ALLA RICERCA DEL MITO PERDUTO: DA VICO A JOYCE PASSANDO PER JUNG di Mario Baudino

ALLA RICERCA DEL MITO PERDUTO: DA VICO A JOYCE PASSANDO PER JUNG ALLA RICERCA DEL MITO PERDUTO: DA VICO A JOYCE PASSANDO PER JUNG IL MITO Teorie e storie Laurence Coupé Donzelli pp. 171 L 30.000 AApocalypse Now ai romanzi di Margaret Atwood, il mito diventa «post-moderno»; la lettura e l'interpretazione delle antiche «favole» o, junghianamente, degli archetipi presenti nella nostra psiche e quindi nelle nostre opere rinuncia definitivamente alla pretesa, nata con l'illuminismo e la modernità, di «smitizzare» tutto, ovvero di spiegare ogni mitologia in modo esauriente e razionale. La post-modernità lascia alle spalle il «mito dell'assenza del mito»: è la tesi clie l'inglese Laurence Coupé smonta, ricompone e sostanzialmente accoglie in II mito, teoria e storie. Post-modernità vuol dire che Francis Ford Coppola non cerca nel suo film di «razionalizzare» ricorrendo a una verità trascendente, come invece faceva ad esempio Eliot nel suo poema sulla Terra desolata. Nel film il colonnello Kurz declama proprio quella poesia, ma il contesto è già cambiato: siamo nel caos, e non nel cosmo. O meglio, come dice Coupé, «qui il mito è disperso nella storia», e quindi continua a produrre significati. Postmodernità significherebbe dunque ricollocare il mito nella sua fase dinamica, di alternativa alle gerarchie esistenti, possibilità di altri mondi e altri futuri: anche se nel quadro di una esperienza «indebolita» della verità, a proposi¬ to della quale Coupé si rifa a Ricoeur e più ancora a Vattimo. L'aspetto più interessante del libro non sono però le conclusioni, ma la lunga e assai dettagliata ricostruzione degli approccili storici, e in particolare del rapporto tra mito e modernità. Non tutta la cultura post-illuminista è in questo senso compatta: e dovendo to della quale Coupé si rifa a Ricoeur e più ancora a Vattimo. L'aspetto più interessante del libro non sono però le conclusioni, ma la lunga e assai dettagliata ricostruzione degli approccili storici, e in particolare del rapporto tra mito e modernità. Non tutta la cultura post-illuminista è in questo senso compatta: e dovendo render conto di quello che Isaiah Berlin battezzò l'santi-Iuuminismo», lo studioso inglese tende un filo che va da Giambattista Vico a James Joyce, attraverso i grandi romantici - soprattutto Blake - per arrivare alla psicanalisi, alle oscillazioni di Freud fra i due poli, agli archetipi di Cari Gustav Jung, visto qui come un «allegorista» legato a una idea classica di metafisica, in fondo im .sostenitore del realismo tradizionale. La lettura di Jung sembra un po' riduttiva rispetto al potenziale del suo pensiero, e l'impressione è rafforzata dal fatto che l'autore trascura in questo contesto l'opera di James Hillman, a nostro modo di vedere vero punto di snodo non verso il «post-moderno» ma verso questa alternativa «modernità» che comincia da Vico (e legge nel mito qualcosa di sempre irriducibile la «logos», alla razionalità) la cui consistenza e importanza proprio Coupé dimostra con ricchezza di argomenti. Sottolineando giustamente che la mitografia (ovvero, lettura del mito) e la mitopoiesi (creazione di miti) siano «attività complementari». E la stessa idea che percorre un libro molto diverso, pubblicato da un giovane critico letterario, Giampiero Marano, con un titolo che potrebbe anche suonare provocatorio: La democrazia e l'arcaico (Arianna Editrice, pp. 86, L. 16.000). Marano legge i poetipiù giovani degli Anni Novanta soffermandosi anche lui sul concetto di «modernità» del mito, andando a cercare però negli Anni Settanta le ragioni che dettero vita, più tardi, a quel movimento battezzato come «mito-modernismo», da Giuseppe Conte, Stefano Zecchi e Tomaso Kemeny. Ed è significativo notare come dovendo render conto del senso di questa «modernità», Marano incroci fatalmente le riflessioni di Coupé. Se la modernità ha in qualche modo psicologizzato il mito, per liberarsi del terrore, i poeti - alcuni poeti - sono lì per ricordare che il giochetto non funziona. Mario Baudino