L'UOMO CHE FACEVA I SOLDI PER IL QUIRINALE

L'UOMO CHE FACEVA I SOLDI PER IL QUIRINALE L'UOMO CHE FACEVA I SOLDI PER IL QUIRINALE Gli affari diAcquarone ministro della Real Casa Hrm"""* «A ERBA voglio - sostiene qualcuno HjgP*! - non cresce neppure nel giardino I del re..». Eppure - stando ad / alcune patrie memorie - questa J verdeggiante presenza, forse as* sente nelle aiuole di quel Quirinale che ha ospitato i quattro re di casa Savoia, ha abbondato di tanto in tanto nelle tenute reali di ■ Castelporziano e di San Rossore. I Soprattutto quando queste sono 1 state affidate alle cure spregiudi,/ I cate di chi si reputava abilissimo MITI iiiiii'lMWil nel far fiorire zecchini da ogni albero, proprio come viene promesso dal Gatto e dalla Volpe a Pinocchio, nelle pagine del capolavoro di Collodi in cui il burattino è prossimo ad approdare al Campo dei miracoli.Un giardiniere d'eccezione, capace di far fruttare con ogni accorgimento quattrini dalle vaste proprietà assegnate dallo Stato italiano agli Inquilini del Quirinale, ò senza dubbio il ministro della Real Casa Pietro Acquarono, entrato iti carica nell'estate del 1938 dopo che il suo predecessore il conte Mattioli Pasqualini - insediato nell'incarico sin dal 1910 - viene indotto a ritirarsi nella natia Cingoli, nei pressi di Ancona. Secondo alcuni Pietro Mario Alfonso Giulio Gaspare Melchiorre Baldassarre Giuseppe Acquarono, nato a Genova nel 1890 dal conte Luigi Filippo e da donna Maria Pignatelli dei duchi di Montecalvo, deve la nomina a Ministro della Real Casa deve alla lunga consuetudine con la famiglia Savoia avviatasi da quando, ufficiale di cavalleria, si trova ad insegnare equitazione c ginnastica al giovano principe di Piemonte. Secondo altri la fiducia che Vittorio Emanuele III dimostra nei confronti del gentiluomo genovese è riposta su ben altre benemerenze:il sovrano, sempre attento a cercare nuovi investimenti per il suo notevole patrimonio, parrebbe prossimo a cadere nella trappola di un «cavaliere d'industria» svedese, tale Kreuger che, proprio come il personaggio Felix Krull del romanzo di Thomas Mann, erige imponenti costruzioni finanziarie in bilico per qualche anno prima di sprofondare con immensa rovina, Ma - appena in tempo - a salvare il re da un investimento fallimentare interviene Acquarono che, con poche magistrali mosse, scioglie un nodo apparentemente assai intricato. L'esperienza finanziaria, del resto, al gentiluomo genovese non manca di certo. La moglie, Maddalena Trezza, è l'erede della Società Trezza che ha l'appalto daziario di numerosi Comuni del regno. Da quando Acquarono nel 1924 lascia la carriera militare per occuparsi a tempo pieno dell'azienda di famiglia gli affari della Società Trezza decollano verso orizzonti formidabili:in ol- conte Pietro d'Acquarono in divisa fatre seicento Comuni si fa carico della riscossione delle tasse con un giro di entrate valutato - verso l'imzio degli Anni Trenta - attorno agli 800 milioni e con utili pari a 45 milioni di lire. Accanto a queste attività, che gli valgono la nomina a senatore del regno per motivi di censoAcquarone dispiega cospicue iniziative immobiliari, come ad esempio la lottizzazione delle aree fabbricabili dei Parioli che fanno parte, ancora mia volta tre seicento Comuni si fa carico della riscossione delle tasse con un giro di entrate valutato - verso l'imzio degli Anni Trenta - attorno agli 800 milioni e con utili pari a 45 milioni di lire. Accanto a queste attività, che gli valgono la nomina a senatore del regno per motivi di censo, Acquarone dispiega cospicue iniziative immobiliari, come ad esempio la lottizzazione delle aree fabbricabili dei Parioli che fanno parte, ancora mia volta, della doviziosa dote della moglie. L'uomo - dunque - sa davvero individuare a colpo sicuro i terreni dai quali far spuntare gli alberi dagli zecchini d'oro e le grandi tenute assegnate in dotazione alla Corona non fanno eccezione. Scrive Matteo Mureddu, testimone d'eccezione di quegli anni in quanto funzionario del Ministero Real Casa, e autore del delizioso ubro di memorie ti Quirinale del Re: «Dai terreni di San Rossore e di Tombolo si ricavano redditi vistosi.,. Negli anni di guerra il conte. Acquarono non si fa scrupolo di vendere i prodotti agricoli a prezzi extra-calmierati, Le entrate maggiori provengono dal bestiame, dalle granaglie, dal carbone, dai pinoli e dal legname. A San Rossore è stata impiantata una grande e moderna segheria. La regia aeronautica deve costruire dei ponti e chiede le sia ceduta una certa quantità di tavoloni di pino. Analoga richiesta il comando della difesa territoriale di Firenze che ha necessità di costruire baraccamenti. L'autorità militale, dato lo stato di guerra, potrebbe requisire i materiali, ma se ne astiene per rispetto a Casa Reale. É il ministro ne approfitta per nicchiare. Guerra o non guerra, fa gli interessi del re e, di fronte ai soldi, non guarda in faccia a nessuno...». Certo, sono altri tempi, rispetto ad oggi. Al Quirinale, tutti i mesi, al re viene consegnata una busta che contiene la somma, attinta sul dodicesimo dei dodici milioni annui della Lista Civile, destinata alle sue spese spicciole: se con Mattioli ministro della Real Casa l'ammontare versato a Vittorio Emanuele III era di 150.000 lire con il conte Acquarone raddoppia: 300.000 lire. E tuttavia il monarca - al di là della passione per gli investimenti che rendono - conduce una vita molto sobria: oltre all'imponente collezione numismatica, che donerà allo Stato italiano, e all'interesse per la caccia e la lettura di libri dì storia e strategia militare gli si conoscono poche altre passioni. Una di queste è collezionare carte topografiche di tutti gli itinerari che ha compiuto lungo le strade del Regno: ogni sera il percorso effettuato viene segnato in rosso. E l'ammontare dei chilometri sommato a quelli precedenti. Se ci sono dubbi sulle distanze effettive si telefona alla locale caserma dei carabinieri e s'ottengono, con pignoleria, misurazioni precise fino al metro. Allora del Ministero della Real Casa fanno ancora parte oltre novecento dipendenti di ruolo e un centinaio di salariati. Tra di essi s'annoverano ancora, nelle tenute di San Rossore e Tombolo, figure che elencate l'ima dopo l'altra - sembrano giungere dalla notte dei tempi. C'è, spiega sempre Mureddu nelle sue memorie, «l'addetto alla sedia volante di Sua Maestà, che seguiva il sovrano nelle lun- §he escursioni venatorie, portano una sedia, sulla quale questi, quando si sentiva stanco, potesse riposarsi» e i portafucile, ì vaccai e ì palancai, i bifolchi branca bovi e ì l'accocchi (chi saranno mai stati?) con mogli e figli nonché «il tre misteriose presenze quali quelle dell'alunno frottore, del- I avvisatore, del piagginaro, dell'economo sagramentale. Ci sono perfino iguardacammelli: s'occupano dei dromedari (scambiati per cammelli) immessi a San Rossore nel 1622 da Ferdinando II de' Medici e che nessun ospite della tenuta presidenziale vedrà mai più. Nel 1944 le truppe mongole che affiancano in Toscana i reparti nazisti impegnati nei rastrellamenti contro ì partigiani catturano gli ultimi dromedari sopravvissuti. E li divorano. Oreste del Buono Giorgio Boatti gboattl@venus.it Vittorio Emanuele Ul gli affidò nel1938 la gestione delle tenute diStaio, da San Rossore a Castelporziano E lui le fece fruttare in modo prodigioso radaoppiando di 150 mila lire di allora la «busta» mensile del re Il (Milli (OMINI ITO0N;\<;<il i MI.MOh'Il m iniiii\ii\ m i mia " Hrm DA LEGGERE: Matteo Mureddu Il Quirinale del Re Feltrinelli. 1977 Carlo Collodi Le avventure di Collodi Viglongo editore Thomas Mann Le confessioni del cavaliere d'industria Felix Kroll Oscar Mondadori conte Pietro d'Acquarono in divisa fascista (terzo da sinistra, In primo piano)

Luoghi citati: Ancona, Cingoli, Erba, Firenze, Genova, Piemonte, San Rossore, Savoia, Tombolo, Toscana