Sarebbero efficaci anche contro l'Aids

Sarebbero efficaci anche contro l'Aids VACCINI GENETICI Sarebbero efficaci anche contro l'Aids SONO passati nove anni da quando sulle pagine di Science un gruppo cu ricercatori Usa avanzò l'ipotesi che l'iniezione di frammenti di Dna potesse proteggere da malattie fino ad allora refrattarie a ogni vaccinazione. Era soltanto una nota a conclusione di un articolo, ma da allora l'idea di poter scatenare una risposta delle cellule che proteggono l'organismo dall'attacco dei germi, attraverso l'iniezione di materiale genetico, ha fatto molta strada. Tanto che per alcune malattie, fra cui la malaria, l'Aids e l'epatice B, la meta sembra ormai prossima. Accolti con iniziale scetticismo, i cosiddetti vaccini genetici vengono ora sperimentati sull'uomo e, anche se bisognerà attendere ancora qualche anno prima della loro introduzione nella pratica medica, i risultati di laboratorio sembrano molto promettenti. I vaccini genetici fanno compiere un passo importante all'immunologia. Infatti finora l'attivazione a scopo preventivo delle cellu le del sistema immunitario contro un batterio o un virus, che si ottiene attraverso la vaccinazione, era possibile soltanto se nell'organismo veniva introdotto l'agente infettivo, reso inoffensivo. Così composti, i vaccini tradizionali non fanno altro che diffondere l'identikit del nemico; l'organismo impara a riconoscerlo e si prepara alla difesa. Questo metodo ha permesso di sconfìggere molte malattie, come il vaiolo o la poliomielite, ma si è dimostrato inefficace contro altre, come per esempio l'Aids. I vaccini genetici sfruttano lo stesso principi o, ma la loro tattica è più raffinata. Nuovamente, la missione da compiere è allertare il sistema immunitario contro un possibile attacco, ma in questo caso l'azione è estremamente specifica e la protezione risulta molto più efficace. Il Dna che viene introdotto con la vaccinazione è infatti in grado di convincere alcune cellule dell'organismo a produrre una proteina che, come un'impronta digitale, è caratteristica dell'agente infettivo da cui ci si vuole difendere. Quando la proteina è prodotta dall'organismo il sistema immunitario impara a riconoscerla, e attaccherà qualunque virus o batterio la possegga. I vaccini genetici non contengono null'altro che Dna (che per questo viene definito nudo) e fanno molto di più che diffondere un generico identikit: rendono noti ì segni particolari. Questa caratteristica li rende efficaci anche contro agenti che, come il virus dell'Aids, cambiano continuamente. Il virus potrà mascherarsi o mutare aspetto, ma manterrà sempre qualche caratteristica (una proteina) che lo renderà riconoscibile. Se la «polizia immunitaria» è preparata a riconoscere quel particolare, il virus non ha scampo. Anche se le speranze di molti sono rivolte a una possibile vaccinazione contro la sindrome da immunodeficienza acquisita, il primo vaccino generico a uscire dai laboratori potrebbe tuttavia essere quello contro la malaria. Per questa malattia, i primi esperimenti su animali seguirono di poco la pubblicazione dell'articolo di Science del 1990. I topi vaccinati da Steve Hoffmann, immunologo della Naval Medicai Centro di Bethesda, negli Stati Uniti, con il Dna del Plasmodiumfalciparum (il protozoo che provoca la malaria) risultarono inattaccabili dalla malattia. Negli anni seguenti Hoffmann ottenne gli stessi risultati sulle scimmie, e la scorsa estate è iniziata la sperimentazione su 25 volontari E' però presto per cantare vittoria. Infatti, anche se le vaccinazioni al Dna sembrano promettenti, bisognerà valutare con attenzione i possibili effetti collaterali. Una delle obiezioni più importanti è che questi vaccini potrebbero scatenare la reazione del sistema immunitario nei confronti della proteina codificata dal Dna introdotto nell'organismo, ma contro il Dna stesso e questo potrebbe provocare una malattia autoimmune, in cui il sistema immunitario attacca anche il Dna che appartiene all'organismo. Inoltre molti interrogativi rimangono sul meccanismo di azione dei vaccini genetici e ci si chiede se l'mtroduzione di materiale genetico dall'esterno non possa provocare anomalie nella sintesi di altre proteine, favorendo l'insorgenza di tumori. WMrajnema r ronco

Persone citate: Hoffmann, Naval, Steve Hoffmann

Luoghi citati: Stati Uniti, Usa