Juliette torna in scena: «Amo farmi devastare» di Enrico Benedetto

Juliette torna in scena: «Amo farmi devastare» La Greco canta per sette sere all'Odèon, introvabili i biglietti già da mesi Juliette torna in scena: «Amo farmi devastare» Enrico Benedetto corrispondente da PARIGI Giura che non è per festeggiare il mezzo secolo di palcoscenico. Ma Juliette Greco mente con eleganza dal 1949, quando esordi a «La Rose Rouge» inaugurando una carriera senz'eguali. Cinquantaquattro chili di voce e nervi. Più una freschezza ironica e smagata che Edith Piai' invidiava. La ex musa esistenzialista ricsordisce domani al Théàtre de l'Odèon, Con la paura di sempre. Ma anche una tranquillizzante certezza: canterà per 7 giorni a botteghino chiuso. La sala è grande. Eppure da mesi non si trova più lo straccio di un biglietto. Nostalgia? lì' indubbio. Ma non solo. Juliette Greco è incapace di vendersi come i grandi crooner americani, laciando che il pubblico suggerisca le canzoni da intonare. Lo spettacolo promette nuove melodie. E una rigorosa disciplina artistica, La scaramatica madame Greco per ora non dice altro, neppure al cronista de «Le Figaro Magazine» che la stuzzica per tre pagine. Ma nel programma figurerà una canzone sul Kosovo. 0 meglio, «Train de nuit» nacque come omaggio ai deportati che lasciarono la Francia per i lager. E sua madre lo fu. «Ma la canterò in maniera diversa», racconta: «dandole ancora maggior peso». Della giovinezza, a un'età non piu verde ma che solo malvolentieri confida, l'ex moglie di Michel Piccoli mantiene la scapigliatura. «Con i soldi, sono un paniere bucato» dice. Anche la sua impertinenza non l'abbandona. «Già bambina detestavo l'ipocrisia. Mi espulsero da una scuola religiosa, a Montauban, perché insultai la direttrice nel suo bureau. E quel che è peggio, con le finestre aperte. Lo rifarei». I suoi recital costituiscono, da sempre, un amplesso non dichiarato cui il pubblico maschio ò per ovvie ragioni più sensibile. «Adoro farmi devastare in scena» dice. «La soirée ò come una carezza. Il partner ha centinaia d'occhi, però ci si ritrova in due. Una questione fisica, direi»... li poi, i testi. «Ne accadono di cose bizzarre, nella bocca. Sono un'abbuffona di parole. Le degusto. Oliasi fossero di carne». Infine, la Greco umbratile se non capricciosa. «Prenda"J'arrive"» (dell'amatissimo Jacques Brel) «imperniata sul morire: interpretarla può essere una liberazione. 0 al contrario, l'avverto come ostile, nemica. Dipende da che cosa mi è successo quel giorno». Delle troppe celebrità incontrate bazzicando Saint-Germaindès-Près parla volentieri. Definisce a ragione il Guartier Latin «un laboratorio mondiale. Faulkner, Artaud, Hemingway, Sartre, Merleau-Ponty...». E dell'* esprit» che lo popolava, nonna Greco conserva ampie tracce. «Ricordo Ava Gardner. Iniziava la mattina alle dieci con un daiquiri. Poi la vodka, e i cocktail zuccherosi al rum. E' una che ha trascorso l'esistenza a quattro zampe per vedere se la sua anima per caso non fosse sotto il comodino». Inutile dire che, malgrado rarefacela da tempo le apparizioni in pubblico, il termine «ritiro» non figura nel suo lessico. Le tengono compagnia, per ostinazione, due autorevoli Charles. Tronet e Aznavour. Il primo, di anni ne ha 86. V. lo applaudivano già nel '30. Vedendo che tardava oltremisura, il suo borgo natio non ha atteso la .sua morte per dedicargli una strada. E lui, felice, vive una terza giovinezza. Un suo inatteso ed - uscito a inizio' mese - ne rilancia le fortune. L'indimenticabile autore di «Douce France» non si allontana dal registro che l'ha reso celebre. Gioia, humour, semplicità. Non gli spiacerebbe lo chiamassero all'Académic francasse ma, in fondo, non ha bisogno di entrare fra gli Immortali per esserlo. Reduce da New York e Mosca, l'armeno pariginizzato Aznavour festeggiava invece nel weekend il settantacinquesimo genetliaco. Autore di un musical su Toulouse Lautrec, ne attende con trepidazione il battesimo a Londra. Dal rockettaro pensionabile Johnny (Halliday) ai divi canori dell'ante e primo dopoguerra non dimentichiamo Gilbert Becaud - si direbbe insomma che la Francia viva sugli allori. Controprova: estromessa da glorie senili per sopravvenuto decesso, la Piaf è - sorpresa - canonizzabile. Un libro - «Edith et Thèrose» - ne compara il percorso terreno a Teresa di Lisieux. Che, pure, non risulta frequentasse Yves Montand. «Sono un'abbuffona di parole, le degusto quasi fossero carne: nella bocca accadono molte cose strane» Giuliette Greco: sulle scene mezzo secolo, e nessuna voglia di ritirarsi

Luoghi citati: Francia, Kosovo, Londra, Mosca, New York, Parigi