a premio anche la casalinga di Voghera a questo punto avrebbe indovinato il nome misterioso. «Un viaggio a Lourdes» di Mario Soldati è una lettura sorprendente, che mette alla sferza l'infinita ipocrisia di quelli che sono stati per anni i treni del dolore in marcia verso il miraggio della guarigione miracolosa alla grotta di Massabielle: «Nobiltà e alta borghesia, cui fiancheggia ossequiente e astuto il clero, e il piccolo corpo dei medici cattolici addetti al pellegrinaggio; e intorno tutta la devota genia dei poveri». Oppure: «La beneficenza cattolica cittadina non si esercita indifferentemente su tutti i poveri, ma sceglie quelli che rendono più profondo omaggio alla Chiesa e alla casta. Abbiamo così poveri altrettanto snob dei loro benefattori». Ma il meglio del racconto consiste nel suo virare le esigenze del reportage in un più libero controcanto narrativo, che viene appunto da un bisogno di privata ritorsione o di maliziosa insofferenza nei confronti di una carità fatta di gesti meschini e di mondanissimi compensi sociali. Ecco allora che i malati quasi scompaiono (come osserva anche Marziano Guglielminetti nell'introduzione), e spiccano se mai i seni «piccoli ed erti», le «anche rotonde», il «culo alto», le «gambe perfette» di infermiere graziosamente attillate. Oppure, alla sosta della stazione di BreiL brilla il ritrattino vivace della ragazza spagnola dalla risata schietta e dalla parlata lievemente dentale e fricativa con cui sognare un amore improbabile e definitivo. Oppure ancora, a Lour¬ des, accanto all' irresistibile memoria di luoghi legati ad Alpi e Prealpi piemontesi, spunta inopinata la storia dei due fratelli baschi incontrati in un bistrot: il fratello cieco che suona meravigliosamente la fisarmonica e la chitarra e il fratello sano che si vergogna a tendere il piattino. Quanto basta a chiudere con una resistita fantasia di fuga, invito a ben altro pellegrinaggio. Più vero e virtuoso. Lontano dai clamori di una devozione troppo somigliante a un luna park. (g. t. !
Persone citate: Bemporad, Mario Soldati, Marziano Guglielminetti, Soldati Pellegrino
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