FRANCESI DA CENT'ANNI IN PIEMONTE di Gabriella Bosco

FRANCESI DA CENT'ANNI IN PIEMONTE FRANCESI DA CENT'ANNI IN PIEMONTE La comunità festeggia il compleanno con incontri, feste e un convegno CJTERA una volta una picco■ la Colonia Francese di Torino e Piemonte fondata presumibilmente nel 1899, secondo la ricostruzione che i Vecchi fecero nel 1946 dopo che i bombardamenti della seconda guerra mondiale - distrutti gli archivi della Colonia - avevano cancellato la memoria scritta di quella società. Ma il piglio dei Vecchi ridiede avvio alla storia, e il 13 febbraio 1948 un comitato provvisorio convocò la prima assemblea generale di quella che nel 1979 sarebbe diventata l'odierna Association des Frangais du Piémont e de la Vallèe d'Aoste, attualmente presieduta da Jacqueline Arnaud. L'Association, membro dal 1981 della Fiafe (Fédération internationale des accueils frangais et francophones à l'etranger) comprende oggi 500 famiglie, nucleo vivace e intraprendente che dell'antica Colonia mantiene le tradizioni. Di fronte al tournant dei 100 anni, i soci hanno voluto festeggiare adeguatamente (lo dimostra il programma delle manifestazioni), ma anche riflettere sulle origini e sull'andamento della loro storia. Come concorda Hervé Bouché, Console generalo ai Francia a Torino e Genova, nel numero speciale del Bulletin de l'Association dedicato all'anniversario, tutto cominciò remota¬ mente con alleanze dinastiche e matrimoni tra principi per proseguire in maniera più costruttiva con viaggi d'intellettuali, di artisti e di uomini politici al di qua delle Alpi. Ma congiunturalmente, scrive il Console, a determinare la fusione tra loro dei singoli emigranti sono stati due fatti in particolare: «La legislazione anticlericale della Francia a cavallo tra Otto e Novecento, che ha provocato un afflusso in Piemonte, più o meno temporaneo, di congregazioni religiose che si sono aggiunte a quelle già impiantate nella regione nei secoli precedenti» e «l'industrializzazione, nel campo dell'automobile ma anche della chimica e del tessile». E' bello pensare come con le persone sono venute nelle nostre regioni culture e colture varie, ad esempio quella del ca voi ino di Bruxelles. Ed è commovente sentire il racconto di chi, per venire da noi, nel dopoguerra che aveva reso inagibile ai mezzi di trasporto il tunnel del Fréjus, lo attraversò a piedi con una torcia, uscendone annerito ma fiero. Altri tempi, oggi ci sono il Centra Culture! Frangais, il Lycée Jean Giono, iniziative molteplici, e sempre quel nucleo di famiglie che vedono in Torino una petit Paris. Gran complimento. Gabriella Bosco

Persone citate: Jacqueline Arnaud, Jean Giono