Cannes premia la sconfitta di Rosetta di Fulvia Caprara

Cannes premia la sconfitta di Rosetta La Palma d'oro, a sorpresa, ai fratelli Dardenne per la storia «realista» di un'italiana sfortunata in Belgio Cannes premia la sconfitta di Rosetta Almodóvar è il miglior regista Fulvia Caprara inviata a CANNES Passerà alla storia come la premiazione delle lacrime quella che ieri sera ha concluso la cinquantaduesima edizione del Festival. Una volta arrivati sul palco per ricevere il loro riconoscimento sono scoppiati a piangere quasi tutti gli artisti: uomini e donne, debuttanti e navigati, applauditi e contestati. A riportare in sala il sorriso ha pensato, e meno male, il vincitore del premio per la miglior regia Fedro Almodóvar, unico della serata a guadagnare l'ovazione con tutto il pubblico in piedi: «Perdonatemi se non piango - ha esordito - voglio dedicare questa vittoria alla democrazia in Spagna, perché se questa non ci fosse non avrei potuto girare neanche una scena del mio film. Questo premio appartiene alle mie attrici, naturalmente a mia madre, ma questo lo sapete già, e poi a tutta la squadra con cui ho lavorato. Vorrei anche citare i nomi di altri registi che hanno partecipato a questa gara: Lynch, Jarmusch, Egoyan, Ripstein. Vediamo, forse adesso mi viene da piangere». Guidata con piglio deciso da Kristin Scott-Thomas che ha scelto per l'occasione un abito sormontato da una sorta di enorme manubrio dorato, la serata ha avuto un andamento movimentato non solo per i pianti a catena, ma anche per i fischi che hanno accolto, soprattutto nella platea dei giornalisti, alcune decisioni della giuria. Molta impazienza ha provocato, poi, l'interminabile e sconclusionato discorso con cui una Sophie Marceau particolarmente scarmigliata ha consegnato la Palma d'oro ai fratelli Lue e Jean Pierre Dardenne. «Il cinema è una cosa che conta nella vita ha farfugliato a un tratto la bella Sophie - molto di più che fare la guerra». Senza piangere, ma con gli occhi bassi, il regista Bruno Dumont, nel ricevere il Gran Premio, ha ringraziato «la giuria che ha mostrato di condividere la mia idea di cinema». Travolta dalle lacrime Emile Dequenne, eroina di «Rosetta», ritira il trofeo e ringrazia mamma e papà, come nella migliore tradizione; Severine Caneele, che con lei divide il premio per la migliore interpretazione, è talmente scossa dai singhiozzi da costringere Johnny Hallyday, incaricato di consegnare il riconoscimento, a un goffo tentativo di consolazione. Anche la scintillante Anjelica Huston ha il suo da fare: deve dare il premio per l'interpretazione maschile a Emmanuel Schottè, protagonista di «L'humanité» di Bruno Dumont che, fiutando l'aria che tira, implora: «Vorrei dire a tutti che bisognerebbe avere più umanità». L'unico momento di autentica commozione lo regala il maestro Manoel De Oliveira che, premiato da Geraldine Chaplin, osserva quasi fra sé e sé: «Chaplin ha deliziato la mia infanzia, in questo momento mi sento molto commosso. Grazie ai giurati per il loro gesto coraggioso». Pianti a parte (il primo ad aprire la serie è stato il giovane Rodolphe Marconi, anche lui inconsolabile subito dopo aver ricevuto il premio della giuria per il cortometraggio «Stop»), la serata ha brillato per l'asciuttezza con cui Kristin Scott Thomas ha interpretato il suo ruolo di madrina: «Invidio in questo momento l'ansia e lo stress dei registi e degli attori che attendono il verdetto ha detto l'attrice in apertura - e non credo che bisogna lasciare spazio alla tristezza che accompagna sempre la fine delle cose. Perché la conclusione del Festival coincide con l'inizio della vita dei film, nelle sale, davanti al pubblico». Nella giuria il presidente David Cronenberg è apparso un po' annebbiato; Jeff Goldblum divertito e alcune attrici, soprattutto Dominique Blanc e Holly Hunter, molto partecipi. Sulla scalinata del Palais, nello spettacolo all'aperto che si consuma ogni sera del Festival e più che mai in quella della premiazione, si sono fatti notare il campione Schumacher e la top model Kate Moss; Julianne Moore in rosso fuoco e Michel Piccoli più in forma che mai; Greta Scacchi luminosa in azzurro e Val Kilmer con codino ed enormi scarpe nere. Impeccabi¬ le, durante la cerimonia, anche Laet.it ia Casta che cita le favole di La Fontaine; Marie Gillain con i capelli venati di rosso fuoco; Natacha Reigner (protagonista con Elodie Bouchez della «Vita sognata degli angeli») che ha vegliato con una certa appiensione sulla performance del regista Eric Zonca, invitato a consegnare il premio «Camera d'or»; Cate Blanchett, la splendida regina di «Elizabeth» che si scusa con il pubblico perché, dice, «parlo francese come una vera vacca australiana». U giuria del 52' Fatimi di Cunei, I VINCITORI «^«r^™** David ucnenberj, hi attribuito i premi cote □ PALMA D'ORO: a "l^tu'di Lue e Jean-Pierre Dardenne. Belgio □ GRAN PREMIO DELLA GIURIA: a 'L'Humanité" (L'umanità) dì Bruno Dumont, Francia □ MIGLIOR ATTRICE: ex aequo, Sémine Caneele in "L Humanne" e Emilie Dequenne in 'Rosetta' □ MIGLIOR ATTORE: Emmanuel Schotté in 'L'Humanité' □ MIGLIOR REGISTA: Pedro Almodóvar per lodo tobre mi madre' (Tutto su mia madre), Spagna □ PREMIO DELLA GIURIA: a Manoel de OHveira 0 PREMIO PER LA MIGUORE SCENEGGIATURA: a Yuri Arabov e Marina Koreneva per 'Moloch' di Alexandre Sokourov, Ger./Russia □ PREMIO CAMERA D'OR |a un f'm di dctn.no! a'Marana Simhasanam' di Murali Nair, India 0 PREMIO DELLA COMMISSIONE SUPERIORE TECNICA DEL CINEMA FRANCESE: a Tu |uhua* per le scenografie de "L'imperatore e Tassassi!»" è Chen Kaige, Giappone/Franda/Cina Miipumuni iKiHii*m»/'..*'<wuJiiw«ii»ijw^ikWi«ty^ * * Johnny Halh/day con (a sinistra) Severine Canelle (protagonista de «L'Humanité») e Emilie Dequenne («Rosetta»), migliori aurici ex aequo A sinistra, Rupert Everett; qui sopra Pedro Almodóvar, che ha vinto la Palma d'oro per la miglior regia

Luoghi citati: Belgio, Cina, Francia, Giappone, India, Russia, Spagna